Piemonte alle corde: aumenti Irpef inevitabili, ma tranquilli, i poveri sono al sicuro… forse

Piemonte alle corde: aumenti Irpef inevitabili, ma tranquilli, i poveri sono al sicuro… forse

Guai a chiamarla stangata. Al Grattacielo Piemonte, naturalmente, nessuno osa usare quella parola tanto sgradevole. Si ammette solo che l’addizionale Irpef aumenterà, un dettaglio quasi trascurabile. Sotto l’egida del presidente Alberto Cirio e dell’assessore al Bilancio Andrea Tronzano, però, promettono che l’aumento sarà “modulato” per alleggerire la batosta ai poveri contribuenti piemontesi. Che sollievo!

A quanto pare, i tecnici si sono sbizzarriti nelle simulazioni e le mani “leggere” del governo regionale prevedono rincari per la fasce medie tra i lauti 30 e 50 euro all’anno. Insomma, non una tragedia – il classico “piccolo aggiustamento” – che in certi casi equivale semplicemente a sventrare l’effetto positivo dello sconto che la presunta riforma degli scaglioni avrebbe dovuto garantire. Meno male che c’è qualcuno che pensa al nostro portafoglio, vero?

Le brillanti motivazioni dietro l’aumento

Ora, è tempo di conoscere la perla di saggezza economica che giustifica questo “gentile aumento”. Il trucco è semplice: la riforma nazionale ci costringe a uniformarci ai nuovi tre scaglioni Irpef entro il 2027, pena la sparizione di 140 milioni di euro di gettito fiscale. Niente paura, la voragine nei conti regionali la si evita solo aumentando le tasse, ovviamente. I geni dei conti pubblici a Palazzo Lascaris stanno limando gli ultimi dettagli prima di presentarci questa meraviglia fiscale fra dieci giorni. Ci chiediamo già come faremo a contenerci dall’applauso.

Alberto Cirio, il paladino delle tasche altrui

Il governatore Cirio ha accolto questa tortura fiscale con il cuore in mano, perché, si sa, negli ambienti di Forza Italia è sacrilego anche solo pensare di mettere le mani sulle tasche dei contribuenti. Eppure, tutto il suo strepitoso record di “sei anni senza toccare un centesimo” è giunto al capolinea.

Alberto Cirio ha confidato agli intimi:

“Io sono per abbassare le tasse. In 6 anni di governo non ho mai toccato un centesimo. Oggi però sono obbligato, non posso fare diversamente.”

Perla finale degna di nota: chi ha reddito inferiore a 15 mila euro verrà, come a premio di consolazione, “agevolato” con una detrazione ad hoc. Guardacaso, chi supera i 50 mila euro si accontenterà dell’aumento nel massimo consentito, quel cozzone 3,33% che fa tanto legge e tanto giustizia fiscale – almeno per loro, ovviamente. Insomma, il solito sistema elegante di spremere la classe media e chi non può permettersi filtri sofisticati.

E mentre noi ci chiediamo come facciano a dormire la notte con queste idee geniali, il Piemonte si prepara a pagare un conto salato, tutto in nome dell’efficienza fiscale e della “tutela” dei redditi più deboli. Un capolavoro di rigore economico, firmato Cirio e compagnia.

milioni di contribuenti piemontesi si preparino a versare circa 70 euro in più a partire dal 2025, ovviamente con effetti che si faranno sentire solo nella dichiarazione dei redditi del 2026. Tranquilli, la Regione non vedrà un centesimo fino al 2027: fatevi pure il conto, perché questi soldi non serviranno certo a sanare debiti risaputi della sanità piemontese, ma solo a evitare che il gettito fiscale sprofondi nel baratro.

Se vi sembra un capolavoro di gestione, aspettate che vi dica la vera chicca: “diversamente, il nostro bilancio non reggerebbe” – un mantra continuo in piazza Piemonte, come se fosse una magia anticrisi. Ma non preoccupatevi, a dirci se i conti stanno davvero in piedi ci penserà la solita eroica Corte dei conti, che si riunirà per il verdetto sul bilancio mercoledì prossimo. Sul futuro? Quello è un’incognita da far tremare chiunque abbia la pazienza di seguirla fino in fondo.

Per giustificare la nuova manovra sull’Irpef, il presidente Cirio non si limiterà a un semplice aumento delle aliquote ma accompagnerà l’emendamento all’assestamento di bilancio con un ordine del giorno da manuale del bravo politico: se l’inasprimento fiscale dovesse fruttare più di quel che si spera – oltre ai fantomatici 140 milioni persi con l’introduzione dei tre scaglioni – tutto l’extragettito sarà “unicamente” destinato alle spese “più sensibili”, tipo sanità (quella che doveva essere salvata a suon di tagli e ritocchi) e trasporti pubblici (che tutti conosciamo come modello di efficienza).

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