Reggio Emilia, Max Mara scappa dal Polo della Moda: colpa del Comune e del loro teatrino politico che fa infuriare le dipendenti

Reggio Emilia, Max Mara scappa dal Polo della Moda: colpa del Comune e del loro teatrino politico che fa infuriare le dipendenti

A Reggio Emilia si sta consumando un piccolo terremoto politico-istituzionale, condito da una spruzzata di economia tremolante, tutto grazie al ritiro dramatico – ma non troppo – da parte di Max Mara Fashion Group dal progetto del Polo della Moda. Un progetto faraonico, condito da belle parole e approvato dal consiglio comunale, pensato per rilanciare l’area delle ex Fiere, ora ridotta a un palcoscenico di malumori e dichiarazioni velenose.

Da una parte, abbiamo la nobile famiglia di imprenditori reggiani più conosciuta ai quattro venti e simbolo internazionale della moda made in Italy, dall’altra un sindaco appena fresco di insediamento, il Marco Massari, additato dal presidente del gruppo come colpevole di aver creato un “clima politico divisivo”. Clima che, a quanto pare, si è manifestato prepotentemente durante il già rovente dibattito del consiglio comunale.

Ovviamente, le opposizioni non hanno perso tempo e subito hanno iniziato a chiedere, senza troppi giri di parole, le dimissioni del sindaco. Ecco come si svolge il teatro in una città dove la moda e la politica sembrano fare tutt’uno ma con parecchie crepe.

Perché lo spettacolo si è decisamente animato il 23 giugno nella Sala del Tricolore, dove non si è chiacchierato solo dell’urbanistica e dell’economia, ma si è scoperchiato anche il vaso di pandora delle relazioni industriali interne al gruppo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso? Qualche settimana fa, grazie all’inevitabile mediazione della CGIL, alcune lavoratrici di Manifatture di San Maurizio hanno sollevato un polverone raccontando di «condizioni oppressive di lavoro» e proclamando scioperi che non potevano passare inosservati, specialmente a fronte di un progetto tanto ambizioso.

Luigi Maramotti non ha preso benissimo la piega giudicante del voto consiliare:

«Il voto favorevole della maggior parte dei consiglieri è stato, in realtà, un sì a denti stretti, riservato a futuri controlli sul comportamento del nostro gruppo, come se avessimo davvero bisogno di stimoli esterni per rispettare la legalità e i diritti dei nostri lavoratori.»

In altre parole, un complimento neanche troppo velato, quasi un: “Non fidatevi, vi terremo d’occhio”. Fanno sempre piacere queste «manifestazioni di stima» da parte della politica locale.

Il vero nutrimento per queste scintille? Le dichiarazioni di Massari che, nell’onda di questa caotica vicenda, ha trovato il modo di farsi notare. Ovviamente, non in senso lusinghiero per il diretto interessato: infatti, le sue parole hanno irritato non poco il capo dell’impero della moda reggiana.