Mafia a pelo d’acqua: la Lega Navale si vanta con tre barche sequestrate come feticci della legalità

Mafia a pelo d’acqua: la Lega Navale si vanta con tre barche sequestrate come feticci della legalità
La lega navale italiana celebra l’eredità di Libero Grassi con le barche della legalità sequestrate alla mafia

La Lega Navale Italiana non si è dimenticata di Libero Grassi, quell’imprenditore che ebbe la sventura di opporsi al pizzo e per questo fu freddato brutalmente da Cosa Nostra il 29 agosto 1991 a Palermo. A trent’anni e più dall’omicidio, arriva l’immancabile omaggio nel pulpito di una campagna chiamata “Mare di Legalità”, che più che un omaggio sembra una cerimonia preventiva per tutti coloro che vogliono mostrarsi “impegnati” contro la mafia senza scalfirla davvero.

Sì, perché l’evento non è solo una semplice commemorazione: è anche la vetrina di una patetica quanto benevola ipocrisia. La sezione di Palermo della Lega Navale Italiana, che vanta di essere fra i primi sostenitori di “AddioPizzo”, fa il girotondo con i familiari di Grassi e rilancia la memoria di Giuseppina Maisano, moglie dell’imprenditore e custode della sua eredità morale, ormai diventata una sorta di totem statuario dell’antimafia da salotto.

Nel pomeriggio di venerdì, dalle 14 in poi, si raduneranno al porto della Cala i “coraggiosi” soci di Palermo e Catania, città natale di Grassi. Accanto a loro, non mancheranno i ragazzi dei quartieri meno “glamour” come Kalsa e Cep, insieme a educatori e volontari del centro aggregativo “San Giovanni Apostolo – Cep” e di Addiopizzo, per partecipare a quella che ci viene presentata come una “veleggiata per l’inclusione sociale”.

E qui arriva la chicca: la veleggiata non si farà su qualsiasi barca, ma sulle cosiddette “barche della legalità”. Parliamo di imbarcazioni confiscate alla mafia e – con buona pace dell’efficacia – affidate allo Stato che le ha consegnate di nuovo alla Lega Navale, trasformate in scatole galleggianti di retorica e simboli. Nomi? Azimut, sequestrata ai trafficanti di migranti e dedicata all’infallibile Don Pino Puglisi. Our Dream, sottratta ai narcotrafficanti e battezzata con i nomi sacri e intoccabili di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quei magistrati cresciuti proprio nei sobborghi discutibili della Kalsa. E, naturalmente, da Catania, la Jonia 97, tolta di mano agli scafisti, dedicata ovviamente allo stesso Grassi.

Un quadretto tutto sommato edificante e del tutto inutile, se non a buttare una manciata di glitter su un problema che ancora ribolle senza tregua sotto la superficie. Se davvero si volesse fare qualcosa di concreto, forse bisognerebbe cominciare a togliere davvero la “nave” sotto i piedi della criminalità, e non soltanto armarne una nuova con belle parole e un po’ di fantasia simbolica.

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