Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato ricoverato all’ospedale Santo Spirito di Roma, nel reparto di cardiologia, per un intervento mirato all’installazione di un pacemaker. Questo ricovero, apparentemente programmato e quindi non un fulmine a ciel sereno, solleva però delle domande. Che cosa significa per un capo di Stato dover ricorrere a una simile procedura? E quando le sue condizioni «non destano preoccupazioni», chi stabilisce cosa sia o meno preoccupante?
Un sostegno al presidente: parole vuote o genuini sentimenti?
Nel frattempo, non si sono fatti attendere gli auguri di pronta guarigione al Quirinale. Frasi come «Forza presidente, torna presto!» da parte del presidente del Senato Ignazio La Russa o l’affettuoso «tutti con te» del leader Matteo Renzi inviano un chiaro messaggio: la politica è un grande palcoscenico in cui le emozioni possono sembrare autentiche, ma spesso appaiono più come battute di un copione preconfezionato.
L’agenda del presidente: un equilibrio fragile?
Riflettendo sul fatto che Mattarella ha rispettato gli impegni della giornata prima del ricovero, ci si chiede quanto un presidente possa e debba mantenere il proprio ruolo, anche in presenza di problemi di salute. Dovrebbe forse essere una priorità riservare tempo alla propria salute, o l’«impegno» deve prevalere? Questo ci conduce a un interrogativo più profondo: la salute e il benessere dei nostri leader plasmano realmente le loro azioni, o sono ancora parte di quel mosaico di burocrazia e impegni istituzionali in cui tanti si muovono con difficoltà?
Epilogo: interrogativi sulla nostra società
Ironia della sorte, la salute del presidente ci offre uno spunto di riflessione sulla distanza che esiste tra le promesse e la realtà. Ci vengono presentate figure che dovrebbero ispirare stabilità e seria governance, eppure, nel momento del bisogno, ci troviamo a chiederci se veramente siano in grado di governare, anche solo se il cuore batte nel ritmo giusto. Le dichiarazioni di buona fortuna non bastano a coprire le incertezze.
Possibili soluzioni? Forse aumentare il supporto per la salute mentale e fisica nella politica, o rivedere il concetto di leadership che ci portiamo dietro come un relicario alla moda. Un tempo, il potere si incarnava in un uomo forte; oggi, potrebbe essere più saggio puntare su una salute robusta e una buona dose di umanità. Ma chi sa se questa è una proposta che verrà mai presa seriamente?