Nel luglio del 2024, ecco che l’assessore Renato Boraso finisce in manette. Ma che sorpresa! I reati? Niente di meno che l’acquisto e le trattative per edifici e terreni dei Pili. Incredibile, vero?
Ora, vista la straordinaria lungimiranza dei nostri politici, hanno deciso di non farsi interrogare. Invece, mandano memorie lunghe come romanzi per negare qualsiasi accusa di corruzione. Ma nonostante ciò, la procura continua dritta come un treno, col mirino puntato su Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, e i suoi fidi scudieri, Morris Ceron e Derek Donadini. Il famigerato blitz del 16 luglio 2024 ha colto di sorpresa non solo i diretti interessati, ma anche i cittadini che si stavano chiedendo dove fossero i veri supereroi quando ciò è accaduto.
Insomma, i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini hanno chiesto il rinvio a giudizio per i nostri eroi. Non è che avessero molto da fare, eh? Ne va della trattativa sull’area dei Pili e della vendita di Palazzo Papadopoli a un prezzo ritenuto ridicolo dal magnate di Singapore, Ching Chiat Kwong. Ovviamente, anche lui non è proprio un signore qualunque, visto che è indagato insieme al suo famoso consulente italiano, Luis Lotti.
Verso il processo
Ah, il grande giorno si avvicina! Gli indagati riceveranno a breve l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare. Ma non temete, si vedrà se tutti e 34 i colpevoli, ehm, “indagati”, così come le 16 società coinvolte, rischiano di andare a processo. Magari sono solo le vittime di questo sistema opprimente, giusto?
Per ora, alcune posizioni minori potrebbero essere cambiate, perché bisogna pur salvare qualche faccia, ma il succo rimane: da un lato abbiamo Brugnaro, e dall’altro Boraso, l’ex assessore che, guarda caso, è accusato di corruzione per aver chiesto dei soldini. Soldini versati tramite consulenze fittizie, perché sono così innovativi! In cambio, ovviamente, dell’aiuto a qualche imprenditore “amico”.
Boraso è già sotto un patteggiamento di 3 anni e 10 mesi, ma non basta: ha da rispondere a nuove accuse qui nella seconda epica tranche del processo. Chissà come si sentirà ora… un vero eroe del nostro tempo.
Il tentativo di vendita del terreno da 150 milioni di euro
Secondo la procura, il sindaco Brugnaro e il suo entourage si sarebbero spesi senza mezzi termini per vendere i Pili a Ching. Incredibile, considerando che il sindaco stesso aveva acquistato questi preziosi terreni dal Demanio nel lontano 2006 per la modica cifra di 5 milioni di euro. Ovviamente, questa transazione straordinaria era accompagnata dalla promessa di poter aumentare il volume edificabile. Che tocco di classe!
Inizialmente, c’è stata una proposta di vendita a 85 milioni di euro, che poi è schizzata a 150 milioni. Ma non finisce qui: si promettevano oltre 340 mila metri quadri edificabili, con grattacieli di 100 metri, un centinaio di ville e, perché no, un bel palasport, un casinò e anche una casa di riposo. La società trevigiana Sama Global con il suo rappresentante Claudio Vanin, ora diventato il martire del sospetto, è stata chiamata in causa. Certo, che fortuna avere un grande accusatore tra le fila!
E poi c’è la famosa vicenda di Palazzo Papadopoli, che ha visto un ex assessore, Boraso, scivolare in un mare di tangenti. La Guardia di Finanza ha scoperto che questo palazzo, valutato anni fa 14 milioni, ha visto il suo valore ridursi magicamente a 10,8 milioni. È incredibile come un esperto di immobili possa buttare via soldi in questo modo! Ma la ciliegina sulla torta è la presunta tangente di 73 mila euro incassata da Boraso, camuffata da consulenza fasulla. Davvero geniale, se non fosse tragico.
Arriviamo poi al momento del grande dibattito legale. Dopo che l’accusa ha presentato gli atti, le difese hanno sfoderato i loro argomenti. Brugnaro e compagnia hanno tuonato che non c’era stata alcuna trattativa concreta sui Pili e che l’immobile era stato venduto a un prezzo adeguato, dato che due aste erano andate deserte. Intanto, Ching e Lotti hanno pensato bene di allontanarsi un po’, sostenendo che fosse stata la proprietà a insistere per la vendita. Ma che strano, no? Quindi l’imprenditore avrebbe rifiutato per cinque volte solo per fare un favore a qualcuno. Un vero affare, non c’è che dire.
Ma non sono solo i Pili ad essere sotto i riflettori. Gli altri capi d’imputazione vedono in ballo l’ex assessore e vari imprenditori, accusati di averlo pagato con consulenze immobiliari inventate per garantirsi le autorizzazioni necessarie. In alcuni casi, si parla addirittura di corruzione, mentre in altri si suggerisce di aver turbato le aste. Tra i reati, non mancano le irregolarità fiscali e il riciclaggio. Davvero una lista di party per gli amanti del diritto! Tra gli indagati, anche nomi illustri come Giovanni Seno, ex direttore della Avm, e il direttore del Casinò, Alessandro Cattarossi.
Infine, che dire dei Pili? Questa area, all’ingresso del ponte translagunare Mestre-Venezia, è stata comprata da Brugnaro nel 2006 per circa 5 milioni di euro, essendo l’unico partecipante all’asta. Con lui già al comando della città, i Pili sono diventati il centro del rinnovamento urbano, grazie al nuovo Piano comunale di Mobilità Sostenibile, dove si prevede un terminal intermodale e un palazzetto dello sport. Valore raddoppiato! Davvero una bella storia di crescita e trasformazione, o meglio, di trasformazione quantomeno sospetta.



