Un bambino di un anno decide che il quinto piano è il posto giusto per una discesa avventurosa. Sì, avete capito bene: il piccolo si è infilato tra le sbarre del parapetto di un terrazzo a Mestre e ha fatto un volo che farebbe invidia a un trapezista, se non fosse stato per una tettoia in lamiera che gli ha fatto da cuscinetto, attenuando una caduta che poteva essere fatale.
Naturalmente, nonostante la “fortunata” presenza di questo improvvisato paracadute, la corsa all’ospedale di Padova è stata d’obbligo, e il piccolo è ora ricoverato sotto stretto controllo medico. Nel frattempo, sul posto sono arrivati i carabinieri pronti a smontare pezzo per pezzo ogni dettaglio per capire come un bambino così piccolo abbia potuto trasformare un parapetto in un trampolino di lancio.
Già, perché mentre la sicurezza dei nostri edifici dovrebbe essere più che garantita, la realtà ci ricorda che a volte basterebbe una sbarra o una piccola distrazione per cambiare il corso del destino di un bambino. E in questi casi, la prevenzione non è mai troppa.
Dai tentativi di ricostruzione emerge una dinamica piuttosto chiara ma comunque inquietante: il bambino, da solo e forse animato da quella curiosità esplorativa tipica della sua età, è riuscito a infilarsi in uno spazio che dovrebbe essere solo un dettaglio architettonico e non un possibile passaggio verso l’abisso.
Insomma, mentre qualcuno indagherà sulle responsabilità, resta da riflettere sul fatto che una tettoia in lamiera – così poco sexy nelle sue funzioni – si è trasformata nella salvezza di una vita. Nella migliore delle ipotesi, un caso che dovrebbe scuotere le coscienze più di un semplice incidente evitabile.
Il paradosso? La sicurezza domestica, quella che dovrebbe essere ovvia, continua a dimostrare quanto sia fragile e quanto ci voglia poco per trasformare la quotidianità in una tragedia sfiorata. Un appello implicito ma urgente a tutti, dalle famiglie alle istituzioni: basta sottovalutare questi dettagli, soprattutto quando in gioco c’è la vita di un bambino.