A Darfo Boario Terme è stato svelato il progetto “Sharing for Caring”, un’idea rivoluzionaria del Politecnico di Milano che mette la guida autonoma al servizio degli anziani e delle persone con mobilità ridotta, trasformando una Fiat 500 elettrica in una navetta intelligente per affrontare le insidie degli spostamenti quotidiani in piccoli centri e territori montani.
Il principio è semplice ed efficace: sfruttare i veicoli a guida autonoma per collegare case di persone fragili a farmacie, ambulatori e supermercati, quei pochi luoghi dove la vita continua a scorrere anche quando i trasporti pubblici sembrano un miraggio. Così, questa innovazione non solo fa sognare la mobilità futura ma concede una boccata d’ossigeno ai territori dove regnano sovrani i servizi scarsi o assenti.
Durante la dimostrazione, la Fiat 500 3+1, opportunamente modificata, ha percorso in completa autonomia le vie di Darfo Boario Terme, fermandosi addirittura per far salire un passeggero anziano e condurlo alla farmacia più vicina, simulando uno spostamento “tipo”. Ovviamente, per rispettare le regole, alle spalle del volante c’era un “safety driver” umano, pronto a intervenire, perché non ci facciamo ingannare dal romanticismo tecnologico: la sicurezza prima di tutto.
Questa vettura, scelta perché agevola l’accesso a chi ha difficoltà motorie, monta il sistema di guida autonoma frutto del lavoro instancabile del gruppo Aida del Politecnico di Milano. Un perfetto esempio di come l’innovazione possa abbracciare la causa sociale e tentare di colmare, con un po’ di elettricità e intelligenza, i vuoti dei servizi nelle aree meno popolate.
Sergio Savaresi, responsabile scientifico del progetto, ha commentato con la solita franchezza che in un’Italia sempre più “grigia” di anziani, garantire autonomia nei territori sperduti non è più un lusso ma un imperativo:
“Robo-Caring vuole essere una risposta concreta: un servizio sostenibile e replicabile, capace di trasformare la guida autonoma in uno strumento di inclusione sociale”.
Un’iniziativa che gode del supporto del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile (Most) e di fondazioni come Ico Falck e Politecnico di Milano, più la collaborazione tecnologica di Cisco Italia. Insomma, non mancano certo le firme di prestigio dietro questa “rivoluzione gentile”.
Dario Colossi, sindaco di Darfo Boario Terme, non ha nascosto un certo entusiasmo paventando che, con una popolazione sempre più anziana e una struttura geografica complessa da servire, questo tipo di progetti sono le “mazzate” giuste contro lo sconforto: un modo intelligente per ridare dignità e autonomia a chi troppo spesso viene dimenticato in territori marginali.
Ah, la dolce vita quotidiana arricchita da qualche brillante innovazione tecnologica che, ovviamente, rivoluzionerà le esistenze di tutti noi comuni mortali. Raffaele Cattaneo, super sottosegretario con delega alle Relazioni internazionali ed europee di Regione Lombardia, ci illumina spiegandoci come l’iniziativa “Sharing for Caring” non sia altro che “un traguardo importante” per la regione, perché si tratta di guida autonoma. Sì, quella cosa fantascientifica che promette di fare il lavoro dell’autista mentre noi ci preoccupiamo d’altro – tipo controllare Instagram.
Cattaneo, in tutta la sua saggezza istituzionale, ricorda l’illuminante “missione” a Indianapolis, dove si è verificato quanto il Politecnico di Milano sia avanzato. Un episodio così epico da meritare un potenziamento della collaborazione, perché, mi raccomando, la Lombardia deve essere la regina mondiale della guida autonoma. Significa: “continuiamo a buttare milioni nella ricerca, perché se no che innovatori saremmo?”
Naturalmente, a questa festa dell’automazione non poteva mancare la solita dose di politically correct – ecco allora Simona Tironi, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, con la sua pillola di saggezza ambientale e sociale, perché un progetto del genere dovrà essere “intelligente, umano e tecnologico”, come se senza questi aggettivi fosse un casinò completo.
Il messaggio del progetto? Lo capiamo subito perché il veicolo è decorato secondo l’arte giapponese del Kintsugi— cioè, rotture trasformate in qualche specie di arte sublime. Secondo Federico Falck, presidente della Fondazione Ico Falck, “le crepe non sono solo rotture, ma parti della storia che, se valorizzate, possono diventare bellezza”. Tradotto: la fragilità diventa qualità, la tecnologia diventa pasticceria artistica, e i giovani ricercatori “entusiasti e preparati” lavorano per salvarci tutti da un futuro di mediocrità. Sarà vero?
Nel frattempo, Gianmarco Montanari, direttore generale del Centro nazionale per la mobilità sostenibile, ci regala la perla di saggezza finale: “L’accessibilità è una delle sfide più centrali della mobilità sostenibile”. No, dai! E pensare che stavo per dire che è una roba secondaria. E con “Sharing for Caring” evidenziamo come l’innovazione non sia solo tecnologia, ma anche “strumento di equità sociale”. Insomma, tecnologia buona che risponde ai bisogni reali, almeno così sostengono loro.
Non pensiate però che tutto questo viaggi da soli nel mondo digitale: c’è anche un partner tecnologico che dona un tocco di modernità, Cisco Italia. Il suo amministratore delegato, Gianmatteo Manghi, non senza un pizzico di entusiasmo, spiega che mettere la tecnologia al servizio delle persone è “molto felice”. Per la cronaca, dice anche che per migliorare la sicurezza – sia degli automobilisti che dei pedoni – serve una tecnologia di rete così elaborata da garantire “comunicazioni sicure e affidabili”. Insomma, non sarà mica più semplice avere un autista umano?
“Sharing for Caring” non è solo un altro prototipo curioso: è il primo modello italiano di mobilità autonoma con finalità sociali. È scalabile, sostenibile e replicabile, insomma, la risposta perfetta per quei territori dove i classici servizi on demand sono solo sogni lontani. Se tutto va bene, in futuro potremmo vederci un sacco di auto intelligenti sfrecciare, mentre aspettiamo con ansia l’aggiornamento software e il prossimo comunicato stampa straripante di speranze.