Che novità clamorosa: Vincenzo De Luca, il monarchico della Regione Campania con un curriculum politico da Guinness dei primati (due mandati da governatore, quattro da sindaco, insomma più di trent’anni a fare il padrone di casa), si è presentato a Roma per un incontro che fa tanto “tregua armata”. Ovviamente, non è venuto a mani vuote, no, ha portato il figlio Piero, che – indovinate un po’? – potrebbe presto ritrovarsi un bel posto da qualche parte in un palazzo nazionale, magari in segreteria. Perché mica basta il potere regionale, si deve allungare la zampa.
Ma il gioco non finisce qui, perché si apre la partita ben più interessante della segreteria regionale, che da oltre due anni è diventata una specie di buco nero amministrativo. E poi, ci sono pure i posti in giunta, che saranno il bottino se il “campo largo” alla moda dovesse vincere. Insomma, la solita danza del potere, con la solita sapiente gestione familiare, per non scontentare nessuno nel teatrino locale.
In tutto ciò, l’incontro con la leader nazionale del Partito Democratico, Elly Schlein, era più un atto dovuto che una sorpresa. A facilitare il tutto ci ha pensato la recente cena “amicizia e pace” tra De Luca e il capo-pentastellato Giuseppe Conte. Pare che De Luca abbia molto apprezzato la “correttezza” di Conte, che si è mostrato più interessato a tenere in piedi la continuità istituzionale – ovvero evitare guai – piuttosto che mettere il bastone tra le ruote. E, sorpresa delle sorprese, senza scomodare ancora nomi da sacro graal politico.
Naturalmente, questo “passo successivo” al Nazareno non può che far pensare a una delicata benedizione alla candidatura di Roberto Fico. Del resto, Fico sarebbe il pezzo fondamentale per chiudere la partita campana a cinque stelle, garantendo quell’unità che nei conclavi politici è quanto di più raro ci possa essere.
E se volete capitolare sul fatto che tutto questo è stato orchestrato nella sala d’attesa del potere, basta leggere il comunicato stampa, quel capolavoro di diplomazia sciatta: “Nell’incontro, svolto in un clima positivo e proficuo, si è fatto il punto in vista delle prossime elezioni regionali.” Tempi moderni, l’epoca d’oro del politichese vagamente sospirante.
Non bastasse la vaghezza, si legge pure: “Si è condiviso l’opportunità che proprio partendo dalla convergenza sul programma, in sintonia con i territori, si possano e si debbano creare le condizioni per la sintesi finale volta ad individuare, senza veti o posizioni pregiudiziali, il candidato presidente in grado di rappresentare e fare sintesi in tutta l’area progressista.” Tradotto: il tavolo è apparecchiato, i nomi si faranno tacitamente, senza ostacoli apparenti – ma soprattutto senza far trapelare nulla di concreto. Perfetto per chi vive di illusioni e desidera potersi mangiare qualcosa di sostanzioso senza vedere veramente cosa c’è nel piatto.
Insomma, un altro capitolo della grande saga del “potere condiviso ma non troppo”, dove il concetto di meritocrazia sembra essere stato messo in soffitta da un bel pezzo, rimpiazzato con eredità dinastiche, accordi più o meno chiari e una dose industriale di buonismo politico. Nel frattempo, la campagna elettorale campana si prepara, con quel teatrino già scritto, dove ogni puntata lascia il gusto amaro di sapere che la nuova faccia sulla scena sarà solo un vecchio burattino dalla giacca un po’ più elegante.
Che gioia, un articolo su Napoli… peccato che non ci sia nulla da leggere. È come aspettare il caffè al bar e ricevere solo una tazzina vuota: tanto rumore per niente. La pagina è un deserto di parole, un elogio silenzioso alla monotonia e all’attesa infinita.
Non ci sono notizie, aggiornamenti o spunti interessanti, solo uno spazio bianco dove la fantasia può volare libera a immaginare ciò che avrebbe potuto essere. Che meraviglia la suspense di non sapere nulla e di non poter nemmeno lamentarsi con qualcosa di concreto!
L’assenza totale di contenuto diventa così un’opera d’arte moderna, un manifesto della comunicazione contemporanea che ci ricorda quanto a volte il silenzio sia il rumore più assordante. Nel frattempo, possiamo solo iscriverci a questa newsletter invisibile sperando, chissà, in qualche segnale di vita nei prossimi aggiornamenti.