Ministro Urso giustifica il taglio della fila di Olga Sokhnenko con minacce alla moglie: roba da film, non da aeroporto

Ministro Urso giustifica il taglio della fila di Olga Sokhnenko con minacce alla moglie: roba da film, non da aeroporto

Che sorpresa! Olga Sonhnenko, la moglie del nostro super tutelato ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ricevuto minacce nel lontano 2023. Da allora, sembra che la sua sicurezza sia stata aumentata a livelli stratosferici, tanto da concederle privilegi come “saltare la fila” ai controlli aeroportuali. Lo abbiamo scoperto grazie al fervente imbarazzo social di Luca Zingaretti, che ha sollevato il polverone del secolo. Ovviamente, tutto in nome della sicurezza.

Ovviamente, non poteva mancare l’intervista – o meglio, la non-risposta – del ministro, che ha già avuto modo di difendersi con una letterina inviata a La Repubblica. Ha ribadito, con tutta la solennità del caso, che non è vero che non ha risposto alla domanda “Era giusto scavalcare la fila?”.

Afferma che la risposta era “ammucchiata” in qualche sua precedente affermazione, dove ha enfatizzato che è la scorta a decidere in totale autonomia se la situazione di sicurezza impone qualche scorciatoia. E come ciliegina sulla torta, cita una circolare interna ignorata da tutti: la mirabolante n.601/I/B18-11/9195/OES/2013/R datata 16 ottobre 2013. Davvero una gemma bureaucratica da manuale.

Una minaccia, un privilegio e la fila da ignorare

Ma perché questa strana attenzione nei confronti della consorte? Beh, Urso ci fa sapere che il 27 ottobre 2023 successe qualcosa di talmente drammatico da giustificare questo trattamento di favore. Tuttavia, come sempre, i dettagli succosi non vengono consegnati al pubblico, evidentemente troppo impegnato a indignarsi per questioni di fila o “favoritismi da ministro”.

E così, tra una minaccia nebulosa e una scorta iperprotettiva, la signora Urso si gode qualche corsia preferenziale senza nemmeno dover giustificare troppo. Intanto, Zingaretti e la folla si scandalizzano, ma che diamine, se ce l’hanno detto è tutto normale, è per sicurezza, non per piacere!

Ma la vera perla resta la linea difensiva ufficiale: non è che si violano regole o si abusa del potere, anzi, è che la scorta ha “valutato” che lei deve passare prima degli altri. Una decisione autonoma e misteriosa, approvata da burocrati invisibili e circolari così criptiche che quasi nessuno sa se esistano davvero.

Una follia comica da manuale, che mostra come la sicurezza personale di figuri pubblici possa diventare la scusa perfetta per danneggiare quel tanto odiato senso di equità tanto caro a noi comuni mortali. Ma attenzione, niente di scandaloso: è tutto in coppia con la giustizia e il dovere istituzionale, non un “salto fila” da poveri mortali.

E così il ministro Urso può dormire sonni tranquilli, ben protetto dalla sua armatura di protocolli, circolari e una moglie minacciata che passa prima di noi poveri comuni cittadini. Dovremmo forse applaudire? O più semplicemente imparare a sorridere, guardando la fila alle nostre spalle? Tanto per cambiare, la sicurezza viene prima di tutto, anche del buon senso.

Immaginate la scena: una lettera di minacce, corredata da ben due proiettili, inviata al ministro Urso. Naturalmente, con un riferimento esplicito e gentile all’idea di prendere di mira persino sua moglie, tutto rigorosamente per “motivazioni istituzionali” legate alle procedure di golden power, ovvero quel segreto d’ufficio così facilmente invocato e mai spiegato.

Che sorpresa scoprire che il nostro caro ministro, impegnato nelle sue eroiche scelte amministrative, si sia trovato improvvisamente a dover proteggere non solo se stesso ma pure la sua consorte, un dettaglio non da poco: ecco spiegato perché la moglie gode di una scorta pari a quella del marito. Naturalmente, un privilegio imprescindibile per chi osa solo toccare certe stanze ministeriali.

Ecco il tocco da thriller di bassa lega: la lettera minatoria non si limita a insulti, ma sventola la conoscenza “dettagliata” dei luoghi di residenza e delle abitudini di famiglia. Tutto ciò, unito a qualche “altro inquietante elemento”, ha convinto il ministro a mantenere la massima discrezione, evitando di trasformare questa chicca in cronaca pubblica. Ovviamente, la denuncia è stata subito affidata ai carabinieri di Roma, perché l’autorità giudiziaria faccia il proprio dovere con i dovuti accertamenti.

Il ministro, in vero stile da politico impeccabile, conclude affermando che lui e la moglie preferiscono “particolare discrezione e cautela”. Tradotto: meglio non far sapere troppo, non sia mai che qualcuno inizi a farsi troppe domande sull’efficacia delle misure di sicurezza o sull’effettiva gravità delle minacce.

Un ministro troppo impegnato per notare

Nell’intervista di questa mattina, il nostro indaffarato ministro ci regala una perla di totale disimpegno, raccontando di aver accompagnato moglie e figlio all’aeroporto, ma di essere stato così preso dall’organizzazione di un incontro successivo da passare tutto il tempo al telefono. Quindi, niente da segnalare o notare riguardo a ciò che è realmente accaduto intorno a lui.

Urso con la sua solita bonomia ammette: “Mi rammarico se questa cosa possa aver recato disagio ad altri. Non è nel mio stile, come sa chi mi conosce”. Ah, certo, perché nulla dice “stile” come ignorare un possibile pericolo che coinvolge direttamente la propria famiglia mentre si è intenti a tintinnare con il cellulare, magari fingendo un’aria più importante di quanto sia in realtà.

L’ironia – ma anche il gusto amaro – sta nel fatto che le “confirmations” di questo tipo dovrebbero far riflettere più sulla sicurezza reale e meno sulle formalità di rito che sembrano più atte a preservare facciate politiche che vite umane.

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