Questa chicca, denominata “Mobilitiamoci per i diritti della popolazione palestinese”, è stata presentata durante il consiglio comunale di lunedì scorso da quella colta e sempre impegnata Coalizione Civica per Padova, e ha goduto di un’insolita unanimità tra la maggioranza, perché si sa, le cause umanitarie sono sacre, specie se messe in mostra con tanto clamore. Parrebbe quasi una pagina rubata al manuale di “come fare il perfetto eroe locale”.
Ma non finisce qui, perché la mozione vive nella sua magnificenza ironica chiamando il Comune a svolgere un’indagine da detective di periferia sui traffici armati o sul transito di componenti belliche verso Israele. In parole povere: una ricognizione degna di un film noir, su chi passa cosa, quando e come, nell’ormai pacifica Padova. E come se non bastasse, ci vuole anche una campagna di facciata contro l’apartheid e i cosiddetti crimini internazionali, con tanto di manifesti e materiali visivi affissi nei palazzi istituzionali, perché nulla dice “solidarietà” come un poster appeso in municipio.
Sostegni concreti o solo belle parole da selfie?
Entrando nel dettaglio della sceneggiata, troviamo l’ex assessora Chiara Gallani che illustra la colossale portata di questa iniziativa. Con la sua brillante mozione – condivisa da consiglieri altrettanto generosi di cuore come Pietro Bean, Etta Andreella e Alessandro Tognon – il Comune si impegna infatti non solo a rompere ogni rapporto con lo Stato di Israele che abbia anche solo sfiorato, per sbaglio o per volontà, l’illegalità nei territori di Gaza e dintorni, ma anche a farsi portavoce di un sostegno morale infinito al popolo palestinese. Una solidarietà da manuale, senza mezzi, senza concretezza, ma con la promessa affettuosa di non dormire più sonni tranquilli sul tema.
Come ciliegina sulla torta, grazie all’approvazione, il sindaco Sergio Giordani potrà finalmente conferire il massimo riconoscimento della città alla signora Francesca Albanese, la relatrice speciale dell’ONU per i territori palestinesi occupati dal 1967. Una mossa che suona più come un Oscar per la migliore interpretazione in difesa dei diritti umani, della pace e della cooperazione, piuttosto che un concreto passo politico o diplomatico. Insomma, la sostanza è poca, ma il gesto… è tutto un programma.


