Obiettivo clima 2040: Europa si accontenta di tagliare solo il 90% delle emissioni e ci chiama legge climatica

Obiettivo clima 2040: Europa si accontenta di tagliare solo il 90% delle emissioni e ci chiama legge climatica
Climate Law europeo. Obiettivo? Un nuovo, intermedio e vincolante target climatico per il 2040: ridurre le emissioni nette di gas serra addirittura del 90% rispetto ai livelli del 1990. Sì, avete letto bene, un traguardo quasi utopico, promesso con quel sorriso rassicurante che solo la politica sa sfoderare.

Ovviamente, come in ogni buona fiaba, è stata concessa qualche (succulenta) scappatoia agli Stati membri per rendere il tutto un po’ meno indigesto. Perché, si sa, la transizione verde e la competitività europea devono viaggiare mano nella mano, come due amanti complici.

Flessibilità per tutti (anzi quasi)

Dal 2036, si potranno contare fino a cinque punti percentuali delle riduzioni di emissioni provenienti da crediti di carbonio internazionali “di alta qualità” – e no, non quelli a caso, ma quelli compatibili con l’ormai leggendario Accordo di Parigi. Per chi si stesse chiedendo perché proprio cinque punti, beh, la Commissione aveva proposto tre, ma i parlamentari europei hanno deciso che due in più fanno sempre comodo.

Ah, e non temete: dopo insistenze degne di un thriller diplomatico, il testo è stato dotato di garanzie aggiuntive per evitare che i vostri soldi finiscano a finanziare progetti che non piacciono proprio a Bruxelles. Perché, si sa, gli interessi strategici dell’UE sono sacri, anche se alle volte sembrano un po’ quanto meno discutibili.

La Commissione, dal canto suo, promette di analizzare tutte le opzioni per l’uso dei crediti internazionali nelle future normative che, guarda un po’, dovranno portare a quell’attonito traguardo del 2040. Nel frattempo, si sono premurati di sottolineare che il sistema europeo di scambio delle emissioni – detto con una sigla altisonante EU ETS – deve rimanere stabile. Che sarebbe come dire: “Giocate pure, ma non toccate il nostro bel giocattolo”.

Per non farvi mancare nulla, il patto include anche la possibilità di utilizzare rimozioni permanenti di carbonio “domestiche” per compensare quelle emissioni che proprio non si riesce a ridurre, nel contesto di questo stesso sistema. Poi, perché complicarci la vita meno possibile, sarà aumentata la flessibilità tra settori e strumenti, così da raggiungere gli obiettivi in modo – almeno in teoria – più conveniente possibile.

Ah, e ciliegina sulla torta: l’avvio del famigerato ETS2, la nuova versione del sistema di scambio per le emissioni di CO2 derivanti dalla combustione di carburanti in edifici e trasporti su strada, slitta di un anno, passando dal 2027 al 2028. Come dire, “Prendetevi un attimo di respiro, anche noi dobbiamo digerire questa rivoluzione ecologica”.

Rivediamo tutto (ma non troppo)

Ogni due anni, per non lasciare spazio a interpretazioni folli, la Commissione Europea si impegna a fare il punto della situazione. Ovviamente riflettendo sulle più recenti conquiste scientifiche, sugli sviluppi tecnologici e, da non dimenticare, sulla competitività internazionale che tanto ci addolora.

Questa fatidica revisione non solo valuterà se le rimozioni nette di carbonio sono a passo con i nostri ardimentosi piani per il 2040, ma controllerà pure se ci sono intoppi nell’implementazione e se possiamo spingere ancora un po’ sull’acceleratore per dare una bella spinta all’industria europea. Ovviamente, non si dimenticherà di osservare attentamente l’oscillazione dei prezzi dell’energia e come questa simpatica altalena incide sui bilanci di imprese e famiglie. Spoiler: probabilmente male.

Se dall’analisi dovessero emergere dubbi o grane, si predisporrà un nuovo emendamento alla legge sul clima dell’UE. Questo potrebbe significare cambiare il bersaglio del 2040 o adottare misure supplementari, magari per proteggerci da quel famigerato mostro chiamato competizione internazionale, salvaguardare la prosperità – parola magica – e soprattutto la stabilità sociale, che in tempi di crisi climatica suona quasi come una barzelletta.

Cosa ci riserva il futuro prossimo

Ora tocca al Parlamento Europeo votare questo magnifico accordo “informale” e, per non farci mancare nemmeno una formalità, toccherà pure al Consiglio dargli il suo benestare. Dopodiché, e solo dopo 20 giorni dalla pubblicazione sulla celebre Gazzetta Ufficiale dell’UE, l’accordo potrà finalmente entrare in vigore e darci la carica verso un futuro ridenti e verdi.

Un po’ di storia che non guasta

Non dimentichiamo, però, che tutta questa teatralità giuridico-ambientale si basa su un caposaldo: il Climate Law Europeo, che impegna ufficialmente tutti gli Stati membri a raggiungere la tanto decantata neutralità climatica entro il 2050. Nel frattempo, ci siamo gentilmente posti l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, sempre in rapporto ai livelli del 1990.

Certo, vedere come questa impalcatura di promesse e revisioni periodiche si trasformerà in risultati concreti sarà uno sport da seguire con attenzione (e un pizzico di sano cinismo). Del resto, non è la prima volta che i grandi progetti europei promettono mari e monti e poi… beh, lasciamo che il tempo sveli lo spettacolo.

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