Medicina rivoluzionaria o solo moda tech? Come app e sensori stanno (forse) trasformando il diabete 1

Medicina rivoluzionaria o solo moda tech? Come app e sensori stanno (forse) trasformando il diabete 1

Il diabete di tipo 1, quel simpatico disturbo che di solito si manifesta nell’infanzia, consiste in un pancreas completamente incapace di produrre insulina, quell’ormone indispensabile per tenere a bada il glucosio nel sangue. Il risultato? Chi ne soffre deve infilarsi ago e siringa o appiccicarsi microinfusori ogni giorno. Nel frattempo, cercare di mantenere un equilibrio glicemico accettabile è una vera impresa vista la molteplicità di fattori personali come dieta, attività fisica e umore del momento, senza contare gli imprevisti. Per fortuna, il settore biomedicale da ormai più di quattro decenni si impegna con tenacia a realizzare il cosiddetto “pancreas artificiale”, un sistema che dovrebbe imitare fedelmente il lavoro di un pancreas umano, regolando automaticamente il glucosio e alleggerendo finalmente l’incubo della gestione quotidiana del diabete di tipo 1.

Nel variegato mondo delle tecnologie per il diabete, spunta una novità che aspira a far parlare di sé: il sistema Tandem t:slim X2 con la tanto decantata tecnologia Control-IQ, portato in Italia dall’azienda Movi Spa. Questo gioiellino, già diffuso nel nostro Paese, si propone come sistema ibrido a circuito chiuso, una specie di pompa per insulina intelligente che lavora in concerto con un sensore che monitora il glucosio in continuo e un algoritmo che, be’, decide da solo quanto insulina infondere basandosi sui dati glicemici rilevati. Ma non finisce qui: stiamo per assistere a un’evoluzione che riporta questo dispositivo un gradino più in alto, rendendolo ancora più avanzato, flessibile e – sorpresa – accessibile.

Presentato con tutta la pompa del caso a Roma durante un evento evocativamente intitolato “Moving Borders in Diabetes Care: la tecnologia che modella il cambiamento”, il sistema si arricchisce di nuove funzioni studiate per semplificare la vita a chi convive con il diabete e contemporaneamente facilitare il lavoro dei diabetologi. La chicca principale? Una App mobile che promette di trasformare il paziente in un vero e proprio manager della sua terapia insulinica da remoto, inclusa la somministrazione dei boli. In pratica, meno aghi in pubblico e più autonomia nell’aggiustare l’insulina quando e come si vuole, senza dover spiegare a tutti cosa si sta facendo.

Quale magica conseguenza? Una gestione “meno invasiva”, più integrata nella routine quotidiana, che dovrebbe favorire una migliore aderenza alla terapia e, non si sa mai, magari anche risultati a lungo termine migliori. Se queste promesse suonano troppo belle per essere vere, beh, è il momento di vedere come funziona questa famosa App.

Ma aspettate, c’è di più. Oltre alla App, viene lanciata Tandem Source, una nuova piattaforma proprietaria che sincronizza automaticamente tutti i dati raccolti – pompa per insulina e sensore glicemico – su un cloud, così il medico di turno può sbirciare in tempo reale l’andamento glicemico senza sentirsi un archeologo del digitale costretto a scaricare dati con il cavo Usb. Questo si traduce in visite mediche più rapide e forse un pizzico di tempo guadagnato, che con i ritmi frenetici della sanità italiana non è proprio cosa da poco.

Se vi aspettate che questa tecnologia risolva in un colpo solo tutte le complicazioni del diabete di tipo 1, magari smetterete di sognare presto. Tuttavia, non si può negare che rappresenti un passo avanti notevole verso il sogno di una gestione meno soffocante e più smart della malattia. Perché, diciamolo, se devi convivere per forza con un disturbo così, almeno che ti permetta di farlo con un po’ di stile e, perché no, senza dover spiegare ogni minuto della giornata cosa stai facendo.

Ah, la rivoluzione tecnologica nel campo del diabete: perché chi vive con questa condizione non ha già abbastanza problemi da affrontare, ecco che arriva un aggiornamento che promette miracoli—o almeno questo ci vogliono far credere.

Il nuovo sistema, con il suo upgrade tanto atteso, tenta di liberare i pazienti dal “pensiero costante” della loro malattia, quasi fosse un peso insopportabile. Ora il dispositivo vanta compatibilità con il sensore FreeStyle Libre 3 Plus di Abbott, aggiungendosi agli oramai scontati ma sempre presenti Dexcom G6 e G7. Più sensori, più scelta, almeno sulla carta, per personalizzare la terapia: perché niente dice libertà come dover scegliere tra una miriade di gadget medici.

