Reinhold Messner: La sindaca Zeller è proprio un genio, eh? E noi sudtirolesi dovremmo ringraziare l’Italia per il trattamento riservato.

Reinhold Messner: La sindaca Zeller è proprio un genio, eh? E noi sudtirolesi dovremmo ringraziare l’Italia per il trattamento riservato.

Reinhold Messner non ha certo bisogno di presentazioni. Sudtirolese doc e alpinista di fama mondiale, ha dedicato gran parte della sua vita a musei della montagna e ha persino trascorso una legislatura da europarlamentare con i Verdi. E che dire del suo punto di vista sul famoso caso di Katharina Zeller, la sindaca di Merano che ha deciso di sbarazzarsi della fascia tricolore? Una vera e propria tempesta in un bicchier d’acqua, ma per lui è un gesto «che non mi è piaciuto, noi siamo cittadini italiani e dobbiamo essere fieri di ciò che ci ha dato l’Italia». Naturalmente, questa dichiarazione arriva mentre Messner è in viaggio tra Monaco e l’Alto Adige («ma, ahimè, è mia moglie a guidare, ho rinunciato a prendere il volante»), impegnato in uno dei suoi innumerevoli progetti dedicati all’alpinismo.

Che dire di Messner e della situazione a Merano? Non sembra affatto felice del gesto della sindaca. «Non è stato un gesto intelligente, e nemmeno opportuno. Non mi è piaciuto in alcun modo: ci sono usanze e consuetudini che un rappresentante dello Stato dovrebbe tenere in considerazione. Mi rattrista pensare che la convivenza in Sudtirolo non sia all’altezza delle mie aspettative». Oh, il dramma! I buoni propositi di Alexander Langer, che si è sempre battuto per una Sudtirolo bilingue e biculturale, rimangono, sfortunatamente, solo un triste ricordo. «E non posso fare a meno di provare pena per l’ex governatore Luis Durnwalder: il suo lavoro per la pacificazione delle due comunità rischia di essere vanificato da episodi come questo».

Ma credete che la pace tra le due lingue, italiano e tedesco, sia in pericolo? «In questo momento non possiamo certo parlare di tranquillità. La vera forza risiedeva nel riconoscere l’importanza di collaborare e rispettare l’altro: Alto Adige deve dimostrare che l’autonomia…». Magari un giorno metteremo da parte le bandiere e ci dedicheremo a qualcosa di più produttivo? Sì, perché, a quanto pare, tra un’escursione in montagna e l’altra, si dimentica che la vera montagna da scalare è proprio quella della convivenza.

È davvero una meraviglia che questa terra stia contribuendo a migliorare l’intero panorama italiano! Gli italiani dovrebbero essere fieri di aver concesso questa piccola realtà un’autonomia che, a dire il vero, sembra funzionare. E noi, sudtirolesi di madrelingua tedesca, dobbiamo essere grati all’Italia per questo dono. Ma, chissà, magari tutto ciò è solo un’illusione di cui sono vittima.

Le pesa mai definirsi italiano? La risposta è sorprendente! “Io giro il mondo e, quando mi chiedono di che nazionalità sono, rispondo che sono italiano.” Non tedesco, né austriaco: un sudtirolese orgoglioso, cittadino italiano. Certo, nei mass media internazionali mi vedono come austriaco, ma sbagliano. Questa transizione dall’Impero austriaco al Regno d’Italia è stata epocale e abbiamo lottato per la nostra autonomia. Infine, il nostro compito è di dare vita a quell’autonomia attraverso la convivenza. Perché continuare a litigare? Prima dell’autonomia, l’Alto Adige era un vero e proprio deserto, mentre oggi il benessere è un miraggio che non era affatto garantito.

Parlando di bandiere, le è mai capitato di portare una bandiera italiana in cima a una montagna? “È una pratica che ormai non si fa più. E quale bandiera avremmo dovuto portare?” D’altronde, era una tradizione di epoca fascista, finita con la conquista italiana del K2 nel 1954. Prima le montagne non erano nemmeno scalate, poi sono diventate palcoscenico di nazionalismi vari. La scalata italiana al K2? Un trionfo nazionalistico, certo, ma anche un’assoluta dimostrazione di abilità. Ma, se uno oggi porta una bandiera sull’Everest, beh, è comico: credere di possedere la cima di una montagna a nome di un paese è pura follia.

Si aspetterebbe che le personalità pubbliche dell’Alto Adige facessero di più per mostrare le unicità di questa terra. “In Italia c’è più ignoranza riguardo l’Alto Adige che in Germania.” I turisti tedeschi, al contrario, sembrano capire meglio la situazione. Abbiamo una storia unica da preservare e condividere, non è così?

Riguardo il turismo, non teme che l’Alto Adige sia a un punto di non ritorno per la sostenibilità? “Non capisco le proteste contro i turisti. Siamo impazziti? Viviamo di turismo, la nostra responsabilità è sfruttare il nostro paesaggio, ma con una certa saggezza.” È fondamentale ripartire equamente i turisti. Ci sono valli sfruttate fino all’osso e altre che sopravvivono grazie all’agricoltura. Il Sudtirolo ha un paesaggio che è davvero un unicum mondiale, la nostra vera ricchezza non sono certo gli hotel di lusso.

Amore per la montagna, attenzione all’ambiente e convivenza pacifica: questa è la sua eredità, giusto? “Sto lavorando su questa idea. Lascerò un luogo chiamato ‘Casa Reinhold Messner‘, ristrutturato con i valori appresi in oltre 80 anni di alpinismo. Mia moglie (che è di 36 anni più giovane, ndr) porterà avanti questo progetto per le generazioni future.” E i suoi figli? “Gestiscono una rete museale, i Messner Mountain Museum, che esplorano la storia. Con mia moglie stiamo rinvigorendo una struttura sul monte Elmo per generare uno sviluppo sostenibile. Non sarà un’attrazione turistica, ma un’eredità per i posteri. Spero sia un progetto duraturo, visto che probabilmente sarà l’ultimo che realizzerò.”

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