Perché buttare soldi in LVMH Burberry e Brunello Cucinelli quando puoi sognare in grande senza muovere un dito

Perché buttare soldi in LVMH Burberry e Brunello Cucinelli quando puoi sognare in grande senza muovere un dito

Ah, il magico mondo del lusso! Questa settimana i titoli del settore hanno brillato come diamanti al sole grazie a LVMH, il colosso francese che, con grande sorpresa di tutti, ha mostrato un ritorno alla crescita nel terzo trimestre. Nonostante le solite chiacchiere su vendite stagnanti, rincari vergognosi e quelle simpatiche tensioni commerciali che non mancano mai di farsi notare, l’industria europea dell’alta gamma sembra decisa a portare avanti la sua marcia trionfale pluriennale. Così, il giorno dopo il rapporto trimestrale di LVMH, il Stoxx Luxury 10 — l’indice che include giganti come Gucci, Kering e Ferrari — ha fatto registrare un balzo del 6,4%, la più grande impennata giornaliera da gennaio e la seconda migliore sessione dell’anno, giusto per rincarare la dose di entusiasmo.

E come se non bastasse, giovedì l’indice ha allungato il passo con un altro modestissimo aumento, giusto per non farci sentire troppo in colpa nel pronunciare la parola “stagnazione”. Per chi non fosse ancora sazio, la banca d’investimento svizzera UBS continua a vedere stelle (splendenti) in cielo per certi titoli europei del lusso. Nel suo taccuino dei “preferiti”, aggiornato la settimana scorsa, spiccano nomi come Brunello Cucinelli, Prada, Burberry, Richemont e, naturalmente, Ferrari. Tutti rigorosamente con valutazioni Buy, perché si sa che quando una banca dà il via libera all’acquisto, l’unica destinazione è il paradiso delle azioni. E giovedì UBS si è pure permessa il lusso di alzare l’asticella promuovendo LVMH a Buy. Non vuole essere da meno neppure Deutsche Bank, che fa il tifo a gran voce per Burberry, Hermes e, ci mancava, ancora LVMH. A dire il vero Adam Cochrane, il portavoce del settore lusso per la banca tedesca, ha confessato che “l’umore degli investitori è cambiato rapidamente durante il 3° trimestre”. In pratica, se ti sei accorto in ritardo che il lusso va di moda, meglio che aggiorni i tuoi rating e target di prezzo, così non rimani fuori dalla festa.

Brunello Cucinelli, o l’arte di crescere in silenzio

UBS ha fissato un obiettivo di prezzo per Brunello Cucinelli a 123 euro, ovvero un bel vantaggio di oltre un terzo rispetto al prezzo di chiusura di giovedì. Anche se gli investitori sono rimasti delusi perché il marchio non ha aggiornato le sue prospettive per il 2024, gli esperti della banca non sembrano preoccuparsene troppo: il valore del brand starebbe proprio nella sua crescita “silenziosa ma tenace”, un unicum nel settore glitterato.

Ora, UBS si aspetta che Brunello Cucinelli consegni una crescita delle vendite a due cifre quest’anno, accompagnata da una “modesta” espansione del margine. In soldoni, la banca ci sta dicendo che la qualità paga, anche se non si mette a fare il tappezziere con i fuochi d’artificio del marketing esasperato.

E come se non bastasse, gli analisti di Bernstein sono pure loro ottimisti, alzando il target price a 121 euro proprio questa settimana. A loro dire, Brunello Cucinelli è un’eccezione lodevole nel mondo del lusso: i suoi articoli mantengono il prezzo pieno sulle piattaforme online multi-brand più accessibili, nemmeno troppo gonfiato come molti suoi illustri cugini europei. Insomma, un’altra occasione per investire in un nome difensivo di pregio, magari con un pizzico di pazienza prima che la fiducia torni a ruggire.

Burberry, più forte in America (e un po’ meno altrove)

Deutsche Bank ha alzato il target price per Burberry del 25%, cambiando la valutazione da Hold a Buy, con un nuovo obiettivo di 1.500 sterline — un discreto passo avanti rispetto alle 1.196 sterline di chiusura di giovedì. Il motivo? I risultati del primo trimestre fiscale di Burberry, che hanno mostrato un incremento delle vendite del 4% anno su anno nelle Americhe. Un risultato che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a investitori affaticati e alla gestione aziendale.

Il CEO Joshua Schulman ha deliziato i giornalisti sostenendo che “il cliente locale si conferma forte a livello globale e abbiamo visto un miglioramento sequenziale in tutte le regioni”. Un’affermazione che suona un po’ come “tutto va bene, madama la marchesa”, ma che almeno porta un po’ di ottimismo in questa saga.

