Nella patria di Don Luigi Sturzo, il professore Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea e del Consiglio dei ministri, ha voluto farci capire che, senza un briciolo di visione internazionale, non si capisce un accidente né dell’Italia né dell’Europa. Con la consueta modestia, si è presentato a un incontro dal titolo «Pensare l’Italia, immaginare l’Europa. Dialoghi da Caltagirone con Romano Prodi», gentilmente organizzato dal centro studi sulla cooperazione Arcangelo Cammarata, dall’associazione Gianbattista Fanales e dalla Comunità impegno visione e solidarietà, giusto per darci un’idea di quanto ci si sprechi nel parlare di buone intenzioni.
Alla presenza di un pubblico che ha probabilmente incautamente deciso di perdere un po’ di tempo, Prodi si è lasciato andare a una lettura “sturziana” degli scenari esteri, che poi altro non è se non un nostalgico ricordo di tempi in cui la democrazia americana faceva sognare. Ha così sentenziato:
“Sturzo era innamorato della democrazia americana, tanto è vero che trascorse parte dell’esilio in America, oggi si rivolterebbe nella tomba vedendo la deriva al modello americano imposto dalla politica trumpiana, che è distante anni luce dal modello che tutti abbiamo sognato. Trump sta approfittando delle divisioni dell’Europa e anzi la vede con fastidio perché è ormai l’ultimo baluardo a difesa dei diritti e della democrazia. L’Europa ha la colpa di non sapere reagire con una sola voce a questa cosa che è pericolosa.”
Insomma, mentre l’Europa si sgretola in litigi senza fine e si lascia irretire dal fastidio di Trump – che non credevamo così sofisticato –, qui da noi la giunta comunale di Caltagirone si vanta di essere “ulivista”, abbracciando anche il Movimento 5 Stelle e varie liste civiche, senza scordare la storica presenza del cattolicesimo democratico. Un mix esplosivo degno di una telenovela politica locale, che però vuole riflettere sui massimi sistemi.
E proprio in tema di ampie vedute, il fondatore dell’Ulivo non si è limitato al locale, ma ha lanciato uno sguardo alla Sicilia, l’isola strategica incastonata al centro del Mediterraneo. Per lui, il futuro non si costruisce certo con armi o cannoniere, e a sostegno del suo discorso ha calcolato che con il costo di un incrociatore…
Prodi si è lanciato nell’ardua impresa di costruire ben tre Unimed. Perché sì, evidentemente una soltanto non bastava per risolvere tutti i problemi del Mediterraneo. E non dimentichiamo l’illuminante sottolineatura: «L’Italia deve ricordare quanto sia importante guardare al Sud dell’Europa». Ma tipo coi binocoli, immagino. Non solo, auspica addirittura la nascita di un hub del sapere mediterraneo che coinvolga una forza giovane di 500 mila ragazzi, tutti dotati di un “unico linguaggio” per mettere il Mediterraneo al centro del mondo. Roba da far impallidire gli esperti di diplomazia internazionale, parole al vento ma con un suono epico.
Prodi ha poi regalato la chicca: «Se si è ondivaghi nella politica estera, è possibile che gli altri non ti rispettino, non ti considerino un interlocutore affidabile». Traduco per i distratti: se mostri un po’ di dubbio e di esitazione, bè, strapperai solo lo sguardo annoiato dei tuoi *presunti* alleati. Il pezzo forte arriva con il riferimento esplicito al nuovo cancelliere tedesco che ha avuto la delicatezza di parlare di un fronte europeo composto da Francia, Germania e Polonia. Indovinate un po’? Italia non menzionata, mica scema la Germania.



