Il presidente della Provincia si è espresso sul tema con una dichiarazione che farebbe ridere se non fosse tragica: «Il taglio del 70% ai fondi per la manutenzione straordinaria operato dal governo è un colpo durissimo per i territori e in particolare per la Provincia di Brescia. Gestiamo direttamente circa 2000 chilometri di strade provinciali, in un territorio tra i più vasti e complessi d’Italia».
Il presidente della Provincia di Brescia, Emanuele Moraschini, non si è fatto sfuggire l’occasione per lamentarsi di questo “colpo mortale” ricevuto, ai ai! Che coincidenza! Proprio mentre lui gestisce un territorio intriso di complessità: dalle valli alpine di Val Camonica, Val Trompia e Valle Sabbia, fino alla pianura della Bassa Bresciana e ai magnifici laghi di Garda, Iseo e Idro. È evidente che un simile contesto renda ogni intervento infrastrutturale più complicato, delicato e, perché no, costosissimo!
Naturalmente, garantire la sicurezza stradale in un panorama così ricco di delicati equilibri non è affatto un compito marginale; anzi, è un dovere istituzionale imprescindibile. Chi, altrimenti, si preoccuperebbe dei cittadini che si avventurano su quelle strade potenzialmente pericolose? Ma non preoccupatevi, il governo sa sempre dove investire, e a quanto pare le strade non rientrano nei suoi piani.
Secondo Moraschini, nel ben noto e straordinario biennio 2025-2026, si sono “sottratti” ben 385 milioni di euro su un totale di 550 milioni già assegnati alle Province. Per Brescia, questo si traduce in un passaggio impercettibile da 4,2 milioni a soli 1,2 milioni di euro all’anno. Ma chi se ne importa? Un semplice e indolore taglio del 70% che compromette progetti e cantieri già in fase di realizzazione. Ma ben venga, l’importante è che il governo continui a manifestare la sua spiccata attenzione nei confronti di opere megagalattiche, come il famosissimo ponte sullo Stretto di Messina.
«È una scelta gravissima, che mette a rischio diretto l’incolumità delle persone e la continuità amministrativa», commenta il presidente, che non ha esitato a contestare la linea del suo stesso partito al governo. Davvero un atto di ribellione notevole! Diciamolo, dal 2025 al 2036 i tagli ammonteranno a un tot non indifferente: 1,7 miliardi a livello nazionale. Fondi sottratti alla sicurezza delle strade di tutti noi, per alimentare la realizzazione di un’unica grandiosa opera. Ma in fondo, chi può dirlo, forse è solo la strada del progresso. E chi ha bisogno di strade sicure quando il ponte sullo Stretto sarà finalmente un simbolo di un’epoca gloriosa?
«Noi non siamo contrari allo sviluppo, ma non può avvenire a spese dei territori e dei cittadini che ogni giorno percorrono strade che rischiano di diventare un’epopea di incognite e insidie», ha aggiunto Moraschini, con un certo fervore che non può fare a meno di far sorridere. Quindi, che ne sarà di noi e delle nostre strade? Rimanete sintonizzati, il dramma è appena iniziato!
Parliamo un attimo delle Province, questi misteriosi enti a metà strada tra il mito e la realtà. È davvero sconcertante come si continui a giocare con i loro fondi, come se fossero semplici pedine in una scacchiera politica. 385 milioni di euro? Oh, ma chi li considera più? Perché, diciamocelo, dove mai avrebbero trovato la faccia di ripristinarli? Ecco, pare che ci sia bisogno di una nuova consapevolezza: le Province non sono certo enti di serie B. Magari un giorno se ne accorgeranno anche i nostri cari governanti.
Già, ci si affida a loro per garantire funzioni essenziali eppure si fa finta di niente. Un po’ di logica, per favore! Se si vuole che questi enti gestiscano i servizi essenziali, allora almeno mettete nelle condizioni di farlo. Quella di FdI è una richiesta che suona quasi come un ricordo di un’estate che non tornerà più. Forse la vera domanda è: chi è veramente pronto a prendersi la responsabilità per tutto questo?
È ora di smettere di nascondere la testa nella sabbia e iniziare ad affrontare la realtà. Ma, naturalmente, l’ironia è che il cambio di passo sembra sempre un miraggio in un deserto di indifferenza. Al bando le promesse vuote e le dichiarazioni di intenti; servono fatti concreti! Inoltre, le Province non sono sole in questo viaggio: l’attenzione diffusa debba ricadere anche su come vengono gestiti gli enti locali e soprattutto su chi se ne fa carico.
Se davvero vogliamo che il sistema funzioni, è fondamentale riconoscere il valore delle Province e, in effetti, di chi ci lavora. Senza il giusto supporto, non possono fare altro che galleggiare su un mare di inefficienze e promesse infrante. Quindi, un plauso a chi si batte per il ripristino immediato dei fondi e per una vera ristrutturazione del ruolo delle Province. Ma attenzione: le rivoluzioni non si fanno a colpi di slogan.


