Regionali in autunno: Zaia annuncia il decollo di una farsa ben orchestrata

Regionali in autunno: Zaia annuncia il decollo di una farsa ben orchestrata

Il Veneto si prepara per una nuova corsa elettorale in autunno, dopo ben quindici anni e tre mandati ininterrotti di Luca Zaia. Ma non preoccupatevi, non avrà la possibilità di ricandidarsi per il quarto tentativo; la Consulta ha già chiarito che il terzo mandato è stato bocciato. Che peccato!

Ieri, un pessimista parere del Consiglio di Stato ha messo a tacere qualsivoglia idea remota di una proroga della legislatura fino alla primavera del 2026. La Regione aveva perfino osato proporre questa brillante idea nel tentativo di «riallineare» le date elettorali alle tradizionali, che sono state sfasate dalla pandemia. Nella gloriosa estate del 2020, per ragioni «eccezionali» (sarà un concetto nuovo per qualcuno), le elezioni si tennero il 20 e 21 settembre. Un colpo di genio, se non fosse che il Consiglio di Stato, con la sua inoppugnabile autorevolezza, ha fatto sapere che le norme nazionali e la Costituzione vengono prima di tutto, persino prima delle indagini meteorologiche. Insomma, le elezioni devono avvenire ogni cinque anni e devono tenersi entro 60 giorni dalla scadenza. Una questione di democrazia, dicono.

Questo significa che la data del voto dovrà essere fissata tra il 20 settembre e il 20 novembre, con la singolare possibilità di arrivare fino alla fatidica domenica del 23 novembre 2025, giusto per rendere le cose più complicate e divertenti.

Il parere, non proprio conciso prodigo di quattordici pagine, è tutt’altro che ambiguo. Secondo il costituzionalista Sandro De Nardi, e non ci sorprende, «sembra escludere la costituzionalità persino di una proroga decisa a livello nazionale; mancherebbero i presupposti di eccezionalità». Ma è solo un dettaglio. Il Consiglio di Stato ricorda in modo così cavalleresco che la periodicità delle elezioni e la regolarità degli intervalli fra un’elezione e l’altra sono tutelate anche da fonti sovranazionali vincolanti. Allora perché non dare un calcio a tutto questo? Ah, giusto, perché garantire una democrazia effettiva è un concetto piuttosto antiquato, vero?

Ma ora, finalmente, il rumore pre-elettorale riempie l’aria come una pistolata dello starter. L’attesa è palpabile, l’emozione è elettrica. Dopo settimane di stallo, sembra che il Veneto abbia finalmente trovato la sua rotta… forse.

La politica torna a farsi sentire come un motore acceso in un garage. Nel centrosinistra e nel centrodestra, finalmente si trovano due candidati da scegliere e, ovviamente, da scegliere in fretta. È quasi commovente il tono del commento di Zaia: “Ringrazio il Consiglio di Stato per il chiarimento.” Ah, il Consiglio di Stato, sempre così preciso e autorevole! Ma ci mancherebbe, non ci si può attendere altro da una democrazia che valorizza ogni piccola burocrazia. E ora si attende la data delle elezioni, mentre la Regione, con il suo spirito di “servizio” e “responsabilità”, si prepara a garantire che i cittadini possano esercitare il loro “diritto democratico”… a patto che non sia troppo complicato.

Ma chi l’avrebbe mai detto? La politica veneta si sveglia in un batter d’occhio, e i segretari dei maggiori partiti sembrano tutti sullo stesso carro. “Game over,” ripete Vanessa Camani, capogruppo dem, come a dire che l’era dei giochi dilatori è finita. E Andrea Martella, il segretario dem, approfitta per dire che “si chiude finalmente un tentativo surreale del centrodestra.” Bravo, Andrea, proprio quel che ci voleva! Ma diciamolo: si fissi questa benedetta data, che non ci piace stare in balia dell’incertezza politica.

E così arriva Flavio Tosi, coordinatore di Forza Italia, e ci fa sapere che era “ovvio” che andasse così. La cadenza elettorale, probabilmente, sarà così comoda da sembrare un biglietto per un viaggio all’ultimo minuto, giusto in tempo per le elezioni. Ma la fretta, lui ci assicura, esisterebbe solo se la Lega decidesse di zigzagare da sola. Se il centrodestra resta unito, allora è un gioco da ragazzi.

Arriva poi un secco ma tonico Luca De Carlo, coordinatore di Fratelli d’Italia, pronto a dirci che il parere del Consiglio di Stato rinforza la “gerarchia delle fonti”. Insomma, prima la legge nazionale, poi quella regionale. E così ci aspettiamo le elezioni regionali come se fossero l’arrivo del Colonnello e della sua fanfara. E poi Lucas Pavanetto, capogruppo, non è da meno: “Sarà un appuntamento importante.” Ma certo, caro Lucas, è scontato, e ci aiuterà a rinfrescare la memoria su quanto di “buono” sia stato fatto. Insieme, naturalmente.

Ma dove sta Alberto Stefani, segretario della Lega? Ah no, decide di tacere, ma Alberto Villanova, capo dell’intergruppo, saluta il pubblico con la sua consueta retorica: “Per noi, il punto non è mai stato il quando ma il come.” Ma certo, difendere la propria “linea del Piave” è prioritario. E se non si riuscisse a trovare un candidato leghista solidale, perché non correre soli? Che si voti a ottobre-novembre, afferma il nostro eroe, mette il centrodestra di fronte a una realtà schiacciante: il momento di lavorare per un’“offerta politica unitaria” è adesso. E mi raccomando, niente rinvii!

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