Quando i soldi pubblici diventano vacanze: Roma e Laus sotto torchio per 4 anni di follie al banchetto

Quando i soldi pubblici diventano vacanze: Roma e Laus sotto torchio per 4 anni di follie al banchetto

Ah, la dolce ironia del destino che sceglie come protagonista questa volta il deputato Mauro Laus, un nome che di certo non mancherà di fare colpo nelle serate di gala della politica torinese. Sì, perché la tanto esaltata cooperativa Rear, quella stessa entità che avrebbe dovuto incarnare la solidarietà sociale, è finita sotto il feroce riflettore della Procura di Torino. Il motivo? Un piccolo dettaglio: il sospetto di false fatturazioni tra il 2018 e il 2022. Quattro anni di gestione economica scandagliati come se fossero le pagine di un romanzo giallo, dove tra un viaggio e una cena – rigorosamente a spese altrui – si celerebbero le oscure trame di “malversazioni e infedeltà patrimoniale”.

È proprio a partire dall’ottobre scorso, grazie al prezioso lavoro del secondo nucleo della guardia di finanza di Torino, che sono venute alla luce quelle “anomale” voci contabili e fiscali, così enigmatiche da instaurare un vero e proprio secondo fascicolo d’inchiesta. Nel meraviglioso archivio digitale di Rear sono sparite le polverose fatture, rimpiazzate da migliaia di documenti da cui si evincerebbe un quadro tutt’altro che limpido. E per fortuna che la Procura mantiene il massimo riserbo: immaginate solo cosa potrebbe succedere se anche noi scoprissimo che dietro a questo non si nascondono solo costi legati a trasferte, viaggi e cene, ma anche abitazioni “ufficialmente” della cooperativa, ma che finirebbero per trasformarsi in elegante residenza privata per la famiglia Laus. Da Roma, a due passi da Montecitorio, fino a Riva del Garda e Santa Rita: un tour immobiliare tutto incluso, grazie alla generosità – o all’abilità? – di questa sorta di “cooperativa aristocratica”.

Non finisce qui, perché tra gli investimenti si celerebbero acquisti e movimenti economici così fantasiosi da far impallidire persino il più abile degli illusionisti. E quando si parla di fantasiosi si intendono operazioni commerciali mai viste né sentite, perfette per creare quei cosiddetti “costi fittizi” che miracolosamente abbassano l’imponibile fiscale. Geniale, no? E tutto questo mentre si stava indagando su “stipendi facili”: una definizione gentilissima per i compensi elargiti al deputato stesso, ai suoi figli – assunti con incarichi che definire “prestigiosi” sarebbe un eufemismo – e ai bizzarri “fedelissimi” della compagnia, come l’assessore comunale ai Grandi Eventi Mimmo Carretta e la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo. Un club molto esclusivo, senza dubbio.

Insomma, un’agiografia moderna degna del miglior manuale di come non si dovrebbe gestire una cooperativa, tra fatture sospette, costi inventati e un utilizzo colorato di immobili che dovrebbero essere “sociali” ma che sembrano più che altro “privati”. Nel frattempo, le fiamme gialle hanno già messo le mani su ogni singolo documento, certificato e scontrino che possa inchiodare questo autentico festival della fantasia contabile. Resta solo da vedere se e quando il sipario cadrà su questo spettacolo tragicomico, lasciando dietro di sé lo scempio della serietà e dell’integrità – due parole che purtroppo sembrano sempre più rare nelle stanze dove si decide il nostro futuro.

Rear, ma da qualche enigmatico “collegamento” oscuro, rende la trama ancora più gustosa. I candidati della corrente Laus, si vocifera, avrebbero ricevuto fondi da entità connesse a Rear, mentre i pochi euro “regolarmente tracciati” spesi dai pupilli del parlamentare sembrano quasi un’inezia, giusto per farsi belli con i bilanci.

Sveliamo un po’ di numeri da circo: dai rendiconti di Rear sono spuntati investimenti degni di un gatto che si morde la coda, assolutamente fuori dagli scopi statutari, ma puntualmente riconducibili a chi tira le fila, cioè amministratori e, ovviamente, il buon Mauro Laus. Un tema già emerso nella relazione del commissario governativo mandata in scena nel 2023, perfetta occasione per mettere sotto la luce dei riflettori quest’inchiesta.

Nel loro epico documento, miracolosamente senza mai nominare la “mala gestione” come ipotesi (evviva la fantasia!), il commissario ha espresso invece critiche taglienti verso la pioggia di finanziamenti alla 1 Ag – la società che ci regala l’illustre insegna Gran Sicily – per la stratosferica cifra di 830 mila euro. Non si salva nemmeno il pezzo da novanta Sapori Lucani con i suoi miseri 101 mila euro e i solidissimi 550 mila di Futura Investimenti. Tutti soldi buttati evidentemente a casaccio, tanto che il commissario viene a lamentarsi della “mancata evidenza della finalità strategica” e, sorpresa delle sorprese, di un’erogazione che chiamano “infruttifera”. Dai, mica possiamo regalarci soldi a cuor leggero senza qualche scappellotto! Il consiglio di amministrazione è stato invitato a rimborsare, giustamente, ma qualcuno crede che lo faranno sul serio?

Ovviamente, la cooperativa, con tutta la sua faccia tosta, ha voluto precisare che «le indagini non hanno messo in discussione né la correttezza gestionale della società né la sua solidità patrimoniale» e che si tratta solo di “vicende marginali” legate a qualche smanettone tra i soci. Scusa se è poco.

Ma il gran finale? Ancora da scrivere, tranquilli. Ci vorrà tempo per definire i confini di questo capitolo fiscale, così intrigante da mettere ulteriore pepe alle già complicate posizioni degli indagati nell’inchiesta madre, quella che ha puntato i riflettori sulla gestione “familistica” di Rear e sui “ingiusti profitti” di una cricca che sembra più un comitato di beneficenza private, solo che nessuno riceve beneficenza, a quanto pare.

Lo Scandalo degli “Stipendi Facili”

E qui entriamo nella ciliegina sulla torta degli “stipendi facili”. L’assessore Carretta, per esempio, è stato pagato fior di stipendi… senza che nessuno, ma proprio nessuno, si sia degnato di vedere se lavorava o meno. Nessuno ha controllato le tanto sacre ore di lavoro, perché tanto si sa, la politica è un lavoro misterioso che funziona anche senza apparire.

Stesso giochino per Grippo, nostra eroina del Pd, assunta in Rear a maggio 2018 e dimissionaria nel dicembre 2021, appena diventata presidentessa (rullo di tamburi) della Sala Rossa. Nei tre anni e mezzo da star della cooperativa, la Procura le contesta niente meno che 571 giornate di assenza dal lavoro “reale”. E cosa faceva invece? Impegnata a svolgere attività da consigliera comunale, ovviamente senza mai chiedere permessi – o perlomeno solo quelli giusto giusto per fare qualche figuraccia – secondo i pm.

Il tutto si evincerebbe da un mirabile incrocio dati tra le assenze dell’onorevole Grippo nella sede di Rear e la sua presenza certificata in Consiglio comunale o in commissioni, come da verbali ufficiali di Palazzo Civico. Ovviamente, un dettaglio così insignificante potrebbe suggerire un leggero conflitto tra reddito e dovere, ma chi siamo noi per giudicare?

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