Quando il controllo ministeriale diventa censura: lo scontro a fuoco tra Valditara e Laterza sul libro di storia “incriminato”

Quando il controllo ministeriale diventa censura: lo scontro a fuoco tra Valditara e Laterza sul libro di storia “incriminato”

Pare che nelle sacre pagine finali di un manuale scolastico appena uscito, il partito Fratelli d’Italia venga magistralmente associato al buon vecchio fascismo. Che sorpresa! La deputata Augusta Montaruli, vice capogruppo di quella stessa formazione alla Camera, ha subito tacciato il tutto di “fazzolezza”. Dall’altra parte della barricata, l’editore Alessandro Laterza, con la sua indiscutibile torinesità, rilancia: «Polemica tutta strapaesana», sostenendo che il dibattito è semplicemente un duello tra torinesi, lei da un lato, gli autori dall’altro. Si direbbe che la questione profumi un po’ di campanilismo sopraffino, vero?

La questione era stata portata alla luce da un noto quotidiano, che ha messo sott’occhio un passaggio al vetriolo nelle ultime pagine del manuale di storia per le superiori intitolato “Trame del tempo, dal Novecento a oggi”, dove FdI si prende il glorioso paragone con il fascismo. Naturalmente, il ministro dell’Istruzione Valditara ha subito fatto il dovere, scrivendo una mail all’Associazione Italiana Editori (AIE) chiedendo “una verifica” del testo. Come dire: «Ragazzi, date un’occhiata a questo plagio di obiettività, per favore». Peccato che l’AIE si sia limitata a girare l’email come una patata bollente all’editore Laterza, sottolineando implicitamente che questo genere di censura preventiva non rientra proprio nei loro compiti.

Alessandro Laterza, da vero paladino del libero pensiero, ha sbottato in una lettera a La Stampa, dove definisce tutto il polverone «l’anticamera della censura», senza perdersi in convenevoli. Sorprende poi la sua ironica frecciata alla povera onorevole Montaruli, definendo il suo intervento come «polemica tutta strapaesana», evidentemente più incentrata sul folklore locale che su un dibattito serio.

Il ministero ordina, l’editore risponde

Il ministero, ovviamente, si è sentito in dovere di lanciare il proprio cappello nell’arena, evocando fantomatiche “procedure di controllo” su un manuale che, sospettano, potrebbe non essere esatto. Senza però fornire un singolo dettaglio, parametro o motivazione che giustifichi tanta preoccupazione, è più un “sentito dire” istituzionale che una reale indagine. Laterza risponde piccato:

«La nota ministeriale, senza alcun elemento circostanziato, immagina l’istituzione di una procedura di controllo su un manuale di storia sospettato (non si sa bene da chi) di non essere corretto (non si sa bene in base a quali parametri). Senza ricamarci troppo: siamo nell’anticamera della censura e della violazione di non so quanti articoli della Costituzione.»

Quando la storia diventa politica, e il libro un campo di battaglia

Il grande classico della storia nazionale torna a far capolino: i manuali scolastici, se da sempre spodestati a semplice trasmissione di nozioni, oggi diventano arene di scontri politici e “guerre culturali” degne di uno spettacolo trash da prima serata. Il fatto che FdI venga piazzato al fianco di un regime che ha segnato tristemente il nostro Paese (e non solo) fa scatenare la furia dei suoi sostenitori, che ovviamente scambiano per “attacco politico” ciò che potrebbe essere un’opinione storica, o forse solo un giudizio critico, ma chi può capirlo davvero?

La rivoluzione culturale italiana a base di tweet, dieci minuti di interviste e dichiarazioni urlate sotto l’albero di Natale procede spedita, mentre il ministero preferisce metterci il cappello supervisionando addirittura ciò che dovrebbero fare le case editrici, che, si sa, sono note per la loro cieca volontà censoria e la propensione alla propaganda.

Insomma, un altro brillante episodio della saga infinita in cui la libertà di espressione va a sbattere contro il desiderio di controllo politico, e in cui un tranquillo manuale di storia diventa improvvisamente una bomba sociale pronta a detonare. Da manuale di storia a manuale di polemiche, un attimo solo.

Che gioia, un altro capolavoro editoriale firmato Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi e Carlo Greppi, prontamente adottato nelle scuole a partire dal prossimo anno scolastico. Peccato che, a parte qualche pagina digitale e un sacco di chiacchiere, il volume “edizione rossa” pubblicato a gennaio ancora non sia arrivato nelle classi. Ma chi se ne importa? L’importante è alimentare quel pittoresco clima da “museruola educativa” che, parola di storico, si vorrebbe imbrigliare l’intera editoria scolastica e la non fiction in un abbraccio di censura e intimidazione degno di un regime letterario d’altri tempi.

Carlo Greppi ha condiviso su Facebook, pescando nell’oceano dell’ironia involontaria, un commento che è un piccolo capolavoro: un “timore per gli effetti intimidatori” con tanto di ringraziamento per “il fiume in piena di solidarietà” che, evidentemente, rinfresca gli animi in “tempi asfissianti e bui”. Insomma, è davvero confortante sapere che l’editoria scolastica possa trasformarsi in un’arena di polemiche e battaglie ideologiche anziché insegnare qualcosa di serio agli studenti.

Per chi non lo avesse capito, la situazione sembra un perfetto esempio di come il solito procedimento tutto italiano riesca a trasformare la distribuzione dei libri di testo in un circo a più piste. Dalla stampa alla consegna, passando per la censura morale e la solidarietà online, ogni passaggio sembra intenzionato a farci perdere tempo e pazienza in egual misura.

Ma niente paura, perché il vero spettacolo non è tanto il ritardo o il sovrapporsi di polemiche, quanto l’idea folle che qualche voce critica possa essere soffocata come se fossimo in un romanzo distopico alla Orwell. Quindi, mentre le classi aspettano invano, l’editoria scolastica si immerge nell’autocompiacimento e nelle schermaglie social, il tutto condito da una solidarietà così abbondante da sembrare più acqua di un fiume in piena che un vero supporto operativo.

In definitiva, questa storia di “storia” sembra più una commedia degli equivoci destinata a rimanere nella memoria come l’ennesima perla di una scuola italiana che ama soffermarsi su chi riduce chi, invece di concentrarsi su un’educazione degna di questo nome.

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