In vista del grande evento democratico dell’8 e 9 giugno, la vicesindaca e assessora ai servizi Demografici, Elettorali e Statistici del Comune di Bari, Giovanna Iacovone, ha deciso di inviare una raccomandazione ai presidenti e alle presidenti di seggio. Qualcuno potrebbe pensare che sia il momento migliore per concentrarsi su questioni ben più importanti, ma no, perché la vera priorità è evitare che le persone non binarie o non conformi agli standard di tipo “maschio” o “femmina” possano sentirsi a disagio. Che gesto nobile, non trovate?
La pseudo-direttiva invita a fare ogni sforzo per non creare situazioni imbarazzanti. E come? Smettiamo di dividere le file per genere — perché chi ha tempo per liste e ordine? — e, udite udite, aboliamo espressioni classiche come «avanti un uomo» o «avanti una donna». Anche leggere i nomi degli elettori ad alta voce è un’idea che Iacovone definisce poco elegante. Dobbiamo essere inclusivi, dopotutto! E chi ha bisogno di cartelli che dicano «uomini» e «donne» davanti alle liste di sezione? Vétele! Il futuro è adesso!
Giovanna Iacovone spiega che il decreto legge del 19 marzo 2025, che abolisce la distinzione di genere nelle liste elettorali, non sarà applicabile in questa tornata elettorale. Ma non preoccupatevi, ha pensato a una nota speciale da includere nel kit elettorale per evitare pratiche non necessarie. Certo, perché la confusionaria gestione della legge è un’occasione non da perdere per fare belle figure con le associazioni di attivismo.
Alla fine, chi se ne frega se alcune persone trans non hanno aggiornato i loro documenti? È chiaro che l’importante è scrivere raccomandazioni per far sembrare tutto fantastico, mentre nella realtà le persone si arrangiano come possono. Un vero trionfo di inclusività, non trovate?
Non c’è che dire, la situazione è davvero degna di nota. Ci si aspetta che le persone che entrano al seggio elettorale si presentino in modo “pienamente rappresentativo”. Ma chi può mai sapere cosa significhi, nella pratica, se non una leggera tortura burocratica e un’opinione pubblica sempre in fibrillazione?
Ma ecco che spunta l’illuminato consiglio di “sensibilizzare” gli scrutatori. Perché, ovviamente, il loro compito di controllare le elezioni non è già abbastanza semplice senza doversi preoccupare se la faccia di chi si presenta al seggio soddisfi determinati standard di rappresentatività! Che genialità!
In un mondo ideale, ci sarebbe meno bisogno di queste illuminanti iniziative, ma chi non ama complicarsi la vita? E quindi, si partecipa a tutto questo spettacolo di ironia elettorale con l’ardente speranza che quanti presteranno servizio nei seggi si “sveglino” e inizino a vedere oltre le convenzioni. Ma sarà sufficiente a cambiare il destino di questa eterna tradizione?
Ora, a chi si rivolge tutta questa teatrale sensibilizzazione? In un Paese dove il voto è spesso visto come un rito, è chiaro che i nostri beniamini elettorali avranno il loro bel da fare per far comprendere quale importanza ha l’aspetto personale quando si tratta di scegliere chi ci governa. Forse un giorno capiremo che le apparenze non sono tutto, anche se nel frattempo possiamo solo divertirci a guardare questo dramma in atto.



