Quando i bambini di 2 anni già fanno gli ansiosi da manuale: paura, pianti e drammi da Oscar

Quando i bambini di 2 anni già fanno gli ansiosi da manuale: paura, pianti e drammi da Oscar

Ansia infantile: quando i piccoli temono il buio, i mostri e persino la morte a soli sette anni

Non c’è nulla di più rassicurante dell’ansia che comincia a fare capolino nei nostri bambini appena svezzati, vero? Già a due anni, i nostri teneri pargoli iniziano a tremare davanti al buio, mostri immaginari e soprattutto alla dolorosa separazione dai genitori, quella sensazione che raggiunge il suo climax tra i 2 e i 3 anni, mica poco. Ma tranquilli, crescendo la loro lista di “terrore” diventa più sofisticata: fantasmi, ladri, estranei e il tanto temuto “diverso”. Come se non bastasse, verso i 6-9 anni si apre il sipario sul vero orrore: la paura di ammalarsi e di morire. A soli 7 anni, infatti, riescono già a capire che la morte non è una semplice pausa ma un punto senza ritorno. Un’epifania di quelle che fanno tremare i polsi.

Ed è proprio su questa sinfonia di inquietudini infantili che si basa il progetto Calm (Children’s Anxiety Listening & Management), un’iniziativa tanto ambiziosa quanto profonda, promossa dalla Società italiana di pediatria preventiva e sociale. L’idea? Reclutare i pediatri di famiglia per una mega indagine nazionale con lo scopo di scovare, fin da subito, quei sintomi ansiosi che tormentano i piccoli tra i 3 e i 9 anni. Poco meno di un’operazione di polizia, ma con stetoscopio e termometro.

Marco Carotenuto, luminare di Neuropsichiatria infantile e presidente della Commissione nazionale terapisti della neuro e psicomotricità evolutiva, spiega:

“L’obiettivo è quello di inquadrare questo fenomeno a tutto tondo: epidemiologicamente, geograficamente e clinicamente. Solo così potremo eventualmente fare qualcosa di tecnico e concreto.”

Una delle strategie adottate? Invitare i pediatri a compilare un questionario anonimo, così da non far perdere tempo prezioso a chi fa il lavoro sul campo e, perché no, garantire un po’ di privacy nella confessione dei traumi infantili. Il tutto per individuare con precisione i segni di tensione che si nascondono dietro a lacrime e capricci, senza tralasciare un curioso dettaglio: vogliamo capire se i piccoli ansiosi si concentrano più nelle fredde lande del Nord, nelle tiepide regioni centrali, o nel soleggiato Sud.

Per chi pensa che cambiare classe sia un gioco da ragazzi, beh, sarebbe il caso di ricredersi. Carotenuto sottolinea come i bambini, tifosi della routine, possano vivere uno stress tremendo con il passaggio scolastico, manifestando risvegli notturni, capricci riguardo al sonno e una vigorosa opposizione all’idea di andare a scuola. Già, la scuola non è esattamente una passeggiata nel parco per tutti.

Il conto alla rovescia è partito: la raccolta dati sul campo chiuderà il 10 ottobre, e i risultati saranno svelati durante il Congresso nazionale della Società italiana di pediatria preventiva e sociale, in programma a Napoli dal 23 al 26 ottobre. Un ottimo momento, si spera, per lanciarci in una riflessione seria su quanto il malessere infantile sia davvero un “gioco da bambini”.

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