Ancora (almeno) sette anni e mezzo. Sì, avete capito bene, nel fantastico mondo della pianificazione pubblica, il futuro ospedale di Padova non aprirà prima della fine del 2032. Ma, ahimè, la battaglia per il suo nome è già iniziata. Dopotutto, se un ospedale con tanto di storia, legato al vescovo Nicolò Giustiniani che, nel lontano 1700, pensò bene di costruirlo, si chiama Giustinianeo, perché non dare il nome di una santa all’ospedale che nascerà in zona San Lazzaro? A quanto pare, ci sono due fazioni che combattono per il primato. E indovinate un po’, i loro nomi sono altrettanto affascinanti quanto i relativi schieramenti.
Da una parte, con l’energico supporto dell’assessora alle Politiche di genere, Margherita Colonnello, troviamo un gruppo di entusiasti locali come la pittrice e fotografa Sonia Biasi e Angela Montemurro, un membro della Commissione regionale per le pari opportunità. Queste menti illuminate ambiscono a intitolare il nuovo ospedale a Tina Anselmi, la prima donna in Italia a fare il ministro (del Lavoro e poi della Sanità per un breve periodo, giusto per rimanere nella storia) e, udite udite, la creatrice della sanità pubblica. Non è affascinante? Ma la loro petizione online su www.change.org non è mai stata così popolare: più di 16 mila firme sono già state raccolte in un battito di ciglia!
Ma ecco la chicca: Biasi e Montemurro ci ricordano con fervore che, nella loro amata città, solo tre luoghi pubblici su cento sono intitolati a donne. E per di più, la maggior parte di queste è di religione! Sarà un segnale che c’è bisogno di un riequilibrio? Certo, perché intitolare un ospedale alla prima donna ministro è sicuramente una soluzione semplice ai problemi di parità di genere. Del resto, chi non ama un po’ di simbolismo sporadico, giusto?
E ora, cari lettori, preparatevi a scontrarvi con la controparte! Nello schieramento avverso troviamo il comitato che, incredibilmente, propone di intitolare il nuovo polo medico al San Leopoldo Mandic. Non vorrete che la tradizione religiosa e la venerazione dei santi vengano messe in discussione, vero? Dopo tutto, non è che abbiamo bisogno di un punto di vista più moderno e inclusivo, giusto?
Intanto, il futuro dell’ospedale attende con ansia di essere battezzato, mentre noi continuiamo a riflettere sul fatto che l’arte di nominare è l’arte di mantenere il controllo. Quindi, tirate fuori i popcorn e preparatevi per il prossimo round di questa epica battaglia per un nome, perché non si sa mai quale sarà il titolo di questo spettacolo in divenire.
Ah, la meravigliosa eterna battaglia per dare un nome a un ospedale. Cosa c’è di meglio che riempire le pagine dei giornali con dispute su chi debba avere l’onore (o onore?) di intitolare una struttura sanitaria? Stiamo parlando di Tina Anselmi, leggendaria figura, partigiana e sindacalista, nonché l’inventrice del Sistema sanitario nazionale. Già, giusto per ricordare a tutti che senza di lei potremmo ancora essere in fila per un colpo di tosse.
Ma non temete, la competizione è spietata! Da un lato abbiamo i sostenitori di Anselmi, dall’altro i paladini del glorioso San Leopoldo Mandic, il patrono mondiale dei malati di tumore. Sì, ovviamente non ci sono nomi più importanti di lui, dato che ha già ricevuto una serie di firme effettive: ben 26 mila! Giusto, le firme contano più della sostanza, vero?
E parlando di sostanza, cosa dire del vicesindaco Andrea Micalizzi, che sembra avere un debole per i protagonisti di questa battaglia? Tra i nomi in gara troviamo Bruno Bandoli, ex capo di gabinetto e attuale guru della comunicazione per il suo ospedale, e Giampiero Avruscio, primario di Angiologia. I protagonisti della nostra commedia locale, direi!
Il rettore del santuario di piazzale Santa Croce, fra Marco Trivellato, ha anche voluto dire la sua: “San Leopoldo ha trascorso gli ultimi 23 anni della sua vita a Padova”. Ah, la meraviglia del marketing sacro, dove la geografia e la storia diventano argomenti adatti per vendere nomi. Ma, per carità, Tina Anselmi è stata grande, non dimentichiamolo! D’altronde, la religione e la politica sono un’accoppiata perfetta, vero?
Quindi, prepariamoci per una lunga guerra di trincea, che si protrarrà fino, almeno, al 2032. Perché rinunciare a un buon dramma quando si può avere una saga della welfarizzazione eterna? Siamo sicuri che tra un po’ ci saranno anche merchandising e diritti televisivi, non vi pare?


