Regione in modalità poliziotto sulla Fondazione Petruzzelli: Emiliano spunta di nuovo in Consiglio come un fantasma fastidioso

Regione in modalità poliziotto sulla Fondazione Petruzzelli: Emiliano spunta di nuovo in Consiglio come un fantasma fastidioso

Che gioia per gli amanti delle sorprese istituzionali! Proprio quando pensavamo di averle viste tutte, la Regione Puglia decide di fare il colpaccio e di mettere il suo pezzo grosso nel consiglio di indirizzo della Fondazione Petruzzelli di Bari. Sì, avete letto bene: il governatore in persona, Michele Emiliano, si butta nell’arena lirico-sinfonica come fosse la sua nuova stagione politica. Se non fosse così evidente che siamo nel 2024, uno potrebbe addirittura pensare di tornare agli inizi degli anni Duemila, quando un sindaco di Bari faceva il presidente di diritto del teatro. E indovinate un po’? Ora il governatore ripete il copione, cambiando ruolo ma non copione, quasi a voler ricordare che la politica, in Puglia, è una scena aperta a ogni forma di ritorno.

La Regione pugliese, senza neanche farsi troppi scrupoli, ha piazzato la firma qualche giorno fa sull’atto di nomina, con tanta nonchalance, firmato dal vice presidente della giunta, Raffaele Piemontese. È una mossa a sorpresa – o forse no – che ha lasciato tutti a bocca aperta, soprattutto quei “poveri” soci fondatori del Petruzzelli che, increduli, si chiedono se sia uno scherzo o un refuso da correggere al volo. Già, perché al posto dell’esperto e gentilmente defenestrato Michele Bollettieri, consigliere di lungo corso e vero intenditore di musica, arriva niente popò di meno che il presidente della Regione. Che poi, per la cronaca, non è solo una decisione affrettata: dopo una (presumibilmente) rapida verifica delle norme sugli enti lirici e dello statuto del teatro, nessuno ha trovato nulla da ridire, probabilmente perché il signor Emiliano entra come semplice consigliere a titolo gratuito. Dunque, nessun conflitto di interessi — almeno così pare sul cartaceo.

Questa “strabiliante” mossa di mettere il governatore nel consiglio non è certo passata inosservata: ha scatenato un mix di stupore e sorrisetti ironici in tutta la filiera culturale e politica locale. Chissà se è un modo per scuotere le acque e dare una svegliata ai vari soci fondatori – e soprattutto al ministero alla Cultura – prima di produrre quell’eterna proroga tecnica che, ormai, sembra un rito sacro per ogni ente che deve rinnovare i vertici. Perché, ammettiamolo, la poltrona è bella comoda e quel potere di firma fa gola a molti. Ora la famosa “fase tecnica” durerà ben 45 giorni, con il teatro che resterà in carica con i vertici attuali, fino a quando non si deciderà finalmente chi dovrà sedersi al tavolo. Intanto, però, il governatore si fa largo al centro della scena lirica pugliese, come a dire: “Qui comando io, almeno per ora.”

Il ritorno dell’ingombrante governatore

Se pensavate che Emiliano fosse un politico come tanti, la sua nomina dimostra il contrario. Nel bene e nel male, il nostro presidente regionale non si tira indietro quando si tratta di infilarsi negli ingranaggi della burocrazia culturale, magari con un colpo di mano studiato. L’atto di nomina, firmato quasi in punta di piedi, è stato oggetto di qualche appunto e qualche domanda casuale: “Ma siamo certi che sia legale?”, “Non è un po’ troppo?” e via scorrendo. Eppure, stranamente, tutto fila liscio come l’olio, senza alcuna barriera normativa a fermare il ritorno di Emiliano nel meccanismo del teatro.

I più attenti hanno notato che, dietro questa mossa, potrebbe celarsi anche un tentativo neanche troppo velato di mettere fretta al ministero competente. Dopo tutto, il rischio di una proroga tecnica interminabile è dietro l’angolo, e nessuno vuole davvero vedere le poltrone del teatro deserte o occupate da commissari per mesi e mesi. Quindi, quale miglior modo di mandare un messaggio a chi deve decidere se piazzare o meno un sovrintendente se non infilare il proprio governatore nel consiglio? Un chiaro segnale: “Muovetevi, o altrimenti ci pensiamo noi.”

