Immaginate la scena: la Festa della Schiranna a Varese trasformata in un teatro di vandalismo premeditato, proprio a poche ore dall’arrivo della segretaria nazionale Elly Schlein. Il cocktail perfetto? Svastiche disegnate con la grazia di un dilettante, la scritta “Israele boia” inneggiante a uno slogan di pura cattiveria e la firma indelebile delle temutissime SS. Ovviamente non potevano mancare le ciliegine sulla torta: due bandiere rubate, una del Partito Democratico e l’altra con il volto ipercommercializzato di Che Guevara. Benvenuti a un atto di propaganda squallida e senza vergogna.
Questi sfregi, perché chiamarli diversamente sarebbe un eufemismo imbarazzante, sono stati scoperti in piena fase di attesa per la celebre ospite politica. Le vernici spray neonaziste non hanno certo aspettato il momento giusto per farsi notare, manifestandosi probabilmente nelle ore notturne o nelle prime luci dell’alba. Di certo non vogliono passare inosservati, anche se il risultato finale parla da sé: solo un triste spettacolo di odio gratuito e meschinità .
Non stupisce affatto la reazione della segretaria provinciale del Partito Democratico di Varese, Alice Bernardoni, che con rassegnazione e un filo di sarcasmo precisa come queste provocazioni siano purtroppo diventate la norma. Certo, la novità non c’è più visto che episodi simili si sono ripetuti almeno negli ultimi due anni, quasi fossimo in un brutto sequel senza fine.
Alice Bernardoni ha commentato con molta luciditĂ il paradosso di chi tenta di intimorire usando simboli di un passato che questa stessa comunitĂ rifiuta con fermezza:
“Siamo abituati a queste minacce: erano giĂ accadute prima, ma noi restiamo saldamente antifascisti. Non abbiamo paura di queste provocazioni perchĂ© il nostro impegno per la democrazia e la libertĂ non si piega davanti a questi squallidi atti.”
Quindi niente panico né drammi esagerati: la risposta a questa ingiusta e provocatoria dimostrazione di odio è la resistenza politica e culturale, fino a prova contraria ancora la soluzione migliore. Peccato solo che dovrebbe essere così scontata da non doverla ribadire ogni volta che qualcuno decide di rispolverare i peggiori simboli dell’oscurantismo e della violenza.
In definitiva, quello che resta è il solito copione di intimidazioni che cercano di insinuarsi nell’agenda politica nazionale ma che, per fortuna – o per orgoglio civico – vengono puntualmente smascherate e respinte. A Varese e ovunque, perché l’antifascismo non è un’opinione ma una linea di demarcazione netta tra la barbarie e la civiltà , anche se qualcuno sembra faticare ancora a comprenderlo.



