Un episodio che definire “tragico” sarebbe quasi banale, arriva direttamente da Catania, dove un cittadino etiope di 37 anni è stato fermato con le mani ancora sporche di sangue. Sorprendentemente, l’uomo è stato bloccato dai carabinieri mentre tentava di lavarsi con l’acqua di una fontanella pubblica nel quartiere San Cristoforo, evidentemente per cancellare le prove dell’omicidio appena commesso.
È stato arrestato per l’omicidio di Alessandro Indurre, 40 anni, accoltellato mortalmente in corso Sicilia nella mattinata di sabato 30 agosto. L’aggressore, dopo il delitto, aveva perfino avuto il tempo di cambiare i pantaloni insanguinati con un paio apparentemente pulito, come se così si potesse negare l’evidenza.
Ricapitoliamo, perché l’assurdità della vicenda merita qualche secondo in più: la lite – scatenata davanti al parcheggio di un supermercato – è degenerata fino a trasformarsi in tragedia. Un parcheggiatore abusivo, che di solito si occupa di “gestire” spazi altrui senza un permesso, ha estratto un coltello e, senza mezzi termini, ha colpito più volte Indurre all’addome.
La vittima è stata soccorsa tempestivamente dal 118, ma – sorpresa, sorpresa – le ferite erano troppo gravi per salvarlo. Nel frattempo, il protagonista dell’aggressione ha fatto quel che si aspettavano anche i passanti più disillusi: si è allontanato dal luogo del crimine, percorrendo più di un chilometro e mezzo. E proprio mentre si lavava frettolosamente le mani vicino a una fontanella, è stato avvistato dai carabinieri, che evidentemente non avevano nulla da fare e lo hanno fermato per un controllo.
Il suo atteggiamento – chiamiamolo così – ha insospettito gli agenti, che lo hanno subito confrontato con l’identikit rilasciato dagli investigatori. Naturalmente, il riscontro è stato perfetto, e così l’uomo è stato portato in caserma e arrestato con l’accusa di omicidio aggravato. Una scena degna di un film, se non fosse straziantemente reale.
Non si è fatta attendere la reazione del sindaco di Catania, Enrico Trantino, esperto nell’arte di rassicurare i cittadini con frasi di circostanza ben oliate:
Enrico Trantino ha dichiarato:
“Ai cittadini assicuro che sarà respinto ogni tentativo dei clan di trasformare la città in un campo di battaglia per i loro interessi criminali.”
Un invito a mantenere la calma, perché – secondo lui – la rabbia e lo sconforto non portano da nessuna parte. Serve, invece, una miscela di lucidità, determinazione e collaborazione per sostenere le azioni delle istituzioni impegnate a combattere la criminalità che imperversa in città. Il che suona particolarmente ironico, visto che la violenza qui sembra quasi la regola, più che l’eccezione.
Da ultimo, Trantino ha voluto ricordare come l’omicidio in corso Sicilia rinfacci ancora una volta una piaga ben nota nella città: i parcheggiatori abusivi.
Questi personaggi, spesso complici e talvolta autori di violenze, sembrano essere l’epitome del “focolaio di prevaricazione” dai quali – nonostante i continui impegni delle forze dell’ordine – non si riesce a liberare Catania. Insomma, l’esempio perfetto di come, tra parole rassicuranti e fatti di sangue, la criminalità locale continui a sfidare ogni speranza di ordine e sicurezza.



