Così, indovinate un po’? La cultura, quel mondo apparentemente ricco di idee e di apertura mentale, resta, guarda caso, saldamente divisa: la cultura tedesca finisce nelle mani della sindaca, mentre quella italiana viene affidata ad Antonella Costanzo. Ma non finisce qui: urbanistica, grandi opere, scuola, sport e persino gli asili nido vengono infilati all’interno di un complesso meccanismo di codecisione degno delle migliori tragedie greche, dove non si capisce chi lavora, chi decide e chi, invece, recita la parte dello spettatore pagante.
Perfino dentro al partito di Zeller il voto non conta più di tanto: alle correnti interne, quelle vere detentrici del potere reale, non si comanda. Il risultato? Si insegue l’inerzia e si archiviano speranze di cambiamento.
Le deleghe distribuite: un gioco di potere tutto da ridere
Prendiamo ad esempio Christoph Mitterhofer, che rappresenta l’ala agricola del consiglio e ha avuto “l’onore” di vincere con 472 preferenze. Di simpatia verso il popolo ce n’è poca, visto che ha strappato il posto al più votato Reinhard Bauer (che, chissà per quale mistero, conserva il ruolo di capogruppo, già goduto nella passata legislatura). A Mitterhofer sono stati assegnati settori di rara attrattiva popolare come edilizia privata, strade, infrastrutture, macello civico, mercati e gestione del cantiere comunale: una vera e propria poltrona da sogno per chi desidera passare ore liete a discutere di burocrazia e cemento.
All’inossidabile Stephan Frötscher, simbolo di Merano e della cosiddetta Soziale Mitte (cioè gli ex Arbeitnehmer, che suona carino ma significa “lavoratori”), spetta il gioioso compito di occuparsi del sociale e dei lavori pubblici. Non bastasse, è stato ulteriormente arricchito con la gestione degli asili nido, prova che anche le faccende più minute possono diventare terreno di sfida politica.
La signora dell’ospitalità, Barbara Hölzl, titolare di un ruolo chiave nell’industria alberghiera, si occuperà di economia, turismo, arredo urbano, mobilità e – udite udite – sport, tutto con una gioiosa dose di co-determinazione. Sì, avete capito bene: una specie di “tutti decidono, nessuno decide” che ricorda i fasti delle precedenti sindache Heidi Siebenförcher e Gabriela Strohmer, entrambi volti noti ai cultori di aria fritta e figure di circostanza.
Alla nostra protagonista “coraggiosa” Antonella Costanzo, oltre alla cultura italiana è affidato un bel pezzo di ambiente, i giovani, la scuola (che divide con la sindaca, chissà in che modo) e i parchi gioco – perché non poteva mancare nemmeno un po’ di verde per far sognare i bambini in mezzo a tanto caos.
Infine, un tocco di modernità arriva con la democratica Daniela Di Lucrezia, incaricata di innovazione, informatica e anagrafe, forse l’unico reparto dove si spera che qualcosa effettivamente funzioni, anche se i precedenti inducono a scetticismo.
Inutile dire che, nel magico teatro delle assegnazioni amministrative di Merano, lo spettacolo è garantito: poco importa che la sindaca si dichiari progressista, perchè alla fine la realtà è tutta un passo indietro, un compromesso tiepido e quel buon vecchio folklore politico che tanto piace agli abitanti (o forse no).
Ah, le delizie della politica municipale a Merano, dove la distribuzione delle poltrone tra sindaca e vicesindaco sembra più un gioco di prestigio che una reale pianificazione strategica. In uno sforzo eroico di condividere tutto, dalla famigerata urbanistica alle grandi opere — quei temi che già hanno fatto scintille prima e durante la campagna elettorale — i due santi patroni del Comune si dividono un palco condiviso per disegnare niente meno che la Merano dei prossimi decenni. Peccato che, sotto la patina di collaborazione, si respiri più aria di scontro e fredde strategie da diplomatici in erba.
Naturalmente, la sindaca non poteva limitarsi alle sole funzioni di facciata imposte dal protocollo istituzionale: oltre a governare, si cimenterà anche nelle eleganti sfere della cultura tedesca e della scuola. Perché niente dice “leadership inclusiva” come occuparsi della cultura di una specifica minoranza linguistica, mentre si sorseggia il vostro caffè mattutino con uno sguardo sornione.
Nel frattempo, il vicesindaco Nerio Zaccaria si ritrova con un bel carico di responsabilità: bilancio, patrimonio, personale e sport — quest’ultima materia in compartecipazione con l’altro grande protagonista, Hölzl. Per aggiungere sale al piatto, ha anche ottenuto i rapporti con le partecipate e, dulcis in fundo, la gestione della falda di Sinigo, che fino a poco tempo fa era nelle mani dell’ex sindaco Dal Medico. Pare un modo sottile per lanciare una sfida a quei paladini di Fratelli d’Italia come Paola Zampieri, teorica dichiarata dello scontro su questa materia.
Insomma, un bel pacchetto di competenze da maneggiare con cura, visto che Zaccaria deve ora dimostrare a coloro che lo hanno criticato che il suo ingresso nella giunta Zeller non è stato solo un gesto di tradimento nei confronti delle Civiche, ma forse, chissà, un modo intelligente per garantire un minimo di rappresentanza alla componente italiana in questa cittadina perennemente bilingue e politicamente divisa. Chi l’avrebbe mai detto, la politica locale si trasforma – almeno nelle intenzioni – in un esperimento di convivenza linguistica e spartizione del potere. Fate largo, il teatro è aperto.