Prato in fiamme: M5S minaccia la fuga dalla giunta mentre FdI smaschera la sindaca che tiene tutto sotto il tappeto

Prato in fiamme: M5S minaccia la fuga dalla giunta mentre FdI smaschera la sindaca che tiene tutto sotto il tappeto

Il Movimento Cinque Stelle getta la prima pietra d’inciampo nella tanto decantata “maggioranza del campo largo” a Prato. Che novità! Proprio loro, che in Toscana sono quella voce fuori dal coro governativo, si ritrovano ora a minacciare di abbandonare la giunta. La causa? La sindaca Ilaria Bugetti del Partito Democratico, alle prese con un interrogatorio in programma giovedì a Firenze, accusata di corruzione. Non proprio la buona pubblicità che un politico spera di raccogliere, vero?

La coordinatrice regionale del M5S, Irene Galletti, è stata generosa nel mettere così cortesemente le mani avanti, affermando che se dovessero emergere «elementi incompatibili con il nostro sostegno alla giunta», beh, non esiteranno ad agire di conseguenza. Tradotto: niente scuse e zero favori scontati per la sindaca incriminata.

Ironia della sorte, Prato è l’unica tra le amministrazioni dei capoluoghi toscani dove il PD e il M5S siedono insieme al governo cittadino. Quel “esperimento” di campo largo che dovrebbe essere un faro di collaborazione e unità, ora rischia di affondare sotto il peso di un’indagine penale.

Il Movimento, per inciso, non si lancia in attacchi populisti o provocazioni degne delle peggiori puntate di qualche talk show serale. No, gioca d’astuzia, iniziando a mettere in chiaro che il sostegno alla giunta non è affatto garantito, ma va meritato ogni santo giorno, soprattutto nel bel mezzo di una tempesta giudiziaria. Prepara i pop-corn, perché qui la politica locale si fa spettacolo e dramma in un sol colpo.

La sindaca, il silenzio e l’imbarazzo da manuale

Ilaria Bugetti, dal canto suo, sembra incantata dal ruolo di “indagata che non parla”. Sabato mattina, all’inaugurazione di un nuovo magazzino per la Protezione Civile, la sindaca ha preferito mantenere un diplomatico silenzio sull’inchiesta in corso. Nulla di meglio che sorseggiare un caffè in mezzo all’imbarazzo quasi palpabile degli altri politici di centrosinistra presenti. Un silenzio che sa tanto di tattica: parlano i fatti (o le carte dell’accusa), ma per ora le parole sono un lusso da evitare.

Da notare la saggezza calcata dall’assessora Chiara Bartalini del M5S, la quale ha immediatamente preso la rincorsa per lasciar dire ai “livelli più alti” del partito prima di esporsi. Fantastico gioco del cerino acceso, tanto per capire che in questa giunta più forte di un temporale giudiziario è solo la paura di esporsi e di prendere una posizione netta.

D’altronde, anche i big del PD – tra cui l’ex sindaco Matteo Biffoni – si sono trincerati dietro un silenzio rispettoso, citando la «delicatezza del momento». Ovvero: non è il caso di parlare ora, forse domani, ma che domani non arrivi troppo presto. L’abitudine dei politici a scansare le responsabilità non tramonta mai.