Perché ancor prima si era registrata una perdita netta di 75 milioni di sterline per l’anno fiscale 2024-25, che tradotto “bene” significa un -128% rispetto all’anno prima, con ricavi in calo del 17% a 2,4 miliardi di sterline. Se questa è la crisi, speriamo che l’“implementazione della strategia di turnaround” vada avanti senza intoppi: gli analisti concordano che il fatturato resterà sostanzialmente piatto quest’anno.

I “segni iniziali di successo” annunciati da Deutsche Bank sono un’elegante frase per dire “i numeri migliorano un po’ e la dirigenza si sente più sicura”. Intanto, le azioni Burberry hanno galoppato in borsa, facendo registrare un rialzo superiore al 20% da inizio anno. Ma attenzione, stando agli analisti di Deutsche Bank, qui c’è ancora più margine di crescita.

Ah, la magica arte di scommettere sulle azioni di lusso, quella disciplina che mescola ottimismo sfrenato e un pizzico di speranza cieca. Partiamo da Burberry, il cui titolo a Londra sembra promettere il meglio, secondo gli esperti di UBS che, in un raro momento di ottimismo prorompente, hanno alzato il target di prezzo a 1.575 sterline. Ex-fan della prudenza, ora celebrano un’epoca nuova: “Finalmente è il momento di Burberry”, dicono con un entusiasmo che sembra prendere in mano la bacchetta magica e riscrivere la storia del brand, accusato nei tempi passati di sforzi “non allineati con il suo posizionamento storico”. Insomma, non fidatevi dei pessimi anni di prima, è tempo di gioire per la strategia recentissima che, a detta loro, è finalmente incoraggiante.

Ma non c’è solo Burberry a irrompere sotto i riflettori: LVMH ha messo a segno un +12% mercoledì, festeggiando ben oltre le stime del terzo trimestre, e ha pure guadagnato un ulteriore 0,7% il giovedì. I guru della finanza di UBS, dopo anni di attesa paziente da spettatori in disparte, hanno deciso di buttarsi in pista, alzando il prezzo-obiettivo a 680 euro e passando a un approccio Buy, come se avessero finalmente scorto la luce in fondo al tunnel delle perdite trimestrali. Ma non sono i soli a fare festa: Citi, con tanto di rating Buy e target a 630 euro, ha definito i risultati “un raggio di speranza”. Che poesia.

Il coro di acclamazioni continua con Bernstein, che non si fa pregare e piazza un Outperform con un ambizioso 700 euro di prezzo target, sottolineando “beats in tutte le divisioni”. Secondo loro, la ripresa delle spese locali in vari paesi è così robusta da far fiorire la tanto osannata rinascita di Tiffany, miglioramenti a Sephora e ovviamente il perenne fascino dello champagne. Se non è una sinfonia di successo questa, cosa lo è? Nel frattempo, RBC Capital Markets si unisce al coro aumentando il target da 550 a 575 euro, con tanto di rating Outperform, sostenendo che LVMH abbia superato “con forza” le aspettative di crescita del terzo trimestre e che la ripresa del lusso soft è una certezza per il 2026, quindi tanto vale correre subito a comprare.

Quel magico mix di speranze e numeri da capogiro

Come non ammirare la maestria nel trasformare dubbi in entusiasmi, segni meno in segni più, e soprattutto nello scherzare con il futuro come se fosse un dado da lanciare? La strategia è semplice: ignora le performance passate, prometti un cambiamento radicale, infila una parola magica tipo ‘ripresa’, ‘turnaround’ o ‘trend positivo’, e il gioco è fatto. Le stesse società che fino a poco fa erano evitate come la peste, ora sono al centro del palcoscenico, incoronate da analisti che ballano a ritmo di target rialzati e rating migliorati. Non importa se qualche anno fa gli stessi esperti alzavano gli occhi al cielo davanti alle strategie considerate “non allineate”: ora tutto è miracolosamente a posto.

Il mercato del lusso, poi, è una scena di teatro perfetta per questo genere di rappresentazioni: si passa da una crisi d’astenia a una rinascita gloriosa senza soluzione di continuità. Oggi LVMH è il faro della crescita, domani chissà, forse sarà ancora il simbolo della prudenza. Nel frattempo, tutti in coro a scommettere che Champagne, Tiffany e Sephora siano la risposta a ogni crisi, la panacea per portafogli felici. Eppure, mentre gli ascoltatori applaudono e gli investitori si fidano, si dimentica un particolare di poco conto: il mondo reale spesso preferisce una buona dose di scetticismo invece di questo gioioso ottimismo da cartolina.

Forse la vera arte è celebrare risultati trimestrali come “raggi di speranza” mentre si naviga tra numeri che potrebbero benissimo crollare a ogni soffio di vento economico. Ma sono dettagli.»

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