«Stai a cuccia, ora ti metti a cuccia, ora mi fai parlare, stai a cuccia». Un tonfo di mammifero in riunione, ecco cosa è successo nel Consiglio comunale di Polignano il 30 aprile, durante la seduta per l’approvazione del rendiconto 2024. A lanciarsi in questa raffinata scelta lessicale è stato il consigliere di maggioranza Matteo Lorusso, fiero sostenitore del sindaco di sinistra Vito Carrieri. Le sue urla, impetuose come un temporale, erano rivolte al collega Domenico Pellegrini, rappresentante di un’opposizione che ha percorso un bel po’ di strada da ex Forza Italia a civico.
Nel bel mezzo del caos, è emersa, attraverso un video che ha impazzato in rete, la voce concitata della presidente del Consiglio, che tentava invano di riportare un briciolo di ordine. Lorusso ha accusato Pellegrini di aver orchestrato una claque di spettatori, disturbatori professionisti che evidentemente avevano superato le prove di selezione. Pellegrini, al termine della farsa, ha rincarato la dose parlando di «atteggiamento indecoroso» e affermando che certe parole non si userebbero nemmeno per cani ben addestrati.
Alla fine, come un novello principe di Condé, Lorusso ha deciso di scusarsi per le sue espressioni poco delicate, come se le parole in un Consiglio comunale fossero poi così importanti. Naturalmente, la vera domanda è: se le urla esagerate sono la norma, cosa ci si può aspettare da una riunione che dovrebbe essere esempio di civiltà?