È così che i nostri illustri rappresentanti, i parlamentari che ci ripetono quanto siano impegnati a garantire il bene comune, hanno aperto la loro sessione al cospetto di quel grande uomo che era Papa Francesco. Un minuto di silenzio, un gesto tanto toccante quanto simbolico, che ci fa chiedere: quanto durerà prima che torniate a discutere sulla prossima legge in favore delle multinazionali?
In piedi, come se stessero rendendo omaggio a una vera icona, i deputati e i senatori hanno mostrato a tutti quanto il loro cuore batta forte per il bene della fede — o almeno così ci vogliono far credere. L’applauso finale è stato così lungo che avremmo potuto pensare di trovarci a un concerto rock invece che in Parlamento. La vera domanda è: chi piange per Papa Francesco e chi lo fa perché si sente obbligato a farlo davanti ai media?
Intanto, il lungo applauso ha risuonato tra le pareti di un’istituzione che spesso dimentica il senso di umanità e discrezione. Sarà difficile dire se l’applauso fosse per il rispetto verso un uomo che ha cercato di portare un messaggio di amore, o se fosse solo un modo per spazzare sotto il tappeto tutto quello che è stato fatto — o, per meglio dire, non fatto — in questi anni in Parlamento.