Michael Schwirtz, corrispondente globale per l’intelligence, e Anatoly Kurmanaev, l’inviato di punta che si occupa della Russia, si tuffano nei dettagli di chi esattamente considera il Donbas così importante e, soprattutto, perché.
Il Donbas: quel gioiello conteso che tutti pretendono ma nessuno vuole davvero gestire
La verità comica è che il Donbas è un territorio che fa impazzire tutti, come un ex socio in affari che continui a mettere al primo posto nelle tue priorità solo per scoprire che ha una lista infinita di problemi. Da una parte, abbiamo l’Ucraina, quella che dice “è casa nostra, punto”; dall’altra, la Russia, che lo vede come una specie di estensione del suo giardino d’inverno, anche se nessuno ha chiesto. E nel mezzo, civili e militari che si chiedono quando finirà questo gioco al massacro.
Da anni la regione è diventata l’epicentro dello scontro, come se qualcuno avesse acceso una gigantesca griglia da barbecue e tutti i protagonisti volessero sedersi attorno con i loro coltelli e forchette. Non sorprende che parlare di cessate il fuoco significhi, fondamentalmente, discutere su chi si deve alzare per primo dalla tavola senza però smettere davvero di puntare il coltello al petto dell’altro.
Perché il Donbas è così importante? La risposta è ovvia, ma nessuno la ammetterà con serietà
Si dice che il Donbas abbia risorse, industria e una posizione strategica, e certamente è tutto vero. Ma se ci fermiamo a guardare bene, la spiegazione suona più come una telenovela: potere, prestigio e la farsa di non voler perdere la faccia sul palcoscenico internazionale.
Per Mosca, mantenere il controllo del Donbas significa mostrare al mondo “guardate, possiamo ancora decidere il destino dei vicini”, un messaggio tutto fuorché umile. E per Kiev, al contrario, rinunciare al Donbas vorrebbe dire confessare pubblicamente una sconfitta che nessun politico ha ancora il coraggio di ammettere, soprattutto davanti a un’elettorato affamato di vittorie.
Insomma, siamo davanti a un classico caso di “ni”. Né pace vera, né guerra definitiva, ma piuttosto uno stallo tragicomico condito di droni, propaganda e promesse mai mantenute. Il Donbas è diventato quel quadrante dove la diplomazia si prende delle pause caffè interminabili, mentre le bombe continuano a suonare come sottofondo.
Il futuro del cessate il fuoco? Tenetevi forte, il circo non chiude mai
Le prospettive di un cessate il fuoco nel Donbas sono un po’ come aspettare che un gatto scelga di non arroventare un divano: non impossibili, ma decisamente improbabili. Le parti interessate si scambiano promesse e accuse con una frequenza che farebbe impallidire anche i peggiori soap opera.