Lovaglio si prende Mediobanca: mica scherziamo, vuole oltre il 66% e ride degli scettici

Lovaglio si prende Mediobanca: mica scherziamo, vuole oltre il 66% e ride degli scettici

Luigi Lovaglio, il grande manovratore e Amministratore Delegato di Mps, ha deciso che le serate al salotto buono di Piazzetta Cuccia non bastano più. No, adesso vuole proprio le chiavi di casa. Anzi, non si accontenta di poco: punta dritto al 66% del capitale di Mediobanca, così da non doversi più scomodare a chiedere il permesso a nessuno. Su Bloomberg TV, con il garbo che lo contraddistingue, ha spiegato che l’Ops è “una cosa seria” e che “non ci sono motivi per cui gli azionisti non debbano aderire”. Tradotto per i più distratti: “O con noi, o comunque con noi”.

Ah, il potere. Quella malattia cronica che colpisce i dirigenti delle banche quando scoprono di poter finalmente andare oltre il semplice invito a cena. Un’invasione di campo che promette di trasformare il salotto in un vero e proprio quartier generale.

Il piano, naturalmente, non si limita a imporre la mano pesante solo dal punto di vista azionario. Si parla pure di introdurre un nuovo top manager a comandare sulle rovine — o meglio, sugli asset di Mediobanca. Perché, si sa, l’attuale management non esulta di gioia di fronte alla prospettiva di essere manovrato come un burattino. Sembra quasi una sorpresa. Ma Lovaglio è magnanimo: “È normale”, dice con quella sicurezza che solo chi ha già deciso tutto può permettersi.

Insomma, cambi di governance in arrivo, con la promessa (forse) che, durante il trasloco, il disturbo sarà minimo. O, per dirla alla buona, nessuno toccherà nulla… o almeno così speriamo.

Sul palcoscenico, poi, spuntano le sagome ingombranti di Caltagirone e Delfin, quelle anime gentili che, secondo il racconto epico di Lovaglio, “ci sostengono ma non interferiscono”. Ma chi ci crede? È sempre così quando gli azionisti pesanti si limitano a osservare in silenzio mentre si cucinano fusioni e takeover: una favola contemporanea sull’autonomia… almeno finché gira tutto come piace a loro.

Alla fine della fiera, tutto questo vortice va a comporre l’ennesimo capitolo del “grande ritorno” di Monte dei Paschi di Siena, questa volta in versione reboot—pronto per il takeover. Obiettivo? Non importa esattamente in quale settore, sia il banking o la fiction sul potere, quello che conta è acquisire, consolidare, governare. Come sempre, ovviamente, con un sorriso ottimista e un’immensa fiducia nelle proprie capacità. O forse è solo testardaggine, ma dai, chi è che si mette a contarle queste sfumature?

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