E poi, come ciliegina sulla torta, spunta il nuovo algoritmo Control-IQ+. Finalmente, un sistema che decide per voi dosi di insulina anche per i bimbi a partire dai due anni! Perché se non è così che immaginiamo il futuro, cosa altro potremmo volere? Questo prodigio tecnologico permette pure di impostare profili basali temporanei e boli prolungati fino a otto ore, perfetti per chi ha bisogno di più “flessibilità” mentre fa attività fisica o si abbuffa per ore. Una vera rivoluzione, se siete amanti del controllo ossessivo anziché della semplice vita.

Daniela Bruttomesso, con tutta l’entusiasmo che si conviene a un medico diabetologo dell’AOU Padova, non risparmia la retorica di facciata:

“Lo sviluppo di sistemi Aid completamente automatizzati è una delle frontiere più promettenti nella cura del diabete di tipo 1. L’obiettivo finale? Liberare la persona dal continuo pensiero della malattia. Dispositivi discreti, intuitivi e interoperabili, la formazione personalizzata e il supporto psicologico sono fondamentali. Ma il vero bisogno resta non dover pensare al diabete, mangiare quando si vuole e correre senza paura delle conseguenze. Vera innovazione è permettere a chi convive con il diabete di sentirsi finalmente libero e uguale agli altri.”

Certo, perché nei sogni di Bruttomesso e colleghi si immagina che questi algoritmi quasi magici riescano a capire i desideri umani come un genio nella lampada. Nel frattempo, nella realtà, si continua a parlare di “libertà” mentre si studiano nuovi modi per incatenare le persone a sensori, app e dati da condividere a ritmo quotidiano.

Gli applausi dell’industria e la favola della semplificazione

No, non potevano mancare i soliti entusiasti del business, pronti a proclamare trionfi degni di un premio oscar. Enrico Ceribelli, direttore della Business Unit Biosystem di Movi SpA, si lancia in una dichiarazione da manuale:

“Le nostre innovazioni in collaborazione con Tandem Diabetes Care segnano una svolta significativa. Innovare significa offrire più libertà e sicurezza ai pazienti, fornendo strumenti che rendono la pratica clinica più semplice e intuitiva. Grazie alla gestione da remoto via App, le persone con diabete possono vivere la terapia con maggiore discrezione, autonomia e controllo, riducendo l’impatto sulla vita quotidiana. La nuova piattaforma Tandem Source rafforza la collaborazione tra pazienti e medici, ottimizzando tempi e accesso alle informazioni, e presto amplieremo l’interoperabilità con nuovi sensori.”

Insomma, la “rivoluzione” è quella di affidare la propria salute a un ecosistema integrato dal quale non si scappa più, con un mix tra controllo remoto e dati ipercondivisi. Libertà, autonomia, discrezione… le stesse parole vuote che si usano per vendere qualsiasi nuova applicazione digitale.

Non contenti, paventano l’estensione d’uso nei bambini dai due anni e per chi ha fabbisogni insulinici “sopra o sotto la norma”… perché, si sa, il mercato sanitario deve essere inclusivo in ogni fase della vita, ovviamente sempre con il marchio “qualità” e “innovazione”. Logicamente, guadagnano “libertà e sicurezza” i pazienti, mentre i medici si trovano a gestire “strumenti più efficienti”. Insomma, per tutti una festa di tecnologia… a condizione di non voler mai staccare la spina.

Un sistema unico, o quasi, e il sogno dell’Ahcl perfetto

Il sistema si fregia di essere uno dei pochi dispositivi Advanced Hybrid Closed Loop (Ahcl), quelli che automatizzano non solo la modulazione della basale, ma anche l’erogazione dei boli correttivi. Ora, al netto delle promesse scintillanti, bisogna concedere il merito di essere l’unico ad accoppiare queste funzioni con una gestione da remoto tramite app, ovviamente integrata con più sensori Cgm.

Quindi, in sostanza, siamo di fronte a un ecosistema “integrato”, parola magica che indica in realtà un sistema dove si entra a far parte di un club esclusivo, fatto di dati, algoritmi e sensori invisibili ma onnipresenti. La libertà di cui parlano sembra più una catena dorata, quella che rende meno evidente la schiavitù tecnologica.

Ma naturalmente, tutti felici perché meno “pensieri” sul diabete e più app che controllano ogni mossa, perfetto per chi ama rinunciare a un minimo di spontaneità in cambio dell’illusione di controllo assoluto.

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