Otto milioni di cani in casa: amici a quattro zampe o terapisti improvvisati?

Otto milioni di cani in casa: amici a quattro zampe o terapisti improvvisati?

Sono quasi 8 milioni i cani che popolano le case degli italiani, non solo come animali domestici, ma come veri e propri membri della famiglia. Anzi, spesso sono loro a prendersi cura di noi più di quanto noi facciamo con loro. Gli ultimi anni hanno evidenziato che il miglior amico dell’uomo possiede “super poteri” insospettabili: dalla capacità di fiutare patologie come il diabete e – in fase sperimentale – tumori, fino a offrire un supporto psicologico che può migliorare notevolmente il decorso di certe malattie.

Oggi, giornata mondiale del cane, celebriamo anche questi insospettabili talenti “curativi” che ci regalano, aggiungendo un ulteriore motivo per amarli senza riserve.

Federico Coccia, veterinario, non potrebbe essere più chiaro: “Festeggiamo un essere senziente, di importanza fondamentale per la vita di tante persone. Dovremmo farlo ogni giorno.” Secondo lui, avere un cane significa avere un compagno di vita con cui condividere momenti, giochi ed emozioni positive. E non è tutto: “Molti sono ‘eroi’ silenziosi. Solo loro, con il loro olfatto, possono scovare una persona sotto le macerie, avvertire la presenza di un ordigno, o rilevare qualcuno sepolto sotto la neve dopo una valanga.”

Se vi sembra poco, ecco che anche nella gestione quotidiana della fragilità umana, i cani dimostrano il loro essere ‘eroi’ discreti. La pet therapy, nata in America negli anni ’70, non è una moda da influencer ma una vera scienza con evidenti benefici per chi soffre di problematiche fisiche o psichiche.

Non serve nemmeno che siano a supporto diretto dei malati: la semplice presenza di un cane in reparti pediatrici o strutture per anziani aiuta a combattere isolamento e solitudine, un beneficio che diventa quasi una terapia. Per gli anziani soli in città, occuparsi di un cane varca il confine dell’affetto e diventa un potente stimolo quotidiano: portarli fuori, nutrirli, prendersi cura di loro infonde un senso di scopo che spesso manca.

Poi ci sono i ‘cani medici’, i veri protagonisti della storia: cani che fiutano alterazioni nel livello di zucchero nel sangue dei diabetici, che allertano con un abbaio i malcapitati o i loro familiari, e che in casi ancora più sorprendenti hanno individuato tumori fino a quel momento sconosciuti. Una collaborazione che fa quasi girare la testa.

“I cani ci ripagano,” racconta ancora Coccia, “per tutte le attenzioni che riserviamo loro, perché li riconosciamo come esseri viventi senzienti, non più come semplici strumenti da guardia o da caccia. Abbiamo capito che il loro rispetto nei nostri confronti si traduce in un benessere reciproco.” Chi l’avrebbe mai detto? Da semplici ‘oggetti’ a esseri consapevoli, con tanto di curriculum da terapeuti e supereroi involontari.

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