Riva del Garda: l’ennesimo spettacolo del teatrino politico trentino è pronto a infiammarsi!

Riva del Garda: l’ennesimo spettacolo del teatrino politico trentino è pronto a infiammarsi!

Gli occhi si posano su città di un certo calibro, dove i risultati possono avere ripercussioni politiche che farebbero invidia a qualsiasi soap opera provinciale: Riva del Garda, Pergine, Arco, Mori, Cles. Cosa, diciamo, piuttosto originale, visto che a pochi giorni dall’evento elettorale si susseguono colori e idee in un caleidoscopio di iniziative di campagna elettorale.

Ormai ci siamo, e non sto parlando di un film di Natale. Dopo il primo turno del 4 maggio, domenica gli elettori di undici comuni si riprenderanno il loro appuntamento con le urne per eleggere il sindaco per i prossimi cinque anni. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 22, un orario che pare davvero pensato per attrarre il maggior numero di votanti. E indovinate un po’? Lo spoglio avverrà immediatamente dopo la chiusura, così da offrire ai cittadini risultati freschi come una brioche: entro la tarda serata dovremmo già sapere come sono andate a finire le cose.

E naturalmente, tutta l’attenzione è su quelle città più grandi, come se il risultato potesse davvero cambiare le sorti di un’intera provincia, o magari riportare indietro il tempo. A Riva del Garda, per esempio, c’è un chiasso che è difficile ignorare, con il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì, che si scaglia contro il candidato del Partito Democratico, Gabriele Bertoldi. Non poteva mancare il dramma: Urzì etichetta Bertoldi come un «negazionista», aggiungendo un bel punto esclamativo riguardo alla sua opinione sulla “stele ai martiri delle foibe” che, secondo lui, sarebbe un “falso storico”. Una rivelazione che lascia davvero senza parole! Non ha mai sentito parlare di toni misurati, insomma.

Urzì, non esattamente in vena di dolcezze, ha lasciato intendere che questa è la faccia che il PD *mostra* in uno dei comuni più significativi di una provincia che si crede felice. Rivolgendosi ai suoi compagni di sinistra, Urzì lancia un appello carico di pathos al candidato sindaco della coalizione di centrosinistra: nel prossimo futuro, si augura che queste ambiguità non siano più tollerate. Insomma, un manifesto di chiarezza!

Nel frattempo, sempre a Riva, il candidato sindaco di Rivanità, Paolo Grossi, si è fatto sentire, assicurando la sua «disponibilità ad appoggiare la coalizione di Sylvia Betta». Perfetto, giusto un supporto subtile ma non ufficiale, perché formalmente non vogliamo esagerare! La decisione di Grossi sembra essere un colpo di scena in una trama ben tessuta, ma nessuno si illuda: stiamo assistendo a una danza politica che non ammette passi falsi.

Ah, il meraviglioso mondo della politica, dove ogni parola è un colpo a sorpresa e ogni alleanza sembra più una soap opera che un serio dibattito per il futuro. Grossi si affanna a sottolineare la folgorante intuizione che, nonostante i misfatti pre-elettorali del centrodestra, è giustificato dalla sacrosanta volontà degli elettori. Certo, perché chi non ama una buona deriva verso sinistra, soprattutto quando l’alternativa è un colosso di astensionismo!

Passando al centrosinistra, ecco che spunta l’Alleanza democratica autonomista, lanciando un accorato, e direi quasi poetico, appello al voto in vista dei ballottaggi. “No alle destre” è il grido di battaglia, che sembra provenire da un film di fantascienza, piuttosto che da una campagna elettorale. Pertanto, *Ahem*, “non si tratta solo di eleggere un sindaco, ma di scegliere da che parte stare,” come se le scelte politiche non fossero già un labirinto di paradossi e contraddizioni.

Ada, con la saggezza di un guru politico, fissa la rotta: dove il centrosinistra è in lizza, come a Riva del Garda, Mori e Cles, “l’impegno è totale.” Ma dove non ci sono le sue bandiere sventolanti — pensiamo a Pergine, Arco e Volano — ecco che si fa la gran bella figura di non voler prendere posizione. Invitiamo a votare “con consapevolezza”, una frase che suona quasi come un mantra filosofico, promettendo l’illuminazione politica ai cittadini.

Cosa dire di Pergine, dove la coalizione guidata da Alberto Frisanco ha deciso di non dare indicazioni di voto? Che le scelte politiche possono anche non esistere, evidentemente. Il povero Bruno Dorigatti, ex presidente del consiglio provinciale, fa una critica che suona un po’ come un avviso ai naviganti: “Serve un atto di responsabilità.” Chi avrebbe mai pensato che la responsabilità politica potesse diventare un concetto così avulso dalla realtà?

Insomma, in un panorama dove il rischio è di spostare l’asse politico ancora di più verso destra, la risposta del centrosinistra è una danza delicata tra “non so cosa fare” e “dobbiamo essere uniti.” In effetti, conclude Dorigatti, il compito di chi si autodefinisce “sinistra” è quello di cercare soluzioni “meno dannose.” Da qui ci si aspetta che, magari un giorno, la politica smetta di somigliare a una commedia degli errori.

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