Massimiliano Mulas, l’uomo che ha fatto scuola nel trasformare la libertà in un buffet per delinquenti: ecco perché nessun giudice lo considera una minaccia.

Massimiliano Mulas, l’uomo che ha fatto scuola nel trasformare la libertà in un buffet per delinquenti: ecco perché nessun giudice lo considera una minaccia.

A Mestre, una ragazzina di 11 anni è stata vittima di un’atroce violenza da parte di un uomo di 45 anni. Massimiliano Mulas, questo il suo nome, è stato arrestato, ma la vera domanda è: “Come è potuto succedere?” La risposta è nella reiterazione di una giustizia che sembra più un gioco da tavolo che una reale protezione dei cittadini.

Il suo avvocato, Ignazio Ballai, è il primo a scagionarlo, dichiarando che il suo cliente “non è mai stato socialmente pericoloso”. Davvero? Sembra che l’epidemia di denegazioni sia la più contagiosa tra i professionisti legali. Dopo aver scontato l’ultima condanna nel 2021 nel carcere di Lanusei, il signor Mulas è uscito “pienamente libero” e ha deciso di tornare a casa della madre a Tempio Pausania. Che scelta saggia, considerando che “tornare a casa” di solito significa “pronto per ricominciare”!

È sufficiente uno sguardo superficiale ai documenti giudiziari italiani per capire che chi ha una storia di violenze non solo viene identificato, arrestato e condannato, ma anche rilasciato come se niente fosse. Certamente, questo non suggerisce che la giustizia sia in grado di prevenire futuri atti violenti. Massimiliano Mulas ha ripreso a “lavorare” indisturbato, pronte a colpire nuove vittime che purtroppo non avevano idea del pericolo che le circondava.

Neanche il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, riesce a trattenere la propria indignazione: “Come è stato possibile?” si chiede, e sembra un uomo in cerca di risposte che sfuggono come l’acqua tra le dita. La risposta è tanto ovvia quanto tragica, eppure nessuno parece disposto a guardare in faccia la realtà. Prosegue Luca Zaia, il presidente veneto, con lo stesso tono incredulo: “Come è possibile che un individuo con precedenti terrificanti possa continuare a perpetuare crimini così abominevoli, seguendo e violando una ragazzina, senza che qualcuno lo abbia fermato?”

È confortante sapere che i leader politici si uniscono nel pianto, mentre Matteo Salvini, con il suo stile inconfondibile, propone un rimedio per la questione: “Castrazione chimica per pedofili e stupratori”. Non c’è nulla come una bella politica reattiva per risolvere problemi complessi. A quanto pare, Salvini non capisce perché solo la sua forza politica e pochi altri portino avanti questa “battaglia di civiltà”. Oh, la dolce ironia della coerenza: proporre soluzioni del genere in una società che già fa fatica a definire giustizia “civile”.

Durante l’udienza di convalida del fermo, Massimiliano Mulas ha deciso di restare in silenzio, seguendo il “consiglio” del suo avvocato. Credo che questa strategia di difesa si basi su un profondo rispetto per il processo, o forse ha solo bisogno di tempo per aggiornarsi sulle nuove tecniche di negazione.

Parlando di silenzio, l’unico racconto che emerge è quello delle presunte violenze di cui Mulas è accusato. Partiamo dall’ultima violenza, che sembra coincidere con la sua ultima comparsa nei fatti di cronaca. La vittima, dopo una sessione di palestra e con l’illuminata idea di ritornare a casa, si è accorta di essere seguita. Una brillante mossa: ha chiamato un’amica per ottenere coraggio, mentre estraeva le chiavi di casa. Non c’è niente di più rassicurante di una chiamata attiva mentre si sta per essere aggrediti!

Nel bel mezzo dell’azione, Mulas la spinge nel portone, ma un condomino in rientro interrompe il “giochi”. Chi si sarebbe aspettato che una persona rispondesse a un crimine? Così, l’aggressore, con il suo trasandato passamontagna, si dilegua. Ma i Carabinieri non hanno impiegato troppo tempo per rintracciarlo: colto sull’autobus di ritorno da Padova con abiti freschi, giusto giusto per apparire in forma nonostante il suo recente “impegno”. E non dimentichiamoci del marsupio e del portafoglio che ha lasciato a terra: chi l’avrebbe mai detto, un criminale distratto!

Ma, aspettate, non è finita qui! La storia di Mulas è costellata di esperienze simili, quasi un curriculum di malefatte. Pieve di Cavalese, 11 giugno 2002: un cameriere neolaureato nel crimine tenta di violentare una turista. Avete indovinato, è lui. La giustizia, fortunatamente, non lo ha lasciato andare con un semplice avvertimento, condannandolo a ben 4 anni e 6 mesi di “perfezionamento” nel carcere di Padova.

Poi, una sequela di tentativi che è quasi comica. L’anno dopo, sorprende una studentessa veronese, ma ci ha pensato bene e ha desistito. E come ogni criminale di successo, ha continuato la sua carriera con un altro tentativo di “lavoro” su una studentessa americana. La polizia, tuttavia, si è svegliata in tempo, condannandolo a 8 anni e 3 mesi. La mancanza di inventiva, ne siamo certi, ha giocato un ruolo fondamentale in questa sua “resa”.

Ah, e non dimentichiamo il procedura a Perugia per una violenza su una ragazzina di 14 anni. Qui l’avvocato Ballai assicura pomposamente che l’accusa sia finita nel dimenticatoio. Alziamo i calici per una giustizia che, apparentemente, ha la memoria di un pesce rosso!

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