Giovedì 4 dicembre 2025, nella scintillante cornice della sede di Unindustria a Roma, si è consumato il gran convegno dedicato a uno dei temi più elettrizzanti del momento: la concorrenza nel settore sanitario. Perché, diciamolo, niente suscita tanta adrenalina come la competizione quando si parla della salute dei cittadini. Ecco che, tra una tazzina di caffè e l’altra, si è discusso di principi altisonanti come quello della concorrenza nel panorama nazionale ed europeo, della governance aziendale chiamata a gestire questo meraviglioso caos, e infine della semplice meraviglia di come lo stesso principio venga implementato – o no, chissà – a livello regionale.
Il principio della concorrenza: un’utopia a livello nazionale ed europeo
Ah, la concorrenza! Quel miraggio che dovrebbe stimolare efficienza e qualità, ma che spesso si trasforma in una giostra di norme incomprensibili e burocrazia sterile. A livello nazionale, la favola vuole che gli attori del sistema sanitario si sfidino come gladiatori nell’arena, portando innovazione e benefici ai pazienti, ma nella pratica si assiste invece a uno stillicidio di interessi contrapposti, regole che si intrecciano come spaghetti e qualche rara eccezione composta da buone intenzioni. Ovviamente, la sceneggiata si replica anche in Europa, dove il concetto di mercato unico dovrebbe facilitare la competizione tra i vari sistemi sanitari nazionali. E invece, si assiste a una messinscena di regolamenti che lasciano ognuno a fare un po’ quel che vuole, perché la coerenza… beh, quella è un optional.
Governance aziendale e concorrenza: il matrimonio perfetto della confusione
In un quadro così complicato, la parola d’ordine è “governance”. Se non sai come governare un’azienda sanitaria che deve competere oltretutto in un mercato regolato alla leggera, non temere: il convegno ti assicura che si tratta solo di trovare l’equilibrio giusto tra controllo rigido e flessibilità creativa. Ovviamente nessuno spiega esattamente come fare, se non con qualche frase ad effetto e un paio di slide piene di grafici incomprensibili. La verità è che il concetto di governance resta uno di quei cliché utilissimi per fare bella figura con gli stakeholders, mentre sotto sotto tutti cercano di capire come adattarsi a un mondo dove la concorrenza rischia di essere solo un miraggio per pochi fortunati.
Il buon vecchio principio di concorrenza nelle regioni: un’attuazione a singhiozzo
E qui, signore e signori, si tocca il picco del miracolo italiano: l’attuazione della concorrenza a livello regionale. Mentre alcuni territori giocano a sfidarsi per migliorare servizi e prezzi, altri si crogiolano in rendite di posizione che definire impenetrabili sarebbe un eufemismo. Come in ogni favola che si rispetti, il diavolo è nei dettagli, e in questo caso nei bilanci regionali, nelle lobby locali e nelle infinite dialettiche politiche che trasformano un processo ormai consolidato in una tragicommedia fatta di rinvii, incomprensioni e – perché no – qualche mezzo sabotaggio.
Il risultato finale? Una tela di Penelope che si disfa solo per essere di nuovo tessuta, mentre gli utenti restano in fila, tra disservizi e promesse mancate. In tutto questo, la parola “concorrenza” pare più una reliquia da sventolare nei convegni piuttosto che una realtà tangibile.
In conclusione, il convegno di Unindustria ha regalato a tutti i fortunati partecipanti una sfilata di buoni propositi, qualche analisi più o meno approfondita e, soprattutto, un corposo inventario di contraddizioni da cui partire per rilanciare – o forse solo per ripetere – quella narrazione brillante eppure così maldestra che è la gestione della concorrenza nel nostro sistema sanitario.

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