Quando sette Nobel diventano fastidiosi: la Francia sotto assedio per una tassa ai super ricchi

Quando sette Nobel diventano fastidiosi: la Francia sotto assedio per una tassa ai super ricchi
Sett economisti premio Nobel chiedono una tassa minima sul patrimonio per fermare i paradisi fiscali dei super ricchi

Non contenti di godersi le loro ricchezze da capogiro, alcuni tra i più illustri economisti del pianeta hanno deciso di dare una lezione alla politica francese — una lezione che, incredibilmente, sembra sfuggire a chi governa: tassare davvero i miliardari. Sette premi Nobel, incluso il sempre brillante Paul Krugman e la sua squadra di eletti, hanno proposto un’imposta minima sul patrimonio ispirata alla genialità di Gabriel Zucman. Per loro sarebbe l’opportunità d’oro che la Francia non può lasciarsi scappare per guidare il mondo in un’era di equità fiscale.

I signori del denaro come Elon Musk o Bernard Arnault pagano tasse sul reddito che sono una miseria rispetto alla loro immensa fortuna: appena lo 0,6% negli Stati Uniti e un ridicolo 0,1% in Francia. In pratica, più si è ricchi, meno si contribuisce. Ma attenzione, non stiamo parlando di qualche magnate ridotto in povertà, bensì di legioni di nobili colossi che inondano le loro tasche mentre i comuni mortali arrancano.

Il contesto non potrebbe essere più drammatico. Recenti dati mostrano che nel 2023 la soglia di povertà in Francia è balzata al 15,4%, un record storico da quando esistere questo indicatore. Quasi 10 milioni di persone vivono al di sotto di questa soglia, e oltre 650.000 sono scivolate nell’indigenza in solo un anno, colpite duramente dalla cancellazione degli aiuti statali. E mentre la maggioranza temporeggia in difficoltà, la forbice con i super ricchi si allarga in modo allarmante.

È a questo punto che i Nobel alzano la voce e mostrano cosa significa davvero “colpire i furbi”. Parlano delle complicate architetture societarie che i grandi patrimoni usano per schivare l’imposizione fiscale, lasciando decine di miliardi sfuggire all’erario. Sul fronte globale, la proposta è stata discussa al G20, dove i leader — parola magica — si sono “impegnati” a lavorare insieme per tassare chi possiede patrimoni stratosferici.

Recentemente, durante una conferenza delle Nazioni Unite a Siviglia, Spagna e Brasile hanno presentato una proposta congiunta per intensificare la pressione fiscale sui super ricchi ovunque. L’ammissione è chiara e senza filtri:

“Se non si interviene, l’estrema disuguaglianza continuerà a salire, minando la crescita economica, la sostenibilità sociale e, soprattutto, la fiducia dei cittadini nella democrazia.”

E il grosso del problema si riassume così: chi ha un capitale che nemmeno riesce a contarne i zeri contribuisce – quando lo fa – in modo quasi irrisorio. Per fortuna ci sono questi economisti premi Nobel a ricordare che un sistema fiscale giusto non dovrebbe essere una scelta ideologica, ma semplicemente un dovere sociale. Altrimenti continueremo a fingere che la disparità sia solo un accidente della storia, quando invece è frutto di leggi scritte da e per chi il denaro lo accumula senza ostacoli.

Le élite fortunate godono di aliquote fiscali effettive che farebbero impallidire un comune mortale, significativamente più basse rispetto a quelle della povera massa lavoratrice o dei cittadini medi. Ovviamente, mica poteva andare diversamente: più soldi hai, meno paghi. Proprio un capolavoro di equità sociale, no?

Per raddrizzare questo capolavoro di ingiustizia, la “geniale” proposta punta a incentivare (leggi: blandire con qualche promessa) diversi paesi affinché si uniscano a questa mirabolante iniziativa. L’obiettivo? Affrontare le carenze politiche, amministrative e – perché no? – anche quei fastidiosi buchi nei dati, così che i milionari finalmente paghino la loro giusta fetta in base al loro patrimonio.

A dire il vero, non si può negare che l’idea di tassare i ricchi in proporzione ai miliardi accumulati abbia il suo fascino. Peccato che, come al solito, basti uno scossone leggero per far crollare tutta la baracca politica e amministrativa, lasciando tutto nelle mani di un sistema fiscale che sa solo storpiare, eludere e apparire inefficace.

Ma chi sono poi questi eroi poco tassati? Imprenditori, finanziatori di campagne elettorali o semplici cittadini così “speciali” da meritare un regime fiscale da VIP? Una domanda retorica, ovviamente.

Insomma, lo spettacolo va avanti: mentre i più ricchi passeggiano leggeri sotto il peso delle tasse, si cerca di infilare qualche pezzuola di leggi e proposte per far finta di fare sul serio. Un po’ come mettere una toppa sui pantaloni di seta. La differenza? Le toppa la vedi, l’ipocrisia rimane nascosta sotto colate di discorsi pomposi.

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