Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha deciso finalmente di mettere la parola fine al famigerato anonimato dei monopattini elettrici con un decreto che introduce contrassegni identificativi, una specie di “targa personale leggerissima” per questi mezzi. Non una vera immatricolazione, eh, che sarebbe costata troppo ai cittadini, ma un distintivo elegante e visibile per renderli rintracciabili in caso di guai.
Il provvedimento attua le nuove direttive della legge 177/2024 che ha già rivoluzionato il Codice della Strada con misure “innovative” – tipo l’obbligo del casco anche per chi ha superato la maggiore età e, appunto, il sistema di identificazione per i monopattini. Così, per superare l’attuale situazione “tutto anonimo tutto permesso”, ogni monopattino dovrà avere il suo contrassegno personale e non cedibile, perché la sicurezza è uno scherzo serio.
Non aspettatevi dunque la solita vecchia targa, perché il decreto punta tutto su un’etichetta sobria, di dimensioni e forma precise, facile da applicare e soprattutto senza aggiungere costi assurdi ai proprietari. Il contrassegno dovrà trovare posto in evidenza sul mezzo: se c’è un parafango posteriore con alloggiamento apposito, lì è il posto giusto; altrimenti, si va sul davanti al piantone dello sterzo, a un’altezza da terra compresa tra 20 centimetri e 1,20 metri. Perfetto per chi vuole essere visto senza fatica.
Naturalmente, il MIT è già in trattativa con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per stabilire costi di produzione, spedizione e prezzo finale, con la promessa di mantenere le tariffe “sostenibili”. Perché niente dice “libertà” come un balzello ben calibrato.
In attesa della pubblicazione ufficiale in Gazzetta Ufficiale, il ministro si è detto molto soddisfatto di questo primo “passo concreto” verso l’effettiva attuazione del nuovo Codice della Strada, sottolineando che il contrassegno non è solo un dettaglio estetico: sarà indispensabile per far scattare l’obbligo dell’assicurazione RCA e potenziare i controlli su strada. Insomma, un’accoppiata perfetta per aumentare caselle da spuntare e multe da fare.
Non pago di questo, il MIT ha già richiesto ai ministri della Interno e dell’ANCI i dati sulle sanzioni per chi trasgredisce l’obbligo del casco, giusto per tenere tutto sotto controllo e sapere quanti irriducibili rimangono in circolazione senza protezione. Sorveglianza che suona proprio come una bella carezza consolatoria per chi vuole sentirsi “responsabile”, mentre ci si fa un giro in monopattino.
In definitiva, con questo pacchetto di misure “sicure e moderne”, il MIT si conferma come il paladino di una mobilità urbana che tenta di incastrare il diffondersi selvaggio dei monopattini nelle città italiane. Ormai non si possono più lasciare questi mezzi liberi come l’aria senza almeno un’etichetta da esibire, perché la sicurezza è sacra, anche se sembra un modo elegante per moltiplicare le regole e complicare la vita dei cittadini.



