Un mercato guidato dalle stelle digitali? Non proprio. Il 70% dei consumatori orienta la sua scelta del ristorante in base alle recensioni online, come certificato dai dati del Centro Studi MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy). Non è da meno la FIPE-Confcommercio, che stima un impatto fino al 30% sul fatturato di un locale influenzato proprio dalle opinioni lasciate in rete.
Il quadro però si oscurisce quando scopriamo che quasi il 9% delle recensioni pubblicate nel 2024 risulta essere farlocca, con percentuali ancora più elevate (66%) di utenti che si imbattono regolarmente in commenti poco affidabili, secondo analisi di piattaforme note come TripAdvisor. In altre parole: stai puntando il dito verso il “miglior ristorante” e potresti invece infilarti in una trappola digitale ben orchestrata.
A Milano, la situazione non è certo rosea. Il 77% degli operatori locali ammette che le recensioni sui colossi online hanno un peso decisivo per il destino delle loro attività. Ma la parte più gustosa si manifesta nel fatto che ben il 60% denuncia come le recensioni fasulle o non verificate minaccino apertamente reputazione e bilanci delle aziende.
Di fronte a questo spettacolo tragicomico delle opinioni manipolate, il governo si è preso lo “scettro del paladino” con una proposta di legge inserita nella legge annuale sulle PMI, attualmente all’esame del Senato. La normativa introduce limiti temporali per la pubblicazione delle recensioni (entro 15 giorni dall’esperienza), l’obbligo di autenticazione e – dulcis in fundo – il diritto delle imprese di rispondere e richiedere la rimozione di commenti fuorvianti o superati. Si parla addirittura di un diritto all’oblio digitale per i locali e di un explicit divieto al commercio di recensioni false. Una rivoluzione sorella dell’onestà, se davvero dovesse prendere piede.
Lino Stoppani, presidente di Epam e Fipe, non ha resistito alla tentazione di festeggiare: “Apprezziamo molto questa iniziativa del Governo. È un momento cruciale per la credibilità del mercato digitale e per salvaguardare migliaia di imprese – specialmente quelle piccole – che si trovano impotenti di fronte alle recensioni false o malevoli. Adesso serve una tenacia a prova di piattaforme globali che non vogliono mollare la presa.”
Naturalmente, la proposta italiana è finita al centro di un acceso dibattito tra istituzioni europee e i colossi digitali come TripAdvisor e Trustpilot, che hanno espresso tutto il loro disappunto. Per sostenere l’iniziativa si è mobilitata anche la federazione turistica europea HOTREC, insieme a FIPE, lanciando la campagna “Stop Fake Reviews” per chiedere finalmente un quadro normativo trasparente e concreto.
Sul finire del discorso, Stoppani riassume la questione con la saggezza amara di chi conosce bene il mondo della ristorazione: “Si vuole una legge limpida che protegga sia i consumatori sia gli esercenti, che favorisca la competizione sul reale valore e non sull’arte di manipolare recensioni e opinioni.”