Di fronte a pressioni sempre più opprimenti e a proteste che infiammano il paese come una telenovela mal scritta, il presidente Volodymyr Zelensky ha deciso di fare marcia indietro, abbandonando una legge tanto controversa da far impallidire persino certi colpi di scena televisivi. Questa normativa, che avrebbe avuto come unico scopo quello di smantellare gli istituti anticorruzione indipendenti dell’Ucraina, minacciava di trasformare il paese nel paradiso esclusivo degli affari loschi e delle poltrone troppo comode.
Come ci raccontano con la solita pacatezza Katrin Bennhold e Marc Santora, rispettivamente una penna anziana e un editor internazionale del New York Times, a un certo punto è stata palese l’impossibilità di far finta di nulla davanti a un’ondata di dissenso che avrà fatto impallidire i più accesi show di tafferugli parlamentari.
La lezione è chiara: anche i leader più ambiziosi, quando si tratta di smontare gli ultimi barlumi di trasparenza e indipendenza, devono fare i conti con la rabbia di chi ancora crede in uno stato di diritto – o almeno fa finta di crederci a scopi elettorali.


