Quando il corteo del Leoncavallo trasforma piazza Duomo in arena di insulti a polizia e Piantedosi

Quando il corteo del Leoncavallo trasforma piazza Duomo in arena di insulti a polizia e Piantedosi

Non poteva mancare il classico benvenuto di cori sguaiati e siparietti da carnevale contro la polizia e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, all’arrivo del corteo in solidarietà con il sempre amato centro sociale Leoncavallo. La scena si svolge in piazza Fontana, location scelta strategicamente dalla Questura di Milano, che ha pensato bene di imporre la fine del raduno per “ragioni di ordine pubblico”. Un modo elegante per dire: “Vi teniamo d’occhio, state buoni” – almeno fino a quando non diventa divertente o scomodo.

Come da copione, dopo pochi minuti si è assistito a uno spettacolo degno di un’opera in tre atti. Le forze dell’ordine, vestite a festa con l’armatura antisommossa, hanno prontamente “liberato” l’accesso a piazza Duomo. Tradotto in soldoni, hanno fatto spazio ai manifestanti, che ovviamente hanno colto l’invito a entrare. Qualcuno potrebbe chiamarlo “controllo dell’ordine”, altri semplicemente “il gioco delle parti” dove si tratta di dimostrare chi comanda senza fare troppo rumore.

Il tutto si inserisce nel quadro di una città che non smette mai di cercare l’equilibrio tra repressione e consumo mediatico del dissenso. Il centro sociale Leoncavallo, sempre con la sua aura da sobborgo ribelle, continua a essere il fulcro perfetto per alimentare questo teatrino che tutti conoscono fin troppo bene.

Che dire? Una volta di più, la dimostrazione lampante che in Italia la democrazia spesso si gioca in piazza, fra applausi ironici e contestazioni preconfezionate, con la polizia e il ministro dell’Interno chiamati a recitare la parte della cattiva e della buona, a seconda della platea.

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