Sam Altman si crede intoccabile, ma Elon Musk ha altri piani. Il magnate di Tesla e SpaceX ha lanciato un’offerta monstre da 97,4 miliardi di dollari per prendere il controllo della (ex?) no-profit che gestisce OpenAI, scatenando una guerra aperta nel mondo dell’intelligenza artificiale. E, come sempre, i giochi di potere contano più del progresso tecnologico.
Altman, con la solita aria da vittima, accusa Musk di voler frenare lo sviluppo di OpenAI con cause legali e colpi bassi. “Dovrebbe competere con un prodotto migliore invece di usare tattiche da tribunale“, ha dichiarato, come se OpenAI fosse una società trasparente e immune da intrighi.
Altman sul filo del rasoio: il consiglio potrebbe scaricarlo di nuovo
C’è un problema più grande dietro questa faida tra miliardari: il futuro di Altman in OpenAI è tutt’altro che certo. Il consiglio di amministrazione, quello stesso organo che lo ha cacciato e poi ripreso nel giro di pochi giorni nel 2023, potrebbe riconsiderare la sua leadership.
L’offerta di Musk non può essere ignorata con un semplice “No, grazie”: deve essere valutata. E se il consiglio dovesse pensare che un cambio al vertice sia la soluzione migliore? Non sarebbe la prima volta che Altman si trova con la porta in faccia.
A rendere tutto ancora più torbido c’è il ruolo di Microsoft, che ha già investito miliardi in OpenAI e ora vuole raccogliere altri 40 miliardi di dollari per consolidare il proprio controllo. Ma cosa succede se Satya Nadella si stanca di questa guerra tra egomaniaci e decide di prendere il comando direttamente?
La burocrazia potrebbe affossare OpenAI prima ancora di Musk
Come se non bastasse, OpenAI deve fare i conti con il solito pasticcio burocratico: le autorità di California e Delaware devono dare il via libera alle modifiche strutturali dell’azienda. E sappiamo bene come funzionano questi iter: lenti, opachi e dominati da chi ha più soldi da spendere in lobbying.
Nel frattempo, Musk continua a provocare e Altman a difendersi, mentre OpenAI rischia di trasformarsi nell’ennesimo campo di battaglia per miliardari annoiati. L’intelligenza artificiale? Un dettaglio secondario in questa guerra di potere.