E alla fine anche Giuseppe Conte, il super leader del Movimento 5 Stelle, decide di togliersi il dilemma dalle spalle: via il veto sulla ricandidatura del governatore toscano uscente, Eugenio Giani. Perché un’opposizione al suo mandato quinquennale? Sembra che ora basti un qualunque “segnale di rinnovamento” per far cadere ogni remora. Conte, in una mossa che sa tanto di “lasciamo fare agli altri”, commenta con un filo di ammissione: il rinnovamento dipenderà dalle decisioni interne del Partito Democratico, insomma, quella roba complicatissima che si decide nel Pd stesso.
Per la prima volta, questo prof universitario fiorentino si getta coraggiosamente nella mischia politica toscana, campo di battaglia dove l’idea di un “campo largo” per le elezioni regionali di ottobre sembra oscillare come un pendolo impazzito proprio a causa delle esitazioni dei suoi ex colleghi grillini. Ecco il colpo di scena: Conte vira clamorosamente rispetto alle dichiarazioni scolpite nella pietra dei suoi, quelli che invece già bollavano Giani come il cigarillo spento del rinnovamento, incapace di “scaldare i cuori”.
Ma tranquilli, non è follia politica. Conte sa benissimo che la presenza del suo Movimento in Toscana è poco più che un’eco lontana, con sondaggi che arronzano faticosamente sotto il 4%. E, mentre il suo partito impallidisce sul territorio, il vero gioco si sposta sulla pedana delle prossime elezioni politiche nazionali. Perciò si dà un tono da profeta del buon senso e sposta la discussione dalla scrivania delle poltrone a quella – finalmente – dei “temi seri”.
Ci tiene a precisare:
Giuseppe Conte said:
“Per noi non si tratta di poltrone o posizioni personali. Stavolta vogliamo mettere sul tavolo questioni politiche serie. Sarà il territorio a decidere, come già successo in altri posti come le Marche o il Veneto, dove le situazioni si sono sbloccate. Noi chiediamo con molta linearità, umiltà e fermezza un vero rinnovamento, al fine di giustificare una corresponsabilità nel nuovo governo toscano.”
Niente di meno, dunque: una vera chiamata alle armi per un “rinnovamento” che – si spera – giustifichi la mossa di condividere la poltrona dell’esecutivo toscano. Peccato che proprio il tema del rinnovamento, almeno nei giorni scorsi, venisse usato come la scusa perfetta per dire a Giani di farsi da parte. Ma evidentemente le poltrone hanno il potere magico di far svanire ogni dubbio politico, soprattutto se in ballo ci sono le elezioni future.
Intanto, la farsa proseguirà a breve perché Emiliano Fossi, segretario dem toscano, sta già intessendo la sua rete di telefonate per mettere a posto i tasselli di questa tragicommedia elettorale. Nel frattempo, il cerchio sembra stringersi, e l’armonia nel campo largo è assicurata – o almeno così ci vogliono far credere.
Giani, con scontri degni di una telenovela tra schleiniani e riformisti. Un quadro così frizzante che potrebbe rivaleggiare con qualsiasi reality show.
Nel frattempo, il M5S comincia a scuotersi — o meglio, a girare sulla sedia impaziente — nelle province della Toscana. La discussione interna s’è arenata sulle assemblee regionali di mesi fa, dove una fetta importante dei gruppi ha detto un secco no all’alleanza targata Giani. Ma tranquilli, il governatore uscente torna da Roma col sorriso smagliante, convinto di poter saltare questo ostacolo con la grazia di un funambolo ubriaco. Anzi, si concede pure il lusso della battuta, definendo la sua candidatura “congelata” per il caldo estivo: “È un bene, perché oggi fa caldo…”, chiosa serafico.
In tutto ciò, senza un election day ancora fissato, Giani è pronto a firmare il decreto elettorale “intorno a Ferragosto” per votare il 12 e 13 ottobre, dimostrando una puntualità degna di un orologio fermo, ma almeno un po’ più elegante.
Sul fronte opposto, o dovremmo dire “congelato come un freezer lasciato aperto”, troviamo Alessandro Tomasi. Il nostro eroe non ha ancora ricevuto la gloriosa benedizione dal tavolo nazionale di coalizione, ma regna fiducioso nel suo imminente destino di capo del centrodestra unito. Nel frattempo, i coordinatori regionali di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati si sono riuniti per condividere i temi programmatici – immagino tra un caffè e l’altro, visto che concordare su qualcosa deve essere una missione quasi impossibile – e stabilire i prossimi impegni.