L’Osservatorio Napoli economia e società ha deciso di fare i conti con la realtà, o almeno di provarci, e ha tirato fuori un report sul rapporto tra Napoli e il famigerato Pnrr. Ovviamente presentato a Palazzo San Giacomo, perché nulla urla “trasparenza” come una conferenza in Comune a un anno e spiccioli dal drastico taglio del nastro finale degli investimenti recovery. Il sindaco Gaetano Manfredi ci ha illuminati spiegando che il Pnrr è nientemeno che “uno strumento di investimento che serve a ridurre i divari, sia Nord-Sud sia quelli interni alle città e alle aree metropolitane”. Beninteso, nulla di sorprendente, ma la vera chicca è la naturalezza con cui i “maggiori investimenti” si sarebbero concentrati nelle periferie, quelle grandi dimenticate da rigenerare con urbanistica, trasporti e riqualificazione sociale.
Manfredi, assieme a una schiera di entusiasti assessori e dirigenti, puntualizza: “Le scelte fatte rispecchiano questo principio, che è la vera sfida della città”. Te credo, migliorare Napoli è come tentare di tenere in piedi un castello di carte con una mano sola: certo bisogna curare il centro storico, ma pare che la vera poesia stia nell’investire sulle periferie e tutta l’area metropolitana, così da annullare quei fastidiosi divari sociali e territoriali. Insomma, un’intenzione perfetta, stile “Salviamo il mondo in 10 mosse”.
Dietro i riflettori ci sono, oltre al sindaco Manfredi, anche il fantasioso assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, i saggi membri dell’Osservatorio Napoli Economia e Società Francesco Izzo e Gaetano Vecchione, la capo gabinetto Maria Grazia Falciatore, il direttore della Svimez Luca Bianchi, e la vicesindaca urbanista Laura Lieto. Insomma, un parterre di esperti che fa tornare la speranza almeno fino al prossimo report.
Le promesse del Pnrr e la realtà dei numeri
Entriamo nel vivo dei numeri, sempre quelli che fanno più sembrare un miracolo o un brutto scherzo del destino. Nel periodo 2021-2026, il magico Pnrr promette investimenti a Napoli per una cifra da capogiro: circa 3,9 miliardi di euro. Non proprio spiccioli per una città spesso trattata come terz’ultima ruota del carro.
La stima ufficiale di Svimez – altra pietra miliare del dibattito sul Sud – è di un impatto sul PIL di ben 1,9 miliardi, vale a dire il 7% del prodotto interno lordo cittadino. E per i fortunati occupati partenopei? Si parla di circa 8.000 nuovi posti di lavoro, pari al 3,4% dell’intera forza lavoro. Una rivoluzione copernicana, o forse solo una piccola scintilla in una città che, critica a parte, ha bisogno di più di una scintilla per decollare davvero.
Il Pnrr si struttura su tre assi strategici che ovviamente sembrano perfetti sulla carta: rigenerazione urbana, mobilità sostenibile e inclusione sociale. Tre grandi parole, tre grandi missioni, tutte da declinare in pratica, dove il fallimento è sempre dietro l’angolo ma la speranza non si nega a nessuno.