“I Tomahawk degli americani possono farci male? Certo che sì”, ha ammesso con candore, ma niente panico: “li abbatteremo e miglioreremo il nostro sistema di difesa aerea”. Insomma, niente di nuovo sotto il sole dell’autosufficienza militare russa.
Come per rendere tutto ancora più teatrale, Putin ha sottolineato che usare i Tomahawk senza personale americano sarebbe impossibile, il che – udite udite – segnerebbe un “passo qualitativo, completamente nuovo” nell’escalation tra Russia e Stati Uniti. Tradotto: attenti ragazzi, il teatrino si fa più drammatico e promette scintille.
Queste dichiarazioni arrivano giusto dopo che sono trapelate indiscrezioni sul fatto che gli USA sono pronti a fornire a Ucraina anche intelligence per colpire infrastrutture energetiche russe nel profondo territorio, un passo da vera e propria svolta nelle strategie di supporto di Washington a Kiev. Che novità, mica roba da poco.
Fonti anonime a stelle e strisce, quello che in gergo giornalistico si usa per «non voglio problemi», hanno rivelato che l’amministrazione di Donald Trump ha approvato la condivisione di informazioni riservate e sta ancora decidendo se spedire ai soliti amici i temutissimi missili Tomahawk. Il Dipartimento di Stato, ovviamente, nulla ha voluto commentare, perché il silenzio fa tanto misterioso e potente.
Ricordiamo, per chi lo avesse dimenticato, che i Tomahawk sono quei velocissimi cruise missile capaci di volare per almeno 2.400 chilometri, dunque un bel balzo per Ucraina nel poter colpire i bersagli russi senza farsi troppi problemi logistici. Come dire: «Ecco il vostro regalo di Natale in anticipo».
Putin risponde al “tigre di carta” Trump
A chi gli ha chiesto come mai Donald Trump abbia bollato la Russia come una sorta di “tigre di carta”, Putin ha risposto con la sicurezza che solo uno che crede di dominare il mondo può avere:
“Le nostre truppe mantengono saldamente l’iniziativa strategica, avanzano e guadagnano terreno in Ucraina. Se combattiamo contro tutto il blocco NATO e ci sentiamo così sicuri, se siamo una tigre di carta, allora cosa rappresenta la NATO stessa?”
Per chi non lo sapesse, “tigre di carta” è un termine perfetto per indicare qualcosa che sembra minaccioso ma in realtà non spaventa nessuno. Un cappello che Trump ha deciso di mettere sulla Russia dopo aver “saputo tutto” sulla situazione militare ed economica russa dal suo pulpito di osservatore informato.
A sorpresa, pochi giorni fa, Trump ha pure detto che Ucraina potrebbe riconquistare i territori perduti, forse dopo un caffè e un confronto diplomatico. Nel frattempo, suggeriva che l’Ucraina dovesse essere pronta a cedere qualcosa nel negoziato, lasciando spaziare l’immaginazione su quali territori siano pronti a finire sul piatto del compromesso. Quel compromesso utile anche a Washington, impegnata a tessere trame di pace da dietro le quinte del suo secondo mandato.
Sul fronte dell’economia russa, niente di meglio del caro, vecchio aumento delle tasse per aziende e consumatori. Dopo tre anni e mezzo di conflitto, ogni trucchetto economico è buono per non far traballare l’economia da guerra di Mosca. Sentimenti non richiesti inclusi.
Invasioni aeree, quando i droni sono peggio della realtà
In Europa, gli annunci di piani miracolosi per costruire un “muro” di droni lungo il confine orientale sono stati accolti con caloroso entusiasmo dai politici del continente. Perché niente dice difesa come un muro di droni, subito dopo le mille (cento?) incursioni aeree sospette registrate nell’ultimo mese. Magia o pura fantasia?
I grandi nomi della difesa europea hanno applaudito l’idea, anche se l’esecutivo della Unione Europea ancora non si è svegliato al punto di presentare un piano concreto né su come pagare questa nuova impresa né su chi diavolo se ne occuperà realmente. E poi dicono che l’Europa è unita.



