Quando Open Fiber e Fibercop inciampano nel Pnrr tra giochi di potere e scadenze da incubo

Quando Open Fiber e Fibercop inciampano nel Pnrr tra giochi di potere e scadenze da incubo

Ah, l’eterna commedia all’italiana: “Italia a 1 Giga” si trasforma in una saga infinita di contraddizioni, ritardi e strategie talmente miope da far impallidire anche il più ottuso degli scacchisti. Nel bel mezzo di questo circo, l’accordo tra Open Fiber e Fibercop per recuperare i cinque lotti del Pnrr finiti nel dimenticatoio è andato a ramengo. Non per qualche dissapore tecnico, ci mancherebbe, ma per lo spettacolo tragicomico di indennizzi vergognosi, scadenze folli e valutazioni quantomeno arbitrarie che inchiodano tutto in una pantomima di “vedremo”.

Che visione illuminante quella di Fibercop, la creatura del gruppo Tim: offrire una proposta “economica” per l’acquisizione che ignora completamente il valore reale e futuro degli asset, senza nemmeno considerare l’avviamento. In termini schietti? Volevano svendere in saldo qualcosa che vale molto, molto di più. Naturalmente, Open Fiber — con il solido sostegno dei soci Cdp (60%) e Macquarie (40%) — ha alzato un legittimo muro di “no grazie”. Perché regalare infrastrutture costruite con fatica a prezzi da discount? Non si fa, davvero.

E poi c’è il capolavoro del governo, che lancia l’ultimatum finale: tutto deve essere sistemato entro il 30 giugno. Ovviamente, come sempre, il tempismo è da dilettanti allo sbaraglio. Pretendere che si chiuda un affare così intricatamente complesso in pochi giorni è come chiedere a un carpentiere di costruire un grattacielo con una bacchetta magica. La rete in fibra non si cava fuori dal cappello come un coniglio, servono scavi, autorizzazioni, personale specializzato, e – udite, udite – investimenti sostanziosi, quelli che peraltro Open Fiber ha già messo sul tavolo.

Ma la vera perla è l’ingegnoso escamotage per tappare i buchi: trasferire i civici ancora scoperti, quelli che gridano vendetta, su fondi europei “senza scadenza” o coprirli con Fwa (una tecnologia ibrida, per chi non lo sapesse), promettendo che tutto sarà sistemato con la magica, genuina fibra Ottica FTTH entro il 2027. Che onorevole soluzione, una toppa talmente maldestra da sembrare pensata solo per evitare la revoca dei fondi. Perché avanti così, pregasi! Mica vogliamo perdere i milioni, vero?

E intanto Toscana, il lotto più in ritardo di tutti, fa la parte del capro espiatorio. Se ne parla come di una zona a rischio revoca, ma si vocifera che sia più conveniente sacrificare un solo lotto piuttosto che cedere ai ricatti commerciali di Fibercop su cinque. Un classico esempio di strategia all’italiana: meglio perderne uno che dover fare i conti con troppi pretendenti. Una scelta che fotografa un sistema incapable di gestire priorità nazionali con un minimo di razionalità o lucidità.

A tirare le somme, abbiamo davanti il solito sconcertante spettacolo di incapacità progettuale, faide tra operatori, e totale assenza di una regia credibile in un Pnrr che pare disegnato appositamente per naufragare tra mille interpretazioni e più deroghe che norme. I soldi — peraltro pubblici ed europei — ci sono, ma vengono affossati da personalismi e calcoli di bottega degni del mercato rionale.

E le soluzioni? Oh, certo, potremmo suggerirne qualcuna: tipo smettere di consegnare l’infrastrutturazione digitale del paese in pasto a un’improbabile miscela di ego aziendali, politici codardi e tecnocrati incapaci. Mettere un centro di comando unico, fissare obiettivi chiari, sbattere la porta in faccia a chi non li rispetta. Ma state tranquilli: finiremo per assistere a un altro atto di questa commedia grottesca senza né inizio né fine.

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