Nel meraviglioso compromesso tra burocrazia e innovazione, è stato deciso che le piante NGT1 – quelle che potrebbero tranquillamente nascere da sole o attraverso incroci tradizionali – saranno esentate dalla maggior parte delle noiose e opprimenti regole sul precauzione degli organismi geneticamente modificati (OGM). Le NGT2, ovvero tutte le altre varianti più spinte, rimarranno invece sotto il guinzaglio delle regole europee. Naturalmente, queste regole si applicheranno sia alle piante coltivate nella UE che a quelle importate, perché la coerenza è importante (almeno sulla carta).
Definire le NGT1 e NGT2: una questione di parole e divieti
Parlamento e Consiglio si sono messi d’accordo su criteri molto specifici per capire cosa sia una pianta NGT1, e per la gioia di chi ama le liste del “non si può fare”, hanno pure previsto una lista d’esclusione di caratteristiche vietate in queste piante, come effetti insetticidi e resistenza agli erbicidi. Insomma, se una pianta è un po’ troppo potente o fastidiosa, meglio lasciarla nel mazzo NGT2, quella sotto stretto controllo.
In più, dato che qui si parla quasi di salvezza del pianeta, la Commissione e gli Stati membri dovranno guardare con occhio vigile la sostenibilità di queste piante modificate, raccogliendo dati – come se non ci fossero mille cose più urgenti – per valutare se davvero resistono al cambiamento climatico e ai parassiti, o se si tratta solo di un altro trucco per vendere more fancy.
Brevetti, proprietà intellettuale e le solite polemiche da mercato
Il compromesso informale lascia la porta aperta ai brevetti sulle NGT, tranne per quelle caratteristiche naturali o prodotte “biologicamente”. Naturalmente, i deputati hanno voluto qualche salvaguardia per evitare che il mercato venga completamente risucchiato dai giganti del settore, assicurando che gli agricoltori possano conservare e ripiantare i semi, perché la libertà è bella, soprattutto se a parole.
Per fare un piccolo favore ai produttori di sementi e aumentare la “certezza legale” (leggasi: meno grattacapi), la Commissione promette di lavorare entro 18 mesi a un codice di condotta europeo sui brevetti. In soldoni: norme più chiare per le licenze, contenziosi risolti amichevolmente, magari un caffè e via. Tutto molto bucolico, finché non spunta la solita “presenza involontaria” di materiale brevettato nei campi, causa crisi nervosa per gli agricoltori.
E se dopo un’analisi rischia di uscire fuori che l’accesso ai NGT brevettati è complicato come entrare in una villa blindata… beh, la Commissione dovrà fare qualcosa, tipo altre leggi, così per non farsi mancare niente.
Tracciabilità, etichettatura e libertà di dire “no”
È stato deciso che tutte le varietà di piante contenenti o derivate da NGT1 devono comparire ben evidenziate in tutte le banche dati ufficiali e che ogni sacco di semi debba essere etichettato NGT1, così gli agricoltori possono fare scelte informate. Eh sì, perché l’informazione è potere, a patto di non essere troppo chiara.
Ovviamente, per le piante NGT2 la trasparenza è totale con tracciabilità e etichettatura obbligatorie. E come ciliegina sulla torta, gli Stati membri avranno il diritto di limitare o addirittura vietare la coltivazione di NGT2 dopo l’autorizzazione, nella grande e splendida tradizione delle regole sugli OGM. Viva la libertà di scelta, ovviamente condizionata dall’Europa a seconda delle varie necessità politiche.
L’agricoltura biologica nel mirino, ma non troppo
In pieno stile “proteggiamo la natura ma fino a un certo punto”, le NGT non saranno ammesse nella produzione biologica. Ma attenzione, se per sfortuna incrociata dovesse capitare qualche impronta NGT1, non è una violazione. La Commissione, all’ombra di qualche ufficio, valuterà se queste nuove regole creeranno problemi amministrativi, economici o pratici per i coltivatori bio o per i consumatori. Quindi la porta è chiusa, ma con il pugno di velluto.
Jessica Polfjärd, relatrice del Parlamento Europeo, ha esultato dopo l’accordo:
“Questo è un giorno storico. L’UE fa il primo passo per dare agli agricoltori accesso a una nuova tecnologia da premio Nobel. Una tecnologia che permette di coltivare piante resistenti al cambiamento climatico e capaci di rendere di più su meno terreno. È cruciale per rafforzare la nostra sicurezza alimentare. L’accordo odierno rappresenta una svolta che potenzia non solo la competitività dei nostri agricoltori, ma anche la posizione dell’Europa nella ricerca e innovazione.”
Prossimi passi e il grande sogno della sostenibilità
Adesso tocca a Parlamento e Consiglio ratificare l’accordo in seconda lettura, come da copione. Poi tutto diventerà legge 20 giorni dopo la pubblicazione sul Gazzetta Ufficiale UE, ma entrerà in vigore solo dopo due anni. Chissà che nel frattempo qualche batteria di cellulari non decida di farci un favore al clima.
Lo scopo di queste nuove norme è rendere il sistema alimentare più sostenibile e resistente: piante più resistenti al clima e ai parassiti, con rese migliori e che richiedono meno fertilizzanti e pesticidi. Intanto, fuori dall’Europa, certi prodotti NGT sono già sul mercato da un pezzo, come mais, grano e riso che bevono meno acqua, o banane e funghi che si ossidano meno. A noi il piacere di adeguarci con la solita calma continentale.



