L’obiettivo è cristallino: correre contro il tempo per cercare di limitare un ritardo che, inevitabilmente, si profila più grande di un cratere lunare. E chi paga il conto? Ovviamente la realizzazione di quella che dovrebbe essere una delle opere più ambite nella provincia — il nuovo Polo ospedaliero e universitario del Trentino. Passati più di dieci giorni da quando la giunta provinciale ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato per annullare la sentenza del TAR che ha bloccato la progettazione del complesso in via al Desert (grazie al ricorso della seconda cordata, quella guidata dallo Studio Altieri), il presidente Maurizio Fugatti si prende il lusso di spiegarci il dietro le quinte di questa brillante scelta. Pare che si basi sulle valutazioni molto terrestri e tecnico-giuridiche dell’Avvocatura provinciale e del commissario straordinario Antonio Tita. Davvero rassicurante, no?
Fugatti ci tiene a specificare:
“La valutazione che è stata fatta punta sul fatto che il nostro ricorso al Consiglio di Stato, se accolto, sarebbe più rapido rispetto alla semplice accettazione della sentenza.”
Tradotto: la sentenza del TAR, guarda caso, impone comunque una verifica sui requisiti del secondo concorrente in graduatoria — una di quelle burocratiche trafile che richiedono, sorprendentemente, tempo. Quindi, se la Provincia avesse scelto la strada più semplice — scorrere la graduatoria e passare direttamente alla cordata seconda classificata — il cronoprogramma avrebbe subito un colpo comunque. Perché? Beh, tra le mille peripezie, non basta assegnare l’appalto allo Studio Altieri: prima di firmare il contratto, la seconda cordata deve essere valutata nei suoi requisiti. Una valutazione che, per inciso, è costata cara a chi era in testa alla gara, ovvero il team di Ati project quando il TAR ha emesso la sua sentenza.
Ma niente paura, Fugatti ci rassicura con queste parole da vero soldato del progresso:
“Noi andiamo avanti.”
Che tradotto significa: avanti con il ricorso, avanti con i ritardi, e chissà quando vedremo questo benedetto Polo ospedaliero. Perché, come ogni miglior rappresentante del sistema, preferire mettere soldi e tempo in ulteriori cause piuttosto che trovare una soluzione rapida e pragmatica.
Come se non fosse già complicato a sufficienza, la Provincia di Piazza Dante ha deciso di non mollare la presa e di resistere coraggiosamente al ricorso, appellandosi al buon vecchio Consiglio di Stato. Una mossa che, naturalmente, si basa su valutazioni piene di logicità e serietà, almeno secondo il governatore stesso. In soldoni, la Provincia vuole dimostrare a tutti quanto siano state impeccabili le sue scelte fino a questo momento, senza concedere nemmeno un minimo passo indietro.
Per ribadire questa ferma convinzione, l’amministrazione ha chiesto niente meno che la sospensione degli effetti della sentenza. Oh, una strategia perfetta per riportare tutto dentro quel percorso “impostato” – cioè, il percorso che evidentemente conviene mantenere a tutti i costi. E se poi il Consiglio di Stato non dovesse essere così rapido nel prendere una decisione? Tranquilli, il presidente Fugatti ha la risposta pronta: “Allora si deciderà il da farsi”. Magari con un pizzico di suspense, ma con l’augurio (sicuramente fondato) che il parere arrivi “in tempi ragionevoli”. Parola di governatore.
Intanto, per quanto riguarda il cronoprogramma, si spalancano le porte a ritardi più o meno inevitabili. Quelle date tanto care al pubblico, con un primo colpo di pala previsto per il 2026 e l’attesissimo taglio del nastro nel lontanissimo 2031, sono ormai destinati a slittamenti che farebbero impallidire qualsiasi orologio. La banca dei tempi, infatti, era ben definita: dalla firma del contratto, 330 giorni per la progettazione del tanto acclamato Polo ospedaliero e universitario da parte della cordata italo-spagnola. Ma, con questa rissa legale in corso, anche quel lavoro sembra bloccato in una limbo senza fine.
Rimane tutto sospeso nell’attesa di qualche certezza, mentre si continua a chiedersi se la capogruppo della squadra vincitrice, la Ati project, si farà avanti con un proprio ricorso o magari deciderà di starsene buona a guardare. Insomma, un balletto degno di un film in bianco e nero – ma nei tempi moderni, con qualche sfumatura burocratica e molto, molto sarcasmo.