Da lunedì prossimo, Matteo Paroli sarà il nuovo capitano dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale — che sta per la gestione dei portentosi lidi di Genova e Savona. Quello stesso giorno, il destino bussa anche a Giovanni Gugliotti per il porto di Taranto e a Bruno Pisano per La Spezia, mentre Davide Gariglio ha pensato bene di anticipare tutti e insediarsi a Livorno già sabato. Nel frattempo, il ministro Matteo Salvini sta con grande metodo e precisione componendo, tra un boccone e l’altro, il puzzle dei nuovi vertici delle Autorità portuali. Peccato che Venezia resti lì a marcire, sospesa tra le banchine, vittima di una scaramuccia politica tra Lega e Fratelli d’Italia destinata ad avere una durata epica — anzi, a scivolare dritta dritta oltre l’estate e magari perfino a farsi un giro alle elezioni regionali.
Un elemento immutabile c’è: l’attuale presidente Fulvio Lino Di Blasio, approdato alla poltrona nel 2021 grazie al governo Draghi, ha visto scadere il suo mandato il 28 maggio ma, miracolato da una proroga tecnica di 45 giorni concessa dalla legge (perché da qualche parte le regole devono pur servire), ancora tiene duro. E se qualcuno stava sperando in una riconferma, è meglio tornare con i piedi per terra. Però, giusto per non farci mancare nulla, si vocifera che dopo il 12 luglio potrebbe continuare a fare da commissario per un tempo indefinito, alle prese con quel magico concetto chiamato “accordo politico”.
In cima alle scommesse, spicca con scintillante autorevolezza un nome: Matteo Gasparato, cinquantenne presidente da oltre tredici anni del Consorzio Zai, quello che governa l’interporto di Verona. Il fatto che si occupi di logistica e collabori sempre più assiduamente con lo scalo lagunare gli dà un bel bonus, ma la ciliegina sulla torta è la sua tessera politica, o meglio la sua brevetta fondazione della lista civica Verona Domani. Nel 2022 questo gruppo ha fatto l’occhiolino a Coraggio Italia, il partito del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, sostenendo il candidato sindaco Federico Sboarina. Non proprio l’ultimo arrivato insomma: Gasparato è stato sempre molto chiaro sulla sua voglia di mettersi in gioco scegliendo vari porti come palcoscenico — inizialmente si parlava di Civitavecchia, ma ormai l’ambizione è migliorata, tanto che lui stesso ha dichiarato che «venezia non sarebbe un ripiego».
Ah, le perplessità regnano sovrane nel magico mondo delle nomine pubbliche! Il manager in questione, orgoglioso candidato dei meloniani, si è visto affiancare nelle ultime settimane l’avvocato genovese Alberto Rossi, che ha l’invidiabile onore di far sussultare i cuori della Lega con tanto ardore. Peccato che a forza di declamare la sua nomina, il buon Gasparato continui imperterrito a ricevere solo il dolce suono del silenzio telefonico. Pare che perfino il presidente dell’interporto stia cominciando a perdere un po’ di entusiasmo, preso dalla marea di indecisioni.
Ma non è finita qui: sulle pagine del quotidiano di Genova – città natale del viceministro leghista Edoardo Rixi – si è addirittura ventilata l’idea che il veronese possa finire alla Ram, quella spumeggiante società del ministero delle Finanze che si occupa di sviluppare le reti del trasporto marittimo. Idee che però, sorpresa sorpresa, non trovano alcun riscontro reale.
Nel frattempo, l’aria negli ambienti portuali è tutt’altro che serena: la fiducia è un optional ormai dimenticato, specialmente dopo che Di Blasio ha appena varato un piano di investimenti da quasi un miliardo di euro, toccando scavi di canali, progetti per crociere e la scintillante nuova piattaforma intermodale di Montesyndial.
Eppure l’idea che Venezia rimanga impantanata in questa pantomima burocratica, senza alcuna guida definita, mette a disagio praticamente tutti. Niente paura, ci rassicura il vicesindaco leghista di Venezia, Andrea Tomaello:
«Le nomine erano un po’ bloccate, pian piano le stanno risolvendo. Quelle fatte riguardano le Autorità che scadevano prima di Venezia. Penso che il nuovo presidente arriverà a breve».
Citazione impeccabile che si scontra però con la lapidaria ammissione del senatore veneziano di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon:
«Non ci sono novità».
L’intrico politico che vale un romanzo
Ovviamente, da bravo teatro all’italiana, la matassa delle nomine si infittisce grazie al brillante spoil system che coinvolge ben 14 Autorità, divise tra Fratelli d’Italia, Lega e l’opposizione. Aggiungiamo una spruzzata di faide interne tra i due partiti nel Veneto e voilà, ecco pronta la ricetta per un pasticcio perfetto.
Non bastasse, c’è anche in ballo la presidenza e il futuro terzo mandato, motivo per cui qualcuno si è ricordato dell’ipotesi più astuta di tutte: tenere Di Blasio in veste di commissario finché non passano le elezioni, per lasciare che sia il nuovo governatore – ammesso che il sempreverde Luca Zaia non venga riconfermato – a dare il fatidico via libera al ministro, ovviamente come da regolamento d’ufficio.
Un balletto di poltrone, spostamenti sospetti e silenzi assordanti che farebbero venire il mal di testa persino al più paziente degli osservatori. Ma tranquilli, la politica è sempre la stessa: tante parole, nessuna decisione e un’insopportabile attesa che sembra non dover finire mai.