Più che di trattativa, possiamo parlare senza dubbio di una serie di manovre di avvicinamento. Mentre si attende l’incontro tra Vincenzo De Luca e Elly Schlein (nel frattempo il web si riempie di meme come se stessero Trump e Zelensky a discutere alla San Pietro), i rispettivi mediatori si scambiano informazioni e opinioni. Non possiamo dimenticare la promessa di Igor Taruffi, inviato a Napoli, che aveva detto: «Non faremo trattative con De Luca». Risultato? Sorpresa, uno stallo epico, con la Campania che blocca alleanze e candidati non solo lì, ma anche nelle altre regioni chiamate al voto.
Ma chi sono questi nobili pontieri? La prima (e rivoluzionaria, o così pensano) delle riunioni tra il governatore e la segretaria dem si potrebbe tenere entro la prossima settimana. Nel frattempo, Piero De Luca, figlio e deputato del PD, non sta con le mani in mano: ha contattato Schlein in Parlamento, parlato con Taruffi e persino con il commissario regionale Antonio Misiani. Insomma, il futuro non sembra luminoso per De Luca jr. Ogni giorno che passa, il padre non perde occasione per lanciargli frecciate in direzione di «Roma», del PD o di qualunque cosa gli si pari davanti. Non più tardi di ieri ha dichiarato: «A Roma c’è una concentrazione di cattive compagnie e di portasecce di cui non avete idea». E infine ha aggiunto: «Tra le bandiere di partito e gli interessi della mia comunità, scelgo i cittadini e il territorio. Il resto se ne può andare al diavolo». Ma, come sempre, le sue parole vengono bellamente ignorate, soprattutto dai romani.
Passando alle richieste del governatore, quali sono i suoi desideri in questa intricata faccenda? La prima, e non meno rilevante, è un secco no a Roberto Fico. Ma non lasciamoci ingannare, questo non è il vero obiettivo di De Luca. Nella sua mira c’è Gaetano Manfredi, il grandissimo sponsor dell’ex presidente della Camera. È proprio per questo che…
Un altro grillino si fa avanti: Sergio Costa, il quale, tuttavia, non avrebbe il favore del sindaco. Che bel modo di iniziare un duello! In questo muro contro muro, il rischio di complicare una strada già tracciata è concreto. I deluchiani, infatti, stanno intavolando qualche chiacchiera con Giuseppe Conte, sia in modo diretto che indiretto. E se il leader dei 5 Stelle dovesse percepire il famigerato rischio di una sconfitta, non si stupirebbe se decidesse di sacrificare Fico, attualmente il candidato preferito. Un informato osservatore nota: “A Roma sono molto più cinici.” E, tocca a noi meravigliarci di fronte a tanta saggezza! Subito, quindi, salgono alla ribalta due nomi che sembrano tornare in pista: da una parte Federico Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale antimafia attualmente tra le fila dei 5 Stelle, e dall’altra un altro magistrato, Raffaele Cantone, sempre molto corteggiato. Che grande spettacolo!
Il tema della «continuità» si fa sentire, e non con un sussurro. «Il primo impegno che deve assumerci il PD è la continuità amministrativa. Altrimenti, non c’è proprio discussione», afferma uno della cerchia ristretta del governatore. Un tema antico e, ahimè, molto reale. Dopotutto, il partito di Schlein ha governato negli ultimi dieci anni in Campania e un po’ di chili di responsabilità non possono sparire nel nulla, soprattutto con la candidatura di molti consiglieri regionali uscenti. Schlein lo sa, e non per caso è stata sorprendentemente clemente nelle sue recenti dichiarazioni sul “cacicco più cacicco di tutti”, riconoscendogli «un buon lavoro». Peccato, però, che tra il suo partito e i 5 Stelle non tutti siano della stessa opinione. Mentre i leader fanno il classico gioco diplomatico, ci sono voci più polemiche, come quelle dell’eurodeputato dem Sandro Ruotolo e del coordinatore regionale dei 5 Stelle, Salvatore Micillo, che non più tardi di due giorni fa ha ribadito: «Noi in Campania siamo all’opposizione da dieci anni, quindi serve discontinuità». Ah, che meraviglioso balletto di contraddizioni!
Infine, nel pacchetto di De Luca, potrebbe rientrare anche il congresso regionale. Ma chi lo rimembra? Il partito è in uno stato di commissariamento da più di due anni. Nel primo anno di Misiani, De Luca ha parlato di «sospensione della democrazia», di occupazione del partito. E poi? Niente. Nulla di nulla. E ora, quell’argomento potrebbe tornare utile, specialmente in vista della composizione delle liste per le Regionali. Insomma, c’è molta carne al fuoco e almeno ci porterà a scoprire se l’ipotesi del Terzo polo di De Luca (in questi giorni si mormorava di ben otto liste, una per ogni giorno della settimana) è concreta o solo l’ennesima minaccia lanciata nel vento. Naturalmente, sempre che qualcuno abbia ancora la capacità di spaventarsi. Che meraviglia, vero?



