Marino Massari tenta fuga da manuale a Palmi: preso a due passi dall’autostrada, che genio

Marino Massari tenta fuga da manuale a Palmi: preso a due passi dall’autostrada, che genio

Il boss della Sacra Corona Unita, Marino Massari, è stato rintracciato nelle campagne vicino all’autostrada dopo la clamorosa evasione dal carcere di Palmi, avvenuta il pomeriggio del 22 agosto. A far saltare tutti gli schemi è stato proprio un detenuto sottoposto al regime di Alta Sicurezza, circostanza che dovrebbe far scorrere fiumi di parole e soprattutto qualche buona dose di vergogna.

Questa fuga rappresenta il quinto caso di evasione in soli cinque giorni, un record più che preoccupante. Il segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, non ha perso tempo nel denunciare l’assurdità della situazione. Mentre 36mila donne e uomini della polizia penitenziaria si sacrificano quotidianamente – e sì, con un organico che manca di ben 18mila unità – si continua a rimandare il problema, sperando forse nella magia o in qualche miracolo organizzativo che non arriva mai.

Prendiamo il carcere di Palmi come esempio paradigmatico del disastro: strutture obsolete, sovraffollamento e personale sotto organico. Ospita 170 detenuti ma ha solo 141 posti disponibili, eppure è sorvegliato da appena 110 agenti quando servirebbero almeno 151. Si tratta di numeri che si commentano da soli, ma che invece dovrebbero essere il campanello d’allarme urgente per chi decide le politiche carcerarie.

De Fazio sottolinea con amarezza la necessità immediata di agire su più fronti: ridurre la densità detentiva che vede ben 62.860 detenuti stipati in 46.706 posti disponibili, potenziare gli organici della polizia penitenziaria e avviare riforme strutturali che non si limitino a tamponare ma ridisegnino l’intero sistema carcerario.

Sì, perché questo sistema è fallimentare fin dalle fondamenta e ogni evasione, ogni episodio di questo tipo non è altro che lo specchio impietoso di una realtà che si continua a ignorare, dimenticando che dietro quelle sbarre ci sono vite, ma anche la sicurezza di tutti noi.

La fuga di un boss ai massimi livelli da un carcere di massima sicurezza non dovrebbe essere la cronaca ordinaria a cui ci si abitua anno dopo anno, ma purtroppo sembra che sia così. E allora ci si chiede: non sarebbe il caso di smettere di cercare scuse e iniziare a pensare seriamente a soluzioni concrete, anziché limitarsi al consueto conto alla rovescia delle evasioni consecutive?

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