Un incarico gratuito, ma dal peso politico enorme

Da notare poi che, a dispetto di tutto il clamore che circonda questa “nomina shock”, non si parla propriamente di un incarico pagato. No, no, nulla di tutto questo. Il nuovo ruolo di Emiliano è a titolo gratuito, un gesto di pura generosità politica oppure una strategia per non far gridare allo scandalo per qualche conflitto d’interesse. Giusto per ribadire il concetto: non ci sono soldi in ballo qui, o almeno, così ci dicono facilmente le regole stringenti del teatro e degli enti lirici.

Eppure, proprio questa “inconsistenza” economica dell’incarico non riduce certo la portata dell’evento. È difficile immaginare che la presenza di un presidente di Regione – che ovviamente tira le fila su fondi, politiche e strategie territoriali – non abbia ripercussioni sul futuro del Petruzzelli. La politica si insinua, si mescola e, senza troppi fronzoli, mostra i muscoli quando si tratta di tutelare i propri interessi culturali e di rappresentanza.

Insomma, un altro capitolo del teatrino politico pugliese si apre proprio sotto i nostri occhi, con il governatore che torna nel palco che conosce bene, pronto a “dirigere” non solo artisti e musicisti, ma anche accordi, decisioni e… poltrone. Il sipario si alza e la commedia continua, tra applausi sarcastici e qualche perplessità più concreta.

Come sempre, il protagonista si è autoproclamato capo supremo della situazione, per poi scaricare l’onere sulle spalle del suo vice, l’assessore Piemontese. Del resto, delegare è un verbo molto più comodo che assumersi responsabilità, no?

Questa nomina, ovviamente, ha sbloccato il lento meccanismo delle nomine anche per gli altri soci fondatori, perché, si sa, senza un consiglio di indirizzo bello fresco e bello formato non si può passare alla “fase due” della scelta del nuovo sovrintendente. Nel frattempo, il ruolo è finito nelle mani – come al solito per un incarico troppo importante per essere lasciato a qualcuno di veramente nominato – di Nicola Grazioso, direttore amministrativo ad interim dopo l’uscita di scena di Massimo Biscardi. La continuità è assicurata, niente paura.

Infatti, è proprio il consiglio a dover selezionare il candidato, o magari una rosa di candidati, da proporre al Ministero, il quale si dovrà poi prendere la briga di dare il via libera definitivo. Un iter limpido come l’acqua, o almeno così dovrebbe essere.

Al momento la gara sembra ristretta a un bel trio d’assi, manco fossero finalisti a Sanremo. Ci sono Luigi Fuiano, attuale direttore esecutivo del teatro; Domenico Muti, figlio d’arte del celebre direttore Riccardo; e il maestro Fulvio Macciardi, che ha già orchestrato il teatro comunale di Bologna e potrebbe presto tentare il colpaccio al San Carlo di Napoli. Dopotutto, che importa la meritocrazia se puoi vantare pedigree, giusto?

L’attuale presidente del Petruzzelli, nonché sindaco di Bari, Vito Leccese, ha a disposizione due nomine da usare: una per il Comune e l’altra per la Città Metropolitana. Ma mica è facile decidere, eh! Tra confermare gli uscenti – l’ex rettore Corrado Petrocelli e il professor Vito Mormando, entrambi figli del potente Antonio Decaro – e puntare a una parità di genere che, a quanto pare, è questione ancora tutta da definire.

Peccato che questa parità di genere sembri fondamentale solo se il Ministero, che intanto si sta godendo lo spettacolo con due consiglieri ancora da nominare, dovesse proporre solo uomini o solo donne. La parità dunque appare più come una bandiera sventolata per far colpo a uso e consumo dell’opinione pubblica, e non una reale linea guida. Quanto a merito e trasparenza, beh, sono concetti troppo onerosi per essere presi in considerazione